Sampei, Sampei, Pescatore grandi orecchie a sventola, Ma puzzi di pesce Sampei!

Mentre arriviamo le casse sparano i Gem Boy. Se non altro è qualcosa di diverso dalla musica del mercoledì mercoledì precedente – una specie di tunz tunz di varia provenienza – quando abbiamo passato la serata osservando i giovani in shorts e risvoltini come i vecchi guardano i cantieri. Ma a questo giro ci rendiamo conto di far parte di tutt’altro tipo di clientela.

Stasera è venerdì, e siamo tutti più grandi. Il Prato è un ampio spazio nel verde in via Evangelista Torricelli (proprio davanti al viale Leonardo da Vinci), con i tavoli e le sedie distribuite sull’erba a comoda distanza gli uni dagli altri. Non mancano delle sedute fatte con i bancali e altre con dei pouf a forma di cubo a delimitare una pedana stile pista da ballo, che prosegue fino al protagonista indiscusso: il bancone. Uno stile semplice e spartano, alcuni grossi neon sparano un po’ di luce che si diffonde nelle parti più lontane. Stasera ci guardiamo riconoscendoci: frequentatori invernali degli stessi locali, compagni di concerti o di semplici bevute anche se non ci siamo mai scambiati parola.

il prato 2

And now you do what they told ya!
And now you do what they told ya!

Killing in the name” e ci si sente a casa. Ho passato qui alcune serate e la playlist ormai l’ho capita. Di solito è qualcosa di estremamente vario così non si scontenta nessuno, quello che invece mi mancava di vedere è la capacità di adattamento al tipo di clientela di questo posto. E funziona, perché anche di fronte alla peggiore musica tollerabile, una bevuta l’ho fatta volentieri. Del resto siamo all’aperto, circondati dagli alberi e da un clima di serenità generale dato dal mix di persone diverse che incontri o puoi incontrare senza meravigliarti. Una specie di non-identità che diventa un valore aggiunto. Un luogo che accoglie tutti e tutte, anche quelle con i tacchi alti che forse non sapevano che sarebbero affondate nell’erba e che saggiamente finiscono per stazionare davanti al bancone.

il prato 3

Che bella pansé che tieni,
che bella pansé che hai…
me la dai?
me la dai?
me la dai la tua pansé?

Il Prato è sempre pieno questa estate. Sempre. A preparare i drink gente esperta che fa conversazione e sa darsi da fare quando c’è la calca, lavorando veloce e bene. Si può bere ma si può anche mangiare qualcosa e molti – con mia sorpresa – ne approfittano. Sono panini pronti da scaldare e io fino ad ora li ho evitati, ma sembrano andare alla grande tra coloro che a notte fonda si ritrovano a fare i conti con la fame. Ho notato che sono tutti ben disposti, stanno ad aspettare pazienti il loro turno al bancone e perfino i cani fanno amicizia qui. Qualcuno balla, quando arriva la canzone che gli piace, e i turni al calcino – sempre occupato – proseguono con squadre precostituite o di nuova formazione.

il prato 4

All the people
So many people
And hey all go hand-in-hand
Hand-in-hand through their parklife.

La serata prosegue all’infinito e ho già approfittato dei Sebac un paio di volte. L’orario di chiusura – se si aspetta – è simile a quello dei contadini ma al contrario: all’alba si va a letto. Comunque sono sicura che se fosse una serata particolarmente calda ci si addormenterebbe anche bene sui quei pouf. E’ bella la vita all’aria aperta, ma io ora vado a dormire.

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