Si prenda un’astrazione. Ma non una qualsiasi, una con un certo culto. Come per esempio una poetica cinematografico/seriale di un regista come David Lynch.

Se ne estragga una suggestione prolungata.

Da questa suggestione si crei una nuova forma d’arte ad essa legata, come per esempio la musica.

La si interpreti sotto la diretta supervisione e in stretta collaborazione con chi quell’astrazione l’ha generata, come per esempio scrivere con David Lynch stesso.

Si faccia in modo di esser parte della suggestione stessa, per creare così un corto circuito emozionale tale da generare ulteriori virtuose ellissi gravitazionali: ad esempio, se sei una musicista che interpreta una musica ispirata, scritta e legata a David Lynch, si faccia in modo che Lynch stesso ti scelga come attrice per la sua serie di culto.

Si collochi il tutto alla Rocca di Carmignano in una notte d’estate, dove qualunque esecuzione diventa emozionalmente amplificata, dove anche se suoni un ukulele scordato stai automaticamente facendo della poesia.

Si condisca il tutto con un po’ d’erotismo, intellettuale o meno, molta bellezza, classe e domination q.b.

Si metta a riposare sul prato per un’oretta abbondante con un bel po’ di chitarre flangerate, un po’ di bassi ossessivi, un theramin, e un gatto a nove code.

Si condisca con un bel po’ di Roxy Music sornioni e suadenti, un po’ di sperimentazioni chitarristiche in stile 4AD, qualche incazzatura alla Siouxsie e, soprattutto, non ci si muova dagli anni 80.

Quello che ne esce fuori è il concerto di Christa Bell, una delizia per gli occhi, per le orecchie, soprattutto per il palato.

Buon appetito, retroattivo, per chi c’era. Chi non c’era si può consolare coi dischi, ma non è la stessa cosa.