duomo di prato

L’evento

Una domenica di febbraio dell’anno scorso mi trovavo al Carnevale di Viareggio. Non avevo mai frequentato quella bolgia inumana di trattori rivestiti di cartapesta, ma il mio ruolo sociale di zio ha fatto in modo che passassi un pomeriggio tra coriandoli riciclati, urla genitoriali e mascherine inquietanti. C’è di peggio, lo so. E poi ogni carro che passa ha la propria musica, tutti pezzi che non conosco, c’è da farsi una cultura. Spesso e volentieri sono dei traditional locali, c’è un vero e proprio repertorio storico tradizionale della canzone viareggina, tutta incentrata sul carnevale, sul mare, sulla nostalgia dei bei tempi che furono, dal vago sapore di ballo liscio.

Canzoni la cui notorietà non varca il casello di Capannori, ma che vengono cantate a squarciagola e a memoria dall’intera popolazione nell’occasione del carnevale suddetto. Uno spaccato antropologico interessante, alla fine, e alcune melodie riescono a passare anche il filtro snob del sottoscritto. Sì, mi ritrovo a battere il piede anch’io, ma sì, dai, siamo al Carnevale, e chi se ne frega… Poi però, da un carro minore inizia un pezzo. Lo ascolto con più attenzione… e mi accorgo che lo conosco bene, quel pezzo lì.

Mi riordo, il pensiero già vola, vola dentro una favola blu…Lo ricordo ancora per intero. Solo che i riferimenti geografici della canzone che ho in memoria io non sono relativi a Viareggio… E che cavolo, quella canzone parla di Piazza del Duomo, della Fiera, dei Misoduli… Non del lungomare viareggino. Ma andiamo indietro nel tempo, di almeno trent’anni.

La storia

Tra il finire degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, in epoca pre-network, le televisioni locali avevano un’importanza sociale molto più rilevante di quella attuale. A Prato ce n’erano – e ce ne sono ancora – due: Tele Video Regionale, con sede a Pratilia, già votata fin dall’inizio alle televendite e ai filmini scollacciati dopo la mezzanotte, e TV Prato 39, la cui prima sede era alla Chiesanuova, e che era quella più attenta al territorio.

Il programma di punta di TV Prato dell’epoca era uno show che andava in onda tutte le settimane e che si chiamava “Cose di Casa nostra”. Cose di Casa Nostra era una produzione di TV Prato e di un negozio di strumenti musicali, il Musicalcentro dei fratelli Cianchi, ancora nella sede a due piani di via del Serraglio. Lo studio televisivo era allestito proprio nel sottoscala di quel negozio: una telecamera, forse due, e via andare.

Era una trasmissione che tutte le nonne guardavano, e che tutti i nipoti subivano. Una trasmissione nostalgico-musicale: c’era una resident band, i Menestrelli Pratesi, formata da attempati e consumati musicisti di zona tra cui il nonno di un mio compagno di scuola (già barbiere di Via Ser Lapo Mazzei), e lì vi si avvicendavano cantanti dall’ugola d’oro e fautori di una felice e spensierata nostalgia dei tempi che furono.

Il repertorio era principalmente quello della melodia degli anni 50, Claudio Villa e dintorni. Però quella trasmissione aveva il pregio fondamentale di riportare alla luce tutta una serie di canzoni locali, su Prato e per Prato, che sembravano dimenticate. “Voglio cantare a te, città di Prato”, “Prato sei cambiata”, “Prato western” e così via. Quasi un’operazione di recupero musicale, insomma. Il mio animo di bambino, ancora ben lungi dall’essere folgorato sulla via del rock, in qualche modo era fiero di questo orgoglio locale. Allora anche a Prato in passato si sono scritte canzoni, non si sono solo mandati i telai…

Di quelle canzoni vennero fatti anche due dischi:Prato ti voglio bene” e “Serenata a Prato”. Editi dalla City Records di Franco Godi (altro pratese illustre, autore di gran parte delle musiche della pubblicità degli anni 70, e che qualche anno più tardi scoprirà e produrrà gli Articolo 31), credo si trovassero in vendita solo al Musicalcentro (nemmeno dal Niccoli!). Però in città se ne vendettero un bel po’ di copie. Sempre acquistate dalle nonne di cui sopra. Anche dalla mia.

La scoperta

Tornando al carnevale dell’anno scorso, il fatto di avermi riportato alla memoria “Mi riordo” mi ha fatto fare un po’ di ricerche. Ripescato il disco “Prato ti voglio bene” , scopro che l’autore di molti pezzi è tale E. Malfatti. Una ricerca su Wikipedia, ed ecco la dura verità: Egisto Malfatti, cantautore ed attore viareggino, “compone molte belle canzoni di carnevale, alcune delle quali divenute canzoni ufficiali del Carnevale di Viareggio, e indimenticabili spettacoli teatrali.”.

Quindi la canzone originale è quella su Viareggio, non quella riadattata dai Menestrelli. E la cosa non riguarda solo quel pezzo, ma gran parte del repertorio finto-pratese. “Viareggio West” diventa “Prato Western”, “Viareggio sei cambiata” diventa “Prato sei cambiata”, la “Passeggiata Margherita” diventa “Passeggiata Margherita Piazza Mercatale” (e qui uno già se ne doveva accorgere…). Anche un altro pezzo – non ad opera del Malfatti, stavolta una sorta di stornello tradizionale – però fiorentino – è stato riadattato: è bastato sostituire Casellina con La Castellina e Trespiano con Schignano.

Ok, probabilmente è una cosa che tocca solo me, che quei pezzi li ho subiti nell’infanzia e dei quali non avrei mai messo in discussione la buona fede: ma per me è stata una botta. Ci sono rimasto malissimo. E’ quando ti smontano una certezza che tu hai da sempre, che dai per acquisita. E’ come aver cantato per tutta la vita “La porti un bacione a Treviso”. E d’altra parte, è così: nel dopoguerra a Prato c’era da mandare il telaio, non c’era mica tempo per scrivere canzoni popolari.