Andrea Foligni

Subito a sud di Porta Santa Trinita si apre un’area che insieme racconta molto del passato di Prato e dà anche preziosi suggerimenti sul suo futuro. A ridosso delle mura sono infatti presenti alcuni degli edifici che ospitavano le fabbriche più importanti della città: in particolare il lanificio Lucchesi e la cimatoria Campolmi. Queste due industrie tessili hanno rappresentato per decenni non solo i centri pulsanti del lavoro e dell’economia cittadina, ma in un preciso momento storico, il 1944, anche due fondamentali punti di raccolta e incontro degli antifascisti pratesi.

 

Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia proclamò per il 1° marzo 1944 lo sciopero generale in tutti i territori ancora occupati. A Prato lo sciopero iniziò sabato 4 marzo e l’adesione fu totalitaria. Per rappresaglia i gerarchi nazisti impartirono l’ordine di deportazione nei campi di sterminio tedeschi del 20% della forza lavoro pratese. Le aziende furono obbligate a consegnare l’elenco dei dipendenti che avevano scioperato: i fascisti si recarono prima allo stabilimento di Leopoldo Campolmi portando via 14 operai e poi al lanificio Lucchesi: qui ne furono prelevati 18.

Oggi la ex Campolmi è diventata la sede della biblioteca Lazzerini, mentre la Lucchesi è spazio adibito a installazioni artistiche e a officine meccaniche. Ma nella stessa area sorgono anche numerosi altri splendidi esempi di archeologia industriale e civile: gli ex Macelli, sede di Officina Giovani, Studio Corte 17, ex lanificio Bini, oltre al vecchio ospedale, che nei prossimi mesi sarà demolito per fare spazio al nuovo parco cittadino.

 

Il workshop fa seguito ad un primo evento analogo, Eutropia, nato lo scorso mese di luglio. Così come quel primo seminario aveva avuto l’obiettivo di definire un punto d’inizio per la documentazione fotografica dell’area nord del centro città, stavolta i partecipanti hanno concentrato i loro sguardi verso la zona sud di Prato, quella subito a ridosso delle mura. In particolare, il fulcro della ricerca è stato quello della memoria, declinata in diverse sfaccettature. Dopo una introduzione generale sull’area e sugli scopi del workshop, i fotografi sono stati invitati a scattare con le loro macchine e i loro smartphone, seguendo una o più categorie tra quelle individuate in fase curatoriale: passato industriale e archeologia della memoria; il tessuto urbano: spazi di incontro e scambio alla scoperta di tradizioni e di nuove identità e “Pietre d’inciampo”, documentare l’opera di Gunter Demnig a ricordo dei deportati pratesi della seconda guerra mondiale.

Al rientro le immagini scattate sono state discusse collettivamente ed è stata operata una selezione delle più aderenti alle tematiche scelte.