Claudio Belgiorno, classe  1986, organizzatore di eventi pratese. Colui che ha voluto il ritorno della Palla Grossa a Prato. Giovane imprenditore che ha scommesso sulla tradizione, organizzando a Prato 12 giorni d’iniziative di successo in Piazza Mercatale. Ora al lavoro per la nuova edizione. Domani pomeriggio – 1 maggio – la sfilata dei rioni per le vie del centro storico. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.

Buongiorno Claudio. Come stanno andando i preparativi per il nuovo Settembre pratese?

A differenza del primo anno abbiamo la certezza del fatto che i pratesi hanno risposto molto bene, siamo arricchiti. E la consapevolezza che il nostro è stato l’evento dell’estate toscana. Questa edizione durerà 17 giorni, invece che 12, e ci sarà anche un’attenzione alla qualità: eventi non solo musicali, ma anche culturali, con l’80 per cento degli eventi ad ingresso gratuito. Con i numeri alla mano ho fatto vedere che questo mio progetto è stato un enorme successo, tanto che gli sponsor che avevano dato il loro consenso nella passata edizione, hanno rinnovato anche questo anno. Esselunga, per dirne una, ha visto che la sua partecipazione ha avuto anche più ritorno rispetto al Carnevale di Viareggio, unico altro evento a cui concede la sponsorizzazione. Chi si lamenta ancora di questa iniziativa è perché crede che il settembre pratese costi all’amministrazione: la Palla Grossa costa zero, paghiamo anche l’occupazione del suolo pubblico.

Cosa ne pensi degli eventi pratesi?

C’è sicuramente poca creatività da parte degli organizzatori, che non si sanno reinventare e che ripropongono qualcosa che funziona. La voglia di rischiare come ho avuto io con la Palla Grossa non c’è, ma lo capisco: è un momento difficilissimo, sbagliare un evento ti può far perdere anche il lavoro. Quindi si preferisce il piccolo evento, ma sicuro. Ci vorrebbe più coraggio, forse.

Dei primi tre nomi della PratoEstate 2013 che ne pensi?

Io sono sempre stato molto scettico sulla PratoEstate, per un motivo principale: la PratoEstate non dà lavoro agli organizzatori pratesi. E’ un grande errore questo. La scorsa giunta e questa hanno continuato a fare il solito errore, non coinvolgendo organizzatori pratesi, ma fiorentini. Bisogna essere chiari: il Comune paga con i soldi pubblici un evento, l’organizzatore (che a questo punto potrebbe essere chiunque, nemmeno il Belgiorno della situazione) ha soltanto da mettere il palco, l’audio e le luci, ma prende i soldi del biglietto a pagamento. A Firenze il lavoro dei grandi eventi è appaltato agli organizzatori fiorentini: l’Estate Fiorentina è l’insieme degli eventi organizzati da aziende fiorentine. Ad esempio Roberto Benigni in Piazza Santa Croce è organizzato da Bellucci, che è un organizzatore fiorentino. Io faccio spesso l’esempio dei cinesi: perché fanno economia? Perché riescono a far girare i soldi tra di loro. Dando il lavoro ad altre città, impoveriamo gli imprenditori locali.

Facciamo un gioco: come spenderesti i 900 mila euro affidati a Officina Giovani?

Mi inventerei un’Officina Giovani diversa. Anche ora mi sembra che ci sia una gestione davvero scarsa. Con tutto quello che è costato e costa, ancora io e la gente che sento, non troviamo un motivo valido per andarci, per frequentarla. Io porto l’esempio del Viper a Firenze: è costato più di un milione e mezzo, ed è un locale che funziona. Perché? Perché concepito dal Comune e dato in gestione a privati, che riescono a fare eventi a 360°, dai concerti rock al pop, dalla discoteca ai laboratori. Lo tengono aperto 5 giorni la settimana, incassano e danno lavoro ad altri giovani e tengono la struttura aperta, con eventi da 300 a 1500 persone. Con 900 mila euro ristrutturerei tutto, ma per prima cosa farei un bando per avvicinare i privati.

Qual’è la ricetta di Belgiorno per un evento di successo?

Non fare un evento di corsa. Studiarlo a tavolino, valutarne la portata. Da lì, rischiare e giocarsela e mettersi d’impegno solo dietro a quello e non dietro a duemila cose. Studiare il mercato: ora come ora, per esempio, i concerti sono davvero pericolosi. E’ rischioso organizzarli oggi, c’è il rischio di fare dei buchi grossi. Io, anche per il Settembre pratese, preferisco rischiare su concerti a basso costo che mi permettono di fare l’ingresso gratuito, che spendere o tutti i soldi degli sponsor o fare l’ingresso a pagamento. Questo lavoro o è un terno al lotto o è un disastro: quindi meglio lavorarci accuratamente e prendersi il tempo giusto per organizzare al meglio le cose.

Anche avere uno stadio e non poterlo utilizzare per eventi di portata grande...

Infatti lo stadio sarà un nodo che dovranno risolvere al più presto i politici e trovare un accordo, anche se, secondo me, la società del calcio dovrebbe decidere davvero che futuro dare al Prato e, quindi, investire del proprio nello stadio.

Di cosa pensi abbiano bisogno i giovani pratesi oggi? 

Più che una necessità culturale, io ora vedo una voglia di divertirsi. In un momento in cui non c’è un sano e semplice divertimento, ma soltanto la necessità di pensare al giorno dopo, del cercare lavoro. Bisogna offrire ai giovani pratesi eventi semplici, in cui si fanno ritrovare, si fanno divertire e stare assieme. L’evento culturale serve sempre, perché un popolo senza cultura è un popolo senza tradizione, ma secondo me in questo momento c’è bisogno della parola “svago”.

Tu continui a scommettere su Prato. Perché?

Mi dicono che sono scemo anche (ride). Ho progetti in due città per eventi estivi che se danno il via, i comuni pagano tutto. La volontà di organizzare belle cose da altre parti d’Italia quindi c’è. Amo questa città, ci sono nato e cresciuto, con la Palla Grossa mi sento ancora più pratese. Riunire i quartieri, andare alle cene, organizzare il lavoro a 250 persone, sentire ragazzi che non sapevano che cosa fare come sport e ora dicono “sono un calciante della Palla Grossa”. Per questo continuo ad investire su Prato.

Progetti futuri? Cos’è “Opera 2013”?

Su Prato punto interrogativo. Mi hanno contattato altri comuni toscani per riproporre un format simile a quello della Palla Grossa, per riportare in piazza altri giochi storici. “Opera 2013” è un format nuovo che ho creato, riguarda la Divina Commedia. Un linguaggio nuovo per raccontarla ai giovani: una cosa innovativa legata a dei dj, mai stata fatta e rischiosissima, perché costa due volte tanto la Palla Grossa, ma l’obiettivo è arrivare a costruire una tournè mondiale. Ma tempo al tempo.