Scrittore scomodo, diretto e schietto: Malaparte è innanzitutto un testimone dello choc culturale subito dagli uomini in seguito all’avvento delle due guerre mondiali, del tramonto di un certo tipo di valori, della disumanizzazione, della bestialità e dell’alienazione.

Oggi pomeriggio, alle 17,30 nella sala conferenze della Biblioteca “Lazzerini”, verrà presentato il libro di Giuseppe Panella “L’estetica dello choc. La scrittura di Curzio Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Clinamen).

In questo libro il docente di Storia della filosofia della Normale Superiore di Pisa si sofferma sulla narrativa malapartiana per definirne e comprenderne la poetica. Scrive Panella: “Urticante, violentemente espressiva, provocatoria, lancinante. Ogni opera nata dalla penna di Curzio Malaparte segue una volontà ben precisa: costruire un effetto choc che colpisca con violenza la coscienza dei lettori”.

Panella aveva già lavorato su Malaparte e con la città di Prato stessa. Nel 2013 aveva pubblicato un saggio dal titolo “La vocazione sospesa. Curzio Malaparte autore teatrale e regista cinematografico” (2013). Qui lo studioso analizza la sua carriera di regista teatrale e cinematografico, di fatto non sempre conosciuta e valorizzata. Qualche anno fa, invece, aveva realizzato insieme a David Ballerini due documentari d’arte su Prato: il primo dal titolo “La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato” (trasmesso su Rai2 nel 2001) e il secondo “Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato” (2002).

Il tema dello “choc” negli scritti malapartiani verrà discusso insieme a un altro studioso di Malaparte, Marino Biondi (docente di Storia della critica e della storiografia letteraria presso l’Università di Firenze). Ricordiamo il suo saggio del 2002 per Polistampa dal titolo “Scrittori e miti totalitari. Malaparte Pratolini Silone”, nel quale Biondi ripercorre il percorso letterario dello scrittore contestualizzandolo e problematizzandolo all’interno di un quadro complesso e spinoso: ovvero quello dell’avvento dei totalitarismi novecenteschi.

La presentazione di questo libro, quindi, non è solo un’occasione per ricordare l’anniversario della morte di un pratese illustre (scomparso il 19 luglio 1957), quanto piuttosto l’opportunità per contribuire alla creazione di un discorso artistico, critico e letterario sulle sue opere.

Troppo spesso, infatti, si è data importanza esclusivamente alla vita e alle peripezie di un “dandy vanitoso”. Questa volta, invece, abbiamo l’opportunità di conoscere qualcosa di inedito riguardo alle opere di “uno degli interpreti più singolari del Ventesimo secolo” (Maurizio Serra). Ed è forse proprio questo tipo di indagine che ci può far comprendere meglio la figura di Malaparte, più di qualsiasi resoconto biografico da rivista scandalistica.

L’incontro è ad ingresso gratuito.

Chiara Mannocci