Finita la parte burocratica, si cominciano a conoscere i costumi locali e da cosa cominciare se non dal cibo? La “fortuna” di essere dottorando, e quindi ancora studente universitario, mi permette di usufruire della mensa, così da poter capire come mangiano veramente i tedeschi.

Se all’inizio mangiare dei gustosi Schnitzel (la cotoletta, per intendersi) o delle polpette giganti che rispondono al nome di Bouletten mi entusiasmava molto, dopo qualche settimana di questa dieta, il mio fegato ha cominciato a protestare. Alla mensa dell’Università di Potsdam, per soli 2,50 euro, puoi ricevere un piatto unico che contiene patate (nel 90% dei casi), qualche verdura cotta (principalmente carote o cavolo rosso) e carne di maiale, in un sacco di forme diverse: oltre alla cotoletta e alla polpetta, può assumere le sembianze di una bistecca o di un Eisbein, lo stinco di maiale in versione berlinese, cioè bollita e non grigliata. Il tutto viene amalgamato da una salsa bianca, la Hollandaise, o da una scura, quella per le grigliate, cosa che rende impossibile separare i cibi fra loro e che altera un italiano come me, soprattutto quando nello stesso piatto si ritrova a mangiare insalata insipida, pasta stracotta e la sleppa di carne, condite e mixate con la stessa salsa.

La cosa buffa è che nei 2,50 euro è  compreso un “dessert”, cioè una coppetta di yogurt, ma non l’acqua, e la maggior parte dei commensali, come si suol dire, “mura a secco”. Anche perché una bottiglia d’acqua meno di 1 euro non la paghi, il che è ridicolo se pago un pasto 2,50 euro.

La carne, così come il pesce di lago ogni tanto, è generalmente fritta, il che non aiuta la dieta. A conti fatti, la mensa non è un granchè, anche se ricordo con estremo stupore e piacere quel venerdì in cui mangiai un enorme stinco di maiale con contorno di patate fritte per pausa pranzo. Ovviamente, riprendere a lavorare dopo fu quasi impossibile.

La cucina tedesca non è dunque molto varia e, anche se si va nei ristoranti, si finirà per trovare l’onnipresente Schnitzel e le Bouletten (peraltro, soprannome dato ai berlinesi dai tedeschi del Brandeburgo, a causa della lettera B che caratterizza la loro targa dell’automobile), con contorno di patate bollite o fritte o purè o crocchette di patate o patate di patate…ma se venite a Berlino, dovete assolutamente provare le patate fritte perché per qualche ragione che a me sfugge sono incredibilmente più buone. Difficile trovare pesce, se non nei paesi che si affacciano su laghi, ma ci sono delle zuppe abbastanza buone e generalmente ogni ristorante ha qualche cibo tipico, un po’  più elaborato e gustoso…ma bisogna scoprirlo.

La pietanza su cui i tedeschi sono imbattibili sono le torte. Le Kuchen (anzi, “i Kuchen”, visto che in tedesco il nome è maschile) che si trovano nei caffè sono composti da diversi strati, che possono farle diventare veramente alte. Non solo Sacher, ma torte alle ciliegie, alla nocciola, al cioccolato mischiato con altri frutti. E ancora l’ottimo Cheesecake (o Käsekuchen) o la torta di mele e il smpreverde marzapane. Tutte quelle che mangiato finora, che fosse nei caffè o preparate in casa dai colleghi, erano veramente deliziose.

Quelli che in italiano chiamiamo “wurstel”  sono invece un altro capitolo. Il termine wurstel indica una generica salsiccia, cioè un insaccato di carne, mentre quelli descritti dall’italianizzazione del termine sono i bratwurst, lunghe salsicce arrostite che strabordano puntualmente da un panino troppo piccolo e condite da ketchup e/o senape. Esiste praticamente un tipo di bratwurst per regione ma alla fine si somigliano un po’ tutti. Berlino è invece famosa per essere il luogo di nascita del Currywurst, un wurstel bianco di vitello che viene prima bollito e poi cosparso con una saporita e speziata salsa al pomodoro e ketchup e infine spolverizzato con abbondante curry giallo. Da mangiare rigorosamente con contorno di patatine fritte, che si trovano spesso anch’esse spolverate di curry. Sehr gut!

Döner_kebabMa la Berlino “multikulti”, popolata da circa 200.000 turchi, si vanta anche, secondo la leggenda, di essere la vera genitrice del Kebab. Eh già. Proprio lui, il famoso rotolo di carne che viene tagliato, spezzettato, condito con insalata, pomodoro, cipolla, salsa di yougurt, una spruzzatina di limone e una spolverata di curry (multikulti, appunto) e servito nel panino (veramente ottimo e croccante) o in quella che noi chiameremmo piadina. Non so se la leggenda sia vera, ma la cucina turca a Berlino è veramente qualcosa da provare.

Il cibo è saporitissimo e le pietanze molto più elaborate e molto spesso preferisco mangiare turco che non tedesco.

In qualche modo, riescono ad avere anche frutta e verdura molto più fresca e saporita di quella che si trova nei supermercati tedeschi. Potremmo paragonare la cucina turca ad una sorta di cucina del sud Italia: ottima, abbondante, verdure saporite e, ovviamente, fritte!

Accanto alla cucina turca, poi, si trovano senza problemi tutte le altre cucine internazionali, tra le quali non mancano le asiatiche (sushi, vietnamita e cinese), le ispaniche (spagnolo e messicano) e, l’adoratissima dai tedeschi, cucina italiana. Se non fosse per le contaminazioni che la nostra tradizione culinaria ha subito per incontrare il gusto dei tedeschi, a Berlino ci sarebbe la migliore cucina italiana. Sì, perché la maggior parte di esse sono gestite da italiani veri e perché per i berlinesi è come rifarsi la bocca. E potersi gustare una pizza fatta ad arte da “Masaniello”  quando si sente nostalgia di casa è un toccasana per lo spirito e per il corpo.

La cosa stupenda di tutti i ristoranti berlinesi è che le porzioni sono giganti e con un piatto ti sazi, il che consente quasi sempre di spendere una cifra forfettaria di 15 euro, aggiungendoci, neanche a dirlo, l’immancabile birra. Che sia una porzione di lasagna italiana, uno Schnitzel tedesco o un piatto turco, spendere più di 20 euro è davvero difficile. Il kebab è sempre a 3,50 euro (un prezzo che io credo sia universale e mai inflazionato) e la porzione “piccola”  di patatine a 2 euro. La birra piccola al pub costa 2 euro e in bottiglia…vabbè…anche 70 cent (quella buona!).

Insomma, non fosse per la qualità, che non regge il confronto con quella italiana, mangiar fuori a Berlino è  veramente un’esperienza entusiasmante. Basta solo essere aperti a sperimentare e a digiuno da un po’…per non lasciare niente nel piatto!