Il dopo di noi, ossia il dilemma che assilla tutti i genitori di disabili preoccupati che i loro figli siano destinati a un futuro senza cure né affetti una volta senza familiari, è diventato una statistica prima e un appello urgente poi. L’Istat ha, infatti, calcolato che in Italia, oggi, siano circa 630mila le persone con gravi disabilità che vivono da sole: di questi, tra i 40 e i 60 mila hanno meno di 64 anni, mentre la maggior parte (580 mila) ha dai 65 anni in su. Secondo i calcoli, a questa popolazione particolarmente fragile potrebbero aggiungersi nel giro di un anno altre 2.300 persone. Altre 12.600 entro 5. Un costante aumento che entro il 2019 toccherà la cifra di 13.000. Tanta gente, dunque, da aiutare, da sostenere e da rispettare. Con loro le sempre più numerose associazioni che si stanno interessando a questa condizione e alle quali finalmente le istituzioni stanno cominciando a interessarsi attraverso l’esame di alcune proposte di legge depositate alla Camera.

L’Istat calcola che almeno il 64 percento dei figli con disabilità grave sopravvivrà a tutti i familiari, per un totale di 165 mila individui. In particolare, 19 mila di questi vivranno il dopo di noi per un massimo di 5 anni, 198 mila per un periodo che va dai 10 ai 15 anni, 71 mila per un periodo tra i 15 e i 24 e, infine, addirittura 5 mila disabili gravi resteranno soli per oltre 25 anni. Sono proiezioni discutibili, ma che comunque hanno fatto scattare un campanello d’allarme fra i banchi del Parlamento e del Governo. Che ora, dati alla mano, sono chiamati a fornire servizi e risorse quantomeno indispensabili al dopo di noi. E oltre… sì perché dai numeri sempre di Istat emerge anche che il periodo durante noi non è messo meglio.

Durante noi. Su 3,2 milioni di disabili in Italia, infatti, un milione e mezzo ha limitazioni di tipo motorio; 900 mila hanno difficoltà nella sfera della comunicazione; 1,4 milioni hanno vivono a letto o si spostano su una sedia a rotelle; 2,1 milioni sono, invece, le persone con disabilità che percepiscono una pensione d’invalidità con indennità di accompagnamento; 580 mila sono i disabili gravi “giovani e adulti”. Di questi, circa 260 mila vivono con uno o entrambi i genitori. Oltre la metà di questi, quindi, non riceve aiuti dai servizi pubblici né si affida a quelli a pagamento e non può contare sull’aiuto di familiari non conviventi, con il risultato che l’assistenza grava completamente sui familiari conviventi. È solo il 17,6 percento, infatti, a usufruire di assistenza domiciliare sanitaria o non sanitaria pubblica. Di questi figli disabili, circa 86 mila hanno genitori anziani e il 64 percento è inabile al lavoro. Circa 51 mila disabili gravi giovani e adulti vivono da soli e circa 10 mila di questi non ricevono alcun tipo di sostegno.

Le persone disabili gravi anziane sono 1,5 milioni e di queste 580 mila vivono da sole. Il 25 percento di tutti i disabili over 65 usufruiscono di assistenza domiciliare pubblica, ma l’8,4 percento degli anziani disabili gravi riceve solo l’aiuto dei familiari conviventi.

E Prato? Una situazione al limite, che rispecchia tutta l’Italia, da nord a sud, Prato compresa. La preoccupazione del dopo di noi a Prato è stata raccolta dalla Onlus Progetto Futuro, che si è unita al coordinamento toscano Dipoi, nato per dare rappresentanza alle persone disabili non autosufficienti e alle loro famiglie, con “l’obiettivo di promuovere le buone pratiche del dopo e durante noi per garantirne la qualità della vita”. Con loro altre 39 associazioni e fondazioni della Toscana che si occupano di integrazione, autonomia e assistenza delle persone con disabilità grave, cercando di limitare i danni di un welfare che finora non ha fatto che tagliare. La scure dei tagli della Legge di stabilità starebbe infatti calando ancora. Nel Fondo per la non autosufficienza pare siano stati previsti 100 milioni in meno, cioè 250 invece di 350, e altri 17 milioni nel Fondo per le politiche sociali, che scenderebbe così a 300 milioni.

Alcune delle principali associazioni del mondo dell´handicap hanno infatti incontrato il 25 ottobre i sottosegretari al Welfare, Salute e Finanze per scongiurare questo taglio contenuto nell´articolo 17 della bozza della Stabilità circolata in questi giorni, ma anche per rilanciare, chiedendo che il Fondo per la non autosufficienza sia invece incrementato a 1 miliardo, “una cifra ragionevole per quello che finora è risultato l´unico strumento di politiche di inclusione per i disabili gravi”, ha spiegato Carlo Giacobini, consulente della Federazione italiana per il superamento dell´handicap (Fish), presente all´incontro.