Sull’abolizione da parte del Comune di una nuova edizione della Festa delle Luci, dopo la risposta dell’assessore all’ambiente Alessi e a molte altre reazioni, riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Sara Iacopini, Andrea Valzania e Caterina Guidi, tre ricercatori pratesi che a vario titolo studiano i processi migratori con particolare riferimento alla realtà pratese.

La decisione del Comune di Prato di annullare l’edizione di quest’anno della Festa delle Luci ha suscitato, com’era logico attendersi, numerose critiche e una diffusa indignazione sulla carta stampata e sui social. Chi scrive condivide pienamente questa indignazione ed è ancora incredulo di quanto accaduto.

Proveremo a spiegare qui entrambi i sentimenti e alla fine avanzeremo una proposta per riaprire una discussione in merito. La scelta presa dalla Giunta è incomprensibile sotto tutti i punti di vista e, inutilmente, ci siamo sforzati di trovare qualche segnale che ci smentisse. La festa non era, infatti, né una questione “cinese”, né tantomeno un modo per sentirsi più “internazionali e ganzi”, ma una reale apertura della città verso l’esterno, uno strumento di conoscenza della diversità e, in un gioco di specchi, di conoscenza di noi stessi. Di tutti i cittadini pratesi, nessuno escluso. Un “noi” non più separato da anni d’insulti razzisti ma nitidamente presente tra i tanti partecipanti alla Festa, giunti anche da fuori città. Il fatto che poi avesse attirato “tantissime persone che poi non ci torneranno mai più” è una libera interpretazione dell’Assessore Alessi. L’ampia partecipazione dello scorso anno, invece, è stata una reale condivisione di luoghi, cibo, musica e spettacoli.

Nessuno pensa che attraverso una festa si compia il miracolo dell’integrazione, ma al contrario riteniamo che diminuire o, addirittura, privare la cittadinanza di occasioni di socialità come queste significhi disintegrare la comunità locale stessa, separarla di nuovo anche se soltanto simbolicamente. Non è cancellando le iniziative di apertura verso la diversità che si creano i presupposti di un governo dei processi migratori. Al contrario, si creano le basi per un salto all’indietro di vari decenni, verso vecchi scenari che speravamo esserci lasciati alle spalle. Un passato che avevamo (insieme, per altro) criticato e colorato politicamente.

La giustificazione addotta dall’Assessore è stata – e qui l’incredulità del lettore è ancora più difficile da superare – che i cittadini di origine cinese non si comportano in maniera corretta nella raccolta dei rifiuti e che, pertanto, dopo anni di “parole”, la Giunta si aspetta da loro dei “fatti”. Queste affermazioni sono pericolose non soltanto perché concepiscono la Festa come una concessione dall’alto ma anche perché trattano i cinesi come “concittadini” di serie B, ovvero persone costantemente sotto esame. Così facendo, si sostiene di fatto una artificiosa contrapposizione tra città multiculturale e raccolta porta-a-porta dei rifiuti. Come se le due iniziative, volte a migliorare il tessuto cittadino, non potessero essere portate avanti entrambe. Allo stesso modo non ci sembra corretto porre in termini escludenti la riqualificazione urbana del Macrolotto Zero (il PIU) e la Festa stessa.

Siamo davanti a quella che possiamo chiamare un’occasione mancata, così come lo è stata quella di riflettere prima di parlare. Affermazioni come “chi protesta fa parte di una intellighenzia che crede che le cose si risolvano in questo modo, come se bastassero i fuochi di artificio” o l’analogia tra i frequentatori della Festa delle Luci e i nobili “in visita all’orfanotrofio vittoriano” si commentano da sole. Esse dimostrano anche un profondo disprezzo verso chi esercita il pensiero critico o, comunque, prova a formulare un ragionamento più articolato. Un disprezzo – ahinoi! – oramai sdoganato dalla politica nazionale, che stigmatizza come nemico chiunque non sia d’accordo con il pensiero prevalente.

L’illusione non è tanto che la Festa sia stata solo la Festa dell’intellighenzia – e non, come riteniamo, della città intera. L’illusione, forse, è stata la nostra di elettori della coalizione di questa Giunta che, fin dalla attribuzione delle deleghe, credeva in politiche e, più in generale, in una narrazione delle trasformazioni del territorio diverse. E, soprattutto, di sinistra. Tornare sui propri passi, aprire un confronto serio con coloro che criticano queste scelte in maniera costruttiva e con la città tutta, sarebbero segni di intelligenza e sensibilità politica oltreché d’attenzione verso una parte consistente del proprio elettorato. Al contrario, ricordiamo che inseguire atteggiamenti politici destrorsi non può che spingere l’elettore a preferire l’originale.

Non vogliamo credere che il percorso intrapreso sia questo. E come noi, tanti sono i cittadini che hanno votato questa maggioranza e non vogliono crederci. Per tali motivi chiediamo alla Giunta di accettare il nostro invito a un’assemblea pubblica nella quale confrontarci sul futuro della città.

Caterina Francesca Guidi, European University Institute
Sara Iacopini, Middlesex University
Andrea Valzania, Università di Siena