Attore, drammaturgo, regista e scrittore: a cinque anni dal suo “Manuale per non impazzire” esce per Firenze Leonardo Edizioni “That’s all, Folks!”, la seconda raccolta di racconti che portano la firma di Riccardo Goretti. “Racconti abbastanza belli intorno alle poche cose di cui vale la pena parlare: la vita, l’amore, la morte” recita il sottotitolo: otto storie scritte in cinque anni nelle tre città in cui si è diviso Goretti per motivi lavorativi e familiari durante questo tempo: Prato, dove adesso abita, Firenze, dove lavora e Stia – Bibbiena, ndr. – , la sua città natale.

“La narrativa per me è un hobby – racconta Goretti – mi ci metto se ho già qualcosa in mente che voglio scrivere. L’idea di pubblicare un libro nuovo è venuta dopo che aver scritto uno di questi, ‘La farfalla’, il più lungo, che da solo occupa quasi metà del libro. Avevo iniziato a pubblicarlo a pezzi su Facebook e la gente che lo leggeva mi ha chiesto ‘ma perché non pubblichi qualcosa di nuovo? Non ce l’hai del materiale?’ e mi sono accorto che di materiale valido ne avevo. Con Tommaso Gurrieri della Clichy Edizioni, che ha pubblicato anche il mio primo libro abbiamo iniziato a parlare di questo nuovo lavoro”.

Non c’è un genere comune tra i racconti di Goretti. Si spazia dal comico alle storie di paura. Se si volesse trovare un filo rosso che lega tutti i suoi scritti si potrebbe dire che sono tutti accomunati da un medesimo modo di vedere la vita: un “mix imperfetto” tra un cinismo estremo e un romanticismo spinto.
Basta chiedere a Goretti quali siano le sue fonti di ispirazione per farsi un’idea di quale sia il suo “genere”: “adoro la narrativa di Woody Allen, la sua voglia di scrivere solo quello che gli va di scrivere. Per lo stesso motivo Daniil Charms: c’è tra l’altro un racconto nel libro in omaggio a lui. O Douglas Adams: in generale tutti gli autori che mi danno un senso di libertà nell’approccio alla scrittura”.

Un estratto dal racconto “L’uomo Roulotte” letto da Riccardo Goretti

“E’ tutto, gente!”: il titolo che fa presagire una conclusione. “Fondamentalmente è perché non si è mai sicuri di questi tempi di poter pubblicare qualcosa di nuovo nel futuro. Quindi è bene metterlo subito in chiaro. Come hanno fatto i Queen o i Rush, il mio gruppo preferito, nei loro ultimi tre o quattro dischi pubblicati: l’ultima canzone era un ottimo addio per concludere la carriera. Visto che non so se sarà il mio ultimo libro, l’ho messo chiaro nel titolo, citando Bugs Bunny”.

Perché scrivere? “Ho iniziato a scrivere – racconta lo scrittore di Stia – in uno dei periodi più bui della mia vita. Per questo ho scritto il mio ‘Manuale per non impazzire’: le persone credevano che ci avessi scritto il senso della vita, la soluzione a tutti i mali, in realtà era diventata solo una mia valvola di sfogo la scrittura. Da lì ho scoperto che era una cosa che mi piaceva, molto più libera della scrittura teatrale, senza limiti di ambientazioni, personaggi. E poi mi piace avere un libro da portare e poter distribuire ai miei spettacoli: credo che, reputando il teatro l’arte effimera per eccellenza, mi fa piacere che il pubblico possa tornare a casa con un oggetto legato in qualche modo a quello che hai vissuto quella sera”.

Il libro per adesso è disponibile contattando l’autore sul suo sito, dove si possono trovare anche le date delle presentazioni e dei suoi spettacoli: La prossima presentazione di “That’s all, Folks!”, il 30 novembre allo Speakeasy a Firenze (in collaborazione con Cantiere Futurarte).