Chi è Flavio Giurato, si staranno chiedendo i più, forse. Flavio Giurato l’ho conosciuto attraverso “Il tuffatore“, il suo disco più celebre (nella top 100 di Rolling Stone, tra gli album più belli della storia della musica italiana), uno dei caposaldi del cantautorato anni 80 del nostro Paese. Romano, classe 1949, ha all’attivo quattro dischi (Per futili motivi, Il Tuffatore, Marco Polo, Manuale del cantautore), spalmati su 35 anni di carriera musicale. Un cantautore mai stato sotto i riflettori, un cantautore “indipendente”, nel senso stretto del termine, un cantautore troppo spesso dimenticato. Lo abbiamo rintracciato e intervistato. E quello che ne è venuto fuori non è certo il ritratto di un artista che non si dà da fare.

foto di Umberto Colferai
foto di Umberto Colferai

Lei sta terminando le registrazioni del suo nuovo disco. Come procedono i lavori?

Bene. Si intitolerà “La scomparsa di Majorana”, è in fase di missaggio in uno studio in Toscana e io sto lavorando questa prima fase di missaggio da Roma. Sto aspettando la lavorazione sulle chitarre elettriche da parte del mio chitarrista storico Piero Tievoli. Per la lavorazione delle chitarre acustiche ci abbiamo messo un anno, non sto scherzando. Questa fase, sicuramente, sarà più celere. Sto lavorando a questo nuovo disco da un anno e mezzo. E’ un disco pensato come un disco analogico, come un vinile. Per quanto riguarda me, in composizione, ho pensato proprio ai pezzi che aprono e chiudono le facciate di un ipotetico vinile. Tutto questo per una durata di circa 40 minuti, forse qualcosa di più.

E’ un concept album, da buon cantautore?

No, non lo è. Però, come tutte le cose che ho fatto e faccio, volendo può anche diventarlo. Sono canzoni d’autore, slegate tra di loro, ma anche no. E’ l’ultimo disco che faccio penso, voglio spostarmi a scrivere per il palcoscenico e il set cinematografico. Il disco sicuramente non uscirà nel 2013. Per questioni di promozione, mi dicono. Per quanto mi riguarda lo farei uscire il prima possibile, ma è un ragionamento sensato quello di farlo uscire i primi mesi del 2014.

Ha già progetti su questi nuovi fronti artistici?

Si, per il cinema. E’ già scritto: non sarà un film generazionale della serie “ricordamose come eravamo”, ma sarà uno spaghetti western. Un film in costume, impegnativo. Ci saranno gli indiani (anche se nello spaghetti western non sono mai apparsi). Sto interrogandomi su come interpretare la realizzazione, trovare una chiave giusta: è un western nel 2014, ci vuole un po’ di aggiornamento. Mi sto chiarendo le idee sempre di più, ma comunque la realizzazione partirà da dopo l’uscita de “La scomparsa di Majorana”.
Poi ho qualche progetto per il teatro. Da uno di questi lavori che ho in testa ho tirato fuori un pezzo, che non sto facendo da solo ma con l’arrangiamento di Toto Torquati, già pianista in Il Tuffatore, Marco Polo ed altri dischi importanti italiani. Un super guru delle tastiere, che ha avuto la benevolenza di aderire alla realizzazione folle che ho in mente: un pezzo sulla Roma Calcio Proprietà americana. Una specie di nuovo inno della Roma, che non vuole avere assolutamente la pretesa di sostituirsi a quello attuale (anche perché io ho fatto i cori su quell’inno e sarebbe controproducente). Però è una rapsodia molto articolata che dura 10 minuti, scritta per voce solista, coro, orchestra. Toto è tra l’altro l’arrangiatore dell’inno della Roma di Antonello Venditti. Quindi faremo questo progettone (parecchio costoso) e per finanziare l’idea ci rivolgeremo al web, tramite Musicraiser, un sistema di crowdfunding per la musica. Non farei una cosa del genere per un lavoro mio, perché mi sembra squallido. Però per una cosa del genere, che deve appartenere a tutti, mi sembra una buona occasione per utilizzare questo strumento di finanziamento.

Ha lavorato per tanti anni come musicoterapeuta nelle carceri. Cosa ne pensa di questo dibattito sull’indulto.

Ho seguito poco il dibattito. Sono tra quelli, però, che pensano che sia una cosa per tutelare Silvio Berlusconi. Per carità, poi se per salvare lui, si salva anche l’anima di qualcuno che soffre in queste condizioni terribili va bene anche così.

foto di Umberto Colferai
foto di Umberto Colferai

Cosa ne pensa del Governo Letta? Dove stiamo andando secondo lei?

La situazione di questo governo, non è più una cosa di cui si può ragionare in termini politici, di ideologia, in termini “de core”. Questo governo è dettato da motivi tecnici. Perché l’Italia ha subìto quello che è il destino delle famiglie, dei nuclei familiari, cioè quello di andare sotto il controllo delle banche: è stata creata una situazione per cui non siamo più padroni di noi stessi, ma dipendiamo dai mercati, c’è una sorta di dittatura finanziaria. Io non ho la capacità di dirti se mi stanno prendendo in giro o è una situazione reale, pensando anche per esempio al settore agroalimentare che è in netta ripresa, nonostante la crisi. Per cui si “vivacchia” giorno per giorno, sperando che il direttore della banca non ci tiri il tappeto da sotto i piedi.

E’ rassegnato?

Assolutamente no. Perché ci sono i giovani, perché le cose sono destinate a cambiare, ma vedo il lasso di tempo per il cambiamento molto lungo. Penso che un giorno, com’è crollato il muro di Berlino e il sistema comunista dall’altra parte del muro, potrebbe crollare il muro di Wall Street

foto di Umberto Colferai
foto di Umberto Colferai

Che musica ascolta?

Ascolto la radio mentre vado in macchina e la musica che ho sempre ascoltato, di quelli che mi han tirato su Leonard Cohen e di ‘sti vecchi qui. Ma ritornando sul ragionamento del mio nuovo disco, è finito il tempo di un ascolto dedicato per la musica, mettersi lì e sentire un disco con un impianto decente. L’ascolto adesso è distratto, con strumenti mediocri come il computer o il telefono. La musica ora è un sottofondo. Quella che faccio io, invece, è come andare a vedere un film, ti devi mettere lì e seguire. Non so se c’è ancora uno spirito del genere, io continuo comunque a fare così.

Qualche giovane autore lo ascolta?

Ascolto ultimamente I Camillas, son venuti domenica da Pesaro a mangiare a casa mia. Mi piacciono molto, mi riconoscono come loro padre, tra l’altro, mi fa tanto piacere. Comunque ascolto molti gruppi, anche della scena catanese per esempio, che mi arrivano agli orecchi tramite il passaparola. Non sono staccato: per esempio io seguo X Factor, quello americano mi ha appassionato, mi piaceva un sacco. Ora seguo quello italiano. Non guardo molto la televisione ma questo format è carino. X Factor mi fa vedere 50 ragazzi insieme che fanno musica: come facevo a vederli prima? Mi interessa, mi fa piacere che la passione continui nelle nuove generazioni, malgrado i vecchi dicono che è morta. Io vedo il Festival di Sanremo, non ho atteggiamenti snob in questo senso, ecco.

Ha lavorato in televisione (dietro le telecamere) per tanti anni, prima alla Rai e poi per RaiSat. Cosa ne pensa della televisione?

La televisione l’ho sempre vista poco, anche quando la facevo. Mi sembra che ci sia tante cose di bassissimo livello: il programma è sempre il solito. La rissa, la zuffa la parolaccia. Una certa televisione, quella che vedevo da ragazzino con gli sceneggiati, i grandi show non c’è più. La televisione è servita a tirar su qualche generazione di persone acculturate in maniera mediocre, in modo da essere più malleabili, prima con la Democrazia Cristiana, poi con Berlusconi. Penso che il futuro della televisione sia in declino, sorpassata dal web, che diventerà, o lo è già diventato, il vero totem della società. La televisione rimarrà solo per due fasce d’età: i più piccoli e i gli anziani.

Qual’è il suo rapporto con internet?

Dopo ovviamente il primo rifiuto e il non approccio, ora, da poco ho iniziato ad utilizzare la posta elettronica e la trovo fantastica. Mi mandano il materiale dalla Toscana, mi scrivono i pazienti che seguo, quindi diciamo che è stata una “resa dignitosa”.

Un’ultima curiosità: qual’è il suo rapporto con “Il tuffatore”, il suo disco più apprezzato dalla critica e dal pubblico?

Io sono “marcopoliano”, il lavoro mio che mi porterei nella tomba è quello. E’ quello che ho sempre sognato di fare e ci sono riuscito. E “Majorana” è su quella tipologia: un disco estremo, un disco che ho pensato e realizzato esattamente come volevo. Sicuramente sarà un ascolto coinvolgente e ipnotico, secondo me. A me piace tantissimo quest’ultimo. Poi è sempre l’ultimo il più bello, dai.