La presunta polemica su Piero Pelù non s’arresta. E’ importante quindi fare alcune riflessioni.
Il palco del concertone Primo maggio a Roma, da sempre il giorno dopo ha fatto discutere. Una volta è toccato agli Elio e le storie tese, una volta a Caparezza, una volta a tizio, una volta a caio. Il fatto che quest’anno al primo del mese fosse attaccato un ponte vacanziero, ha fatto sì che ci fossero meno notizie di rilievo da scrivere e ci siamo potuti dedicare per due giorni ad una frase di Piero Pelù e alla bagarre con Renzi, alla quale Renzi non ha mai risposto in realtà, ma ha lasciato rispondere compatti tutti i suoi sostenitori.

Se a questo si somma che non c’è più Berlusconi al governo da infamare e che quest’anno sul palco del concertone non ci fossero grandi “cantanti scomodi”, socialmente impegnati (dove per socialmente impegnati non s’intende chi canta “Bella Ciao”), possiamo tranquillamente dire che Piero Pelù è stato l’unico che ha lanciato un messaggio da quel palco, contro il “potere”, a favore dei più deboli. Un messaggio discutibile nei toni e nei contenuti, ma comunque un messaggio. Abbracciato al volo dal Movimento 5 stelle, contro il capo del Governo Matteo Renzi.

Nulla di nuovo per chi segue Piero Pelù, però. Sia per il messaggio che per la provocazione lanciata su quel palco. Che al cantante dei Litfiba non sia mai stato simpatico Matteo Renzi, prima come sindaco, poi come capo del Governo, non l’aveva mai nascosto. C’è chi dice per colpa di un incarico non rinnovato per il comune di Firenze (smentito dal cantante), chi per divergenze ideologiche, ma comunque lo ha sempre criticato.

E Piero Pelù ha sempre voluto provocare sul palco del Primo Maggio. E’ nella sua indole, la tentazione è troppo forte: 700mila persone davanti, milioni davanti allo schermo, lanciare un messaggio vuol dire farlo rimbalzare in testa a tanti giovani. Provocò discussione la sua celebre intervista con Mollica prima di salire sul palco a Roma, durante la quale infilò un preservativo sul microfono del giornalista, invitando alla prevenzione contro l’Aids. O ancora nel 2001 fecero discutere le sue affermazioni contro il governo di centro destra di allora.

“Solo dai miliardari arrivano messaggi contro gli 80 euro” si mormora dalle parti di Matteo Renzi: una critica sbagliata, forse. Senza voler paragonare il cantante di Firenze a nessuno, si è mai fatto i conti in tasca a John Lennon su quanto guadagnasse cantando “Imagine” o “Give Peace a Chance”? Lì almeno si cercava in tutti i modi, anche assoldando i servizi segreti, di farlo tacere. Ma nessuno si è mai guardato di valutare quanto fatturasse Lennon mentre lanciava messaggi sociali.

Indubbiamente però, per analizzare complessivamente il fenomeno e spezzare una lancia a favore dei critici, quando uno non ha musica buona da far ascoltare, spara a zero. Forse è stata una trovata quella di  Pelù, troppo spesso etichettato ultimamente come “quello di The Voice” e non più come il grande rocker ribelle di qualche anno fa. Col trucco sempre perfetto, le canzonette mosce e un libro appena uscito da vendere, forse ha cercato solo un modo in più per far parlare di sé. Trovata pubblicitaria, quindi, quella di ieri l’altro? Non lo sappiamo: sappiamo però che non è stata la prima volta e che comunque, l’ha sempre fatto. E a noi ci piace così.