Si autodefiniscono “i più grandi artisti (mai) nati”. I loro fan sono in crescita esponenziale, tanto che a dicembre hanno affollato per un mese di seguito, tutte le sere, il Teatro Vascello di Roma, facendo registrare clamorosi sold out. Vantano collaborazioni artistiche con i nomi più grandi della musica, del cinema, della letteratura italiana. E stanno arrivando da noi. Affiancati dal giovane Ivan Bellavista, al Teatro Puccini di Firenze con il loro ultimo spettacolo “Fratto X”, signori, signore: Antonio Rezza e Flavia Mastrella.

Antonio, Flavia, bentornati in terra toscana. Dopo “7 14 21 28” presentate “Fratto X”… una deriva matematica del duo RezzaMastrella? So che è una domanda impossibile, ma sapreste dirci “di cosa” parla il nuovo spettacolo?

Rezza: Non è che parla: dice. Dice della manipolazione, c’è questa scenografia, questa enorme X che Flavia ha messo al centro dello spazio che ha cambiato tutta la drammaturgia. C’è un’arte antropomorfa, un’arte che prende le fattezze di essere umano. I due titoli matematici non sono voluti, sono casuali, ma diventeranno i primi due capitoli di una trilogia.

Mastrella: E’ un lavoro sul condizionamento del piccolo sul più piccolo e del grande sul tutto. Nella fase di preparazione dell’habitat mi sono sottoposta io stessa a un condizionamento visivo ben preciso per oltre due anni, l’ambiente è molto costrittivo stavolta, impedisce il movimento libero, e da questo esce una performance molto concentrata sulla parola e sui gesti. E’ il caso che diventa regola. E inoltre la nostra arte è sempre più precisa, sempre più matematica appunto.

Cosa vi spinge a produrre arte? Come mai, per citare appunto Franco Quadri, la vostra produzione “non trova pace”?

Mastrella: E’ una condanna. Noi siamo così infernali in modo da non pensare alla vita in sé che è ben poca cosa. Però non abbiamo i tempi del consumo, abbiamo ritmi abbastanza innaturali per il teatro italiano, che vuole un titolo nuovo ogni anno.

Rezza: Qua si tratta di vivere in modo eroico! Siamo sempre in azione, però lo facciamo per noi. Lavoriamo sempre. Se non nella creazione artistica, nell’organizzazione delle date.

Mastrella: E occuparci anche delle cose organizzative aiuta a stare di più coi piedi per terra… altrimenti le problematiche sarebbero troppo metafisiche.

C’è qualche campo artistico che ancora non avete sperimentato e in cui vi piacerebbe misurarvi?

Rezza: Si, il cinema porno. Era un’esperienza che volevamo tentare qualche anno fa, ma trovavamo solo attori maschi. Chiaramente sarebbe stato un film porno alla nostra maniera.

Mastrella: Non volevamo farlo con professionisti: c’è un film che abbiamo scritto e non abbiamo ancora girato, dove a un certo punto avviene un’orgia… e la vorremmo girare a luci rosse e a luci rosa. Un’orgia acrobatica, un’orgia veramente bella, forte. 

Lo spettacolo al Puccini sarà il 15 e il 16 Febbraio, mentre il 14 presenterete al Caffè Letterario delle murate il  libro fotografico “La Noia Incarnita”. Ci parlate di questo progetto?

Rezza: E’ una sequenza fotografica che ha fatto Flavia, affiancata da una chiacchierata/intervista con Rossella Bonito Oliva. Poi ci sono altri scatti di altri bravi fotografi: in breve è un modo di raccontare la filosofia del nostro lavoro con parole e immagini. 

(si sente la voce del navitagore in sottofondo: “Tra duecento metri girate a destra“)

Siete particolarmente affezionati a qualcuna delle vostre opere? c’è qualcosa che rappresenta al meglio Antonio Rezza e Flavia Mastrella?

Rezza: E’sempre l’ultimo lo spettacolo che ti rappresenta meglio. Quindi direi: in teatro “Fratto X”, il film è “Arancia Meccanica” (!!!! NDR), il libro è “Credo in un solo Oblio”, o “La Noia Incarnita”.

Mastrella: Per me “Delitto sul Po”, e tutta la serie “Troppolitani”. E in “7 14 21 28” mi piace tanto il Principe di Sassonia (Uno dei personaggi dello spettacolo NDR). Lo sposerei proprio.

Rezza: Nonostante sia zoppo!

Mastrella: Che c’entra, è il portamento!

Rezza: Per me invece la cosa più bella che ha fatto Flavia è forse l’allestimento di “Io”… ma è la velocità di esecuzione e l’idea… ad esempio, la X di “Fratto X” è stata una folgorazione. Flavia non fa delle scenografie, fa il teatro… e noi siamo l’arte in teatro… non l’arte NEL teatro. Quindi non diventeremo mai ricchi.

Mastrella: A me non piace tanto il mondo teatrale, sono così gerarchici. Una cosa inquietante. 

In che modo siete l’uno l’alter ego dell’altra? Ci raccontate come funziona la vostra perfetta collaborazione a incastro?

Rezza: Nessuno è l’alter ego dell’altro, qui ci sono due ego. L’alter ego è un vice. Se l’alter ego fosse l’ego, allora si.

Mastrella: Noi siamo due ego che litigano per la supremazia. Siamo due ego che fanno alter. E lo fanno volentieri. Già adesso ci andrebbe di tornare a rinchiuderci in quell’atmosfera così sospesa che ti porta lontano da tutto.

Rezza: L’atmosfera della creazione, tanti non sanno nemmeno cos’è.

Mastrella: Ci rifugiamo, ci chiudiamo dentro i nostri spazi creativi, sappiamo che i nostri lavori devono superare le scoperte precedenti ogni volta, e quindi ci mettiamo un po’ per vedere da dove cominciare. Ci lasciamo molte libertà. 

Per finire, una curiosità: siete personaggi pubblici, ma tra i più elusivi e misteriosi che si siano mai visti. Com’è la “giornata tipo” di Antonio Rezza e Flavia Mastrella?

Rezza: Non ha nessuna importanza quello che uno fa quando non è in azione. Il parlare del privato è un vezzo… questo mondo inneggia alla vita privata perché nel pubblico nessuno vale più un cazzo. Se intervisti uno scultore che prende il caffè con due cucchiaini di zucchero, il lettore dell’intervista potrebbe pensare “Oh, guarda, come me!”… come te un cazzo! Lui fa sculture, tu prendi solo il caffè! Il privato non è interessante: di Kubrick non si sapeva niente… il privato è uguale per tutti, come dormo io, dormono tutti. 

Mastrella: Io non ce l’ho la vita privata, c’ho solo vita pubblica, non riesco a far niente, lavoro e basta. 

Un commento a caldo sulle dimissioni del papa.

Rezza: Secondo noi ha contratto qualche malattia a trasmissione sessuale. Veramente un papa ingenuo, un papa senza precauzioni.