A volte le minacce di pioggia giovano agli spettacoli. Capita infatti che uno spettacolo, previsto nel parco di una villa, venga spostato all’ultimo momento in un piccolo auditorium raccolto, intimo, insomma perfetto per la dimensione teatrale che quello spettacolo deve avere. Un valore aggiunto, insomma. E’ quello che è successo al concerto di Mauro Ermanno Giovanardi con i Sinfonico Honolulu il 22 luglio alla Sala Banti di Montemurlo, per il Festival delle Colline. Più di una volta il cantante ha sottolineato la bellezza di questa situazione (“E’ come avervi sul palco”) e in questo stato di grazia ha regalato a un salotto di oltre duecento persone stipatissime una performance calibrata, sentita, emozionante, perfetta.

Giò (permettetemi il vezzo di chiamarlo col soprannome con cui lo chiamano gli amici) è nel mezzo della sua terza reincarnazione artistica. Da giovane con i Carnival Of Fools tirava fuori la sua anima dark-blues cantando in inglese e faceva un po’ il verso a Nick Cave. Poi con i La Crus raggiunge la piena maturità, facendo della bella canzone d’autore in un periodo in cui se ne sentiva poca e brutta. E poi, ora, da solo, anzi, ben accompagnato da quell’orchestra di folli suonatori di ukulele livornesi che risponde al nome di Sinfonico Honolulu, si diverte. Scrive ancora belle canzoni, ma si diverte di più con quelle degli altri. Lui è sempre stato un cultore della canzone italiana, su più livelli, della canzonetta e della canzone impegnata, e non ne ha mai fatto mistero: di tributi, da Tenco a Ciampi ai Detonazione, è piena la sua discografia. Ma forse non aveva mai sviscerato totalmente su di un palco questa sua passione. E questo spettacolo colma questa lacuna, con infinita soddisfazione da parte sua e da parte di chi ascolta.

Lui è un folletto. Un serissimo folletto innamorato della bellezza. In qualche misura lo è sempre stato, ma nelle precedenti incarnazioni c’era anche una sorta di aplomb da cantautore, da interprete che pesa le parole, che in questo spettacolo lascia da parte. E non fa compitini, non è un crooner: lui ama le canzoni che canta. E in ognuna mette tutto sé stesso. E se ne compiace, è contento, e trasmette questa contentezza a tutti quelli che gli stanno davanti. Una scaletta fatta di sole bellissime canzoni, da Modugno a Celentano, da Ciampi a Conte, da Dalida a Bruno Martino, dagli Afterhours a De Andrè, fino a Patty Pravo e Alberto Radius. Solo classici. E il più classico di tutti è quella “Come ogni volta” che vive di nuova vita spogliata dell’elettronica primigenia, un raro esempio di canzone perfetta, scritta proprio dal nostro una quindicina di anni fa. Mi ero quasi dimenticato di quanto fosse bella quella canzone. Grazie di avermelo ricordato. Alla prossima, Giò, è bello ritrovarti.

Il video di “Estate” di Bruno Martino