Contempo era – ed è – un negozio di dischi. Si trova in via de’ Neri a Firenze, fin dal 1978. E’ sempre stato lì, anche se per anni non si è chiamato col suo nome (ma nessuno diceva “Andiamo da Data records”, tutti continuavano a dire “Andiamo da Contempo”). Non ha mai cessato di esistere. Per qualche anno ha avuto ben due sedi, una per i dischi nuovi, l’altra per gli usati. Contempo grande e Contempo piccola. Contempo piccola ha resistito negli anni, quella grande si è persa negli anni novanta. Contempo però, per la Firenze di fine settanta/inizio ottanta, non era solo un negozio di dischi. Era la casa della new wave. Era il posto dove si trovavano i dischi con le copertine nere e argento, quelli con i giri di basso flangerati in evidenza. Non si trovavano da nessun’altra parte, allora. C’erano dischi che trovavi dappertutto, e dischi che trovavi solo da Giampiero. Certi pezzi li ascoltavi su Controradio, li ballavi al Tenax e li andavi a comprare da Contempo. Una triade. Un trittico inscindibile. E ci trovavamo tutti lì, da Prato, da Pistoia, dal circondario. A spendere le nostre paghette vestiti di nero in dischi che manifestavano il nostro essere altro dalla massa (e quindi, il nostro essere, a nostra volta, massa. Magari critica, schierata, alternativa, ma il riconoscersi e il contarsi era, allora come ora, fondamentale).

Contempo era – ed è – anche un’etichetta discografica. La prima etichetta discografica made in Florence. Contempo records è stata per Firenze quello che la Cramps è stata per la Milano degli anni 70, o quello che l’Italian records è stata per la Bologna movimentista. Poi sono arrivate l’IRA, la Kindegarten, e altre realtà che hanno avuto echi e fortune maggiori, ma Contempo records è stata quella che ha aperto la strada. Era la casa della new wave, tanto per ribadire il concetto. Quella nuova onda che parte dall’Inghilterra e trova terreno fertile in una Firenze dove Luisa di Via Roma si trasforma da merceria a negozio di tendenza. La prima etichetta che si è occupata di quella musica che stava crescendo a Firenze e che allo stesso tempo non si fossilizzava sotto il cupolone. Il primo disco del catalogo fu Altrove dei Diaframma, su vinile bianco. Ancora in catalogo, dopo quarant’anni. Non ha mai cambiato casa né è stato venduto ad altre etichette. E’ sempre lì, sotto il marchio di Contempo. Acerbo, derivativo, ma è stato il primo, quello che ha dato il via a tutto il movimento. Anche i Litfiba sono passati di lì, con Yassassin, prima che si accasassero all’IRA di Pirelli. Ma la bandiera di Contempo erano gruppi ancora più estremi e internazionali. Ad esempio i Pankow di Alex Spalck, fiorentini ma che cantavano in tedesco, che facevano più date negli Stati Uniti che da noi. Per loro Contempo realizzò un’edizione speciale di un disco con la copertina in marmo di Carrara, dal peso di 6 kg, con targhetta in oro 18 carati. Tiratura: 25 copie. O certi gruppi legati al periodo, il cui ricordo adesso fa sobbalzare i cinquantenni: i romani Carillon del Dolore, probabilmente il gruppo più estremo di dark italiano, o certi gruppi della 4AD che in Italia uscivano proprio per l’etichetta fiorentina, come i Dead Can Dance, i Cocteau Twins o i Clan of Xymox. Ma Contempo records nasce e muore con i Diaframma: Altrove il primo disco, Il ritorno dei desideri l’ultimo disco, datato 1995, l’ultimo nato sotto quell’etichetta prima di una lunga pausa.

Dal 1995 ad oggi non sono stati anni facili. Inutile negarlo. Fatto sta che il negozio ad un tratto cambia nome, e l’etichetta smette di produrre. Ma quello spirito rimane, le persone rimangono. Di dischi se ne vendono meno. Ma si resiste lo stesso. E mentre tutto intorno crolla, il negozio rimane, Giampiero continua a tirare su il bandone tutti i giorni. E il tempo gli dà ragione. Passano gli anni, e il vinile ritorna ad essere materiale non solo per collezionisti ma materiale vivo per tutti i fruitori di musica. Ci si riappropria della vecchia etichetta mai dimenticata, e si ricominciano a produrre dischi, ripartendo da Firenze e dalla storia comune. Gianni Maroccolo uscirà con i suoi ultimi lavori per Contempo. E così anche Miro Sassolini, la voce storica dei Diaframma. E così Andrea Chimenti, ed Antonio Aiazzi. E si ristampano le perle di catalogo, acquisendo anche perle di etichette nel frattempo passate a miglior vita (IRA records su tutte). E ridendo e scherzando sono passati quarant’anni. Oggi, nel 2018, Contempo e Contempo records sono due realtà più vive che mai. Rinate, alla loro ennesima vita, che ci auguriamo felice e lunghissima.

E questo si festeggia stasera alla FLOG: I quarant’anni di una Firenze che è sempre data per spacciata ma che continua a sorprenderti sempre. Nulla è andato perso, come dice Gianni Maroccolo. Appunto.