In un articolo  firmato Gaia Rau, Repubblica faceva  stamani  il punto sull’espansione di Multiverso, il primo coworking fiorentino e il più grande della Toscana fondato nel 2007 da quattro soci . Una realtà ormai in piena crescita che inaugurerà una nuova sede a Siena (500 mq) venerdì prossimo (dopo aver lanciato quella lucchese otto mesi fa), una piccola sede a Foligno(570 mq, Umbria) nel mese di maggio per approdare poi ad altre città toscane tra cui anche Prato nel corso dell’estate.

L’annuncio di uno sbarco a Prato, per quanto non ci sia alcun tipo di dettaglio in merito, solletica la fantasia, e siamo sicuri che non lo faccia solo con la nostra. Da un anno a questa parte, abbiamo parlato di coworking non solo come di un fenomeno in grande crescita in tutta Italia ma anche come di un possibile e altrettanto importante investimento per Prato e i suoi capannoni.

E infatti anche a Prato, imprenditori e associazioni hanno alla fine cominciato a organizzarsi seriamente cercando capitali, sedi adeguate e  adesioni tra i freelance in modo da mettere in piedi spazi dove aggregare professionisti e soprattutto permettere loro di confrontarsi e condividere esperienze.  Però, a pensarci bene, l’arrivo Prato di un colosso (1800 mq totali, 150 associati, 200 postazioni di lavoro, 12 meeting room) come il fiorentino Multiverso cambia tutte le carte in tavola.

Le nuove sedisi legge sul sitonascono da una richiesta che ci è stata rivolta da creativi e imprenditori del territorio al fine di riprodurre il modello attuale nella loro città e nella loro community: per offrire servizi congeniali alle nuove forme di lavoro e di impresa, per l’ampliamento delle competenze e delle opportunità disponibili, per la messa in rete di nuove professionalità“.

Dove aprirà la sede pratese di Multiverso? Non lo sappiamo, ma possiamo fare delle ipotesi sulla base delle sedi già aperte in giro per la Toscana.

La sede storica, quella fiorentina aperta nel 2011, è ricavata per esempio in quella che una volta era una fabbrica di lumi. Il che potrebbe essere anche il caso pratese qualora l’investimento economico fosse di un certo livello. E sarebbe un segnale importante, quello di veder arrivare da fuori un’azienda decisa a prendere un capannone, rimetterlo in se stesso e cambiarne totalmente la destinazione.

A Foligno invece, come si legge nell’articolo, si tratta del primo “coworking pubblico” perché di mezzo c’è la vittoria di un bando del Comune. Ma questa sembra un’ipotesi da escludere, almeno per il momento.

L’ultima ipotesi è anche la più suggestiva e richiama l’esperienza lucchese di Multiverso. Il contesto in cui è inserito a Lucca è infatti quello del Polo Tecnologico aperto da qualche anno.  Una realtà che anche Prato sembra stia cercando di mettere in piedi negli spazi di quello che una volta era chiamato Creaf.

Foto credits: coworkingproject.com