Dalle politiche civili alla solidarietà, dal denaro ai blitz interforze fino ad arrivare alle associazioni di volontariato. Sforzi inutili?

“La via dell’attenzione alla civiltà e ai diritti. Un’idea del processo che appartiene tipicamente ai partiti della sinistra pratese. Una visione che trova paradossalmente nell’intitolazione i suoi aspetti più genuini, ma per il resto paga lo scotto di non tradurre nella pratica il processo di integrazione. Gli esempi legati a questa azione sono decine, passano per il tentativo di coinvolgere nei processi decisionali secondari gli orientali: si era iniziato negli anni novanta con la costituzione del “centro di ricerca e servizi per la comunità cinese”, per poi passare ad altre forme di interesse istituzionale (ad esempio la creazione di un assessorato –  prima  “alla Città multietnica” oggi “all’Immigrazione – con competenze sul rilascio dei permessi di soggiorno). Un approccio che si è dimostrato insufficiente.  Sono i fatti, più della punizione che i cittadini hanno inflitto alla sinistra alle ultime elezioni comunali (nel 2009 ha vinto per la prima volta nella Storia il centro-destra), a rendere conto di questo corto-circuito. Di fatto la bocciatura elettorale di tre anni fa è solo l’ultimo tassello di un quadro che ha visto mal fronteggiare il processo da parte della classe dirigente pratese degli anni Novanta e Duemila. Oggi, con sfumature, accenti diversi, correttivi consistenti, è il presidente della Provincia Lamberto Gestri (Pd) a portare avanti il filone: ma le sue sempre più  frequenti sottolineature sulla necessità di legalità rendono evidente che la sinistra pratese stessa si sia resa conto che necessita di una politica complessiva, più organica.

La via dell’assimilazione e delle regole. E’ la strada battuta dall’attuale amministrazione comunale e più in generale la visione portata avanti dal centro-destra in città, che ha promosso i controlli nelle aziende orientali (i blitz interforze) e istituito ordinanze restrittive rispetto a orari e comportamenti (“coprifuoco” a mezzanotte per i ristoranti di Chinatown). Al di là della banalizzazione che viene proposta del concetto “Questa è casa nostra e si fa come diciamo noi” c’è in questa concezione un forte accento sul fatto che nessuna convivenza o integrazione sia possibile senza il rispetto delle leggi vigenti. Un presupposto innegabile che però – forse per come è stato attuato – ha scoperto il fianco alla contrapposizione, alla separazione tra buoni e cattivi. Una polarizzazione che non ha giovato al processo che si cercava di perseguire. Forse non si può svuotare l’oceano con un cucchiaino, forse gli strumenti non sono adeguati, ma anche quest’azione non ha portato – per ora – a risultati che hanno cambiato il corso degli eventi”.

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