Quando uno scalino di sette centimetri diventa un problema invalicabile. Le “barriere architettoniche” a volte non superano i dieci centimetri per molte persone che si muovono con una seggiola a rotelle. Ed è così che, anche per Vincenzo Bacci, 34 anni pratese, andare a comprare un libro o prendere un caffè in un bar diventa un’impresa difficile, se non impossibile.
“Provate a fare un gioco – dice Vincenzo -. Andate a giro per la città e osservate gli ingressi degli esercizi commerciali. Dove è presente uno scalino più alto di questi pochissimi centimetri, provate a pensare ‘io qui non posso entrare’: scoprirete che per 8 negozi su 10 dovrete rimanere a guardare la vetrina. Se a questo si somma il fatto che per legge tutti gli esercizi commerciali dovrebbero essere a ‘misura di handicap’, la cosa potrebbe farvi arrabbiare ancora di più, come quotidianamente fa arrabbiare me”.
Vincenzo l’11 luglio del 2009 ha subito un incidente: una macchina ha invaso la corsia che stava percorrendo, superando la doppia striscia continua. Da allora, dopo 333 giorni d’ospedale, di cui 20 in rianimazione, è costretto a muoversi con la sedia a rotelle. Si muove da solo, anche grazie all’aiuto di una Genny mobility, una carrozzina di ultima generazione, che utilizza un metodo auto-bilanciante su due ruote Segway, che gli è costata quasi 16mila euro.
“E’ come se sulle porte dei negozi ci fosse scritto ‘vietato l’accesso ai cani e ai portatori di handicap’. Poi c’è il problema delle strade: devastate o riparate parzialmente e in malo modo, con numerosi marciapiedi inadatti ad essere percorsi da sedie a rotelle, ma anche genitori con i passeggini o chi ha problemi di deambulazione. Questo non riguarda una zona in particolare di Prato, ma è un problema che si trova ovunque”.
Racconta ancora Vincenzo: “mi sono trovato molte volte a non poter attraversare una strada, a trovare macchine parcheggiate in posti riservati a disabili o addirittura trovarle parcheggiate sopra i marciapiedi, impedendo così il passaggio. Ho chiamato la polizia municipale e mi son sentito dire che non dispone di sufficiente personale per far rispettare a tutti le regole. Anche buttare la spazzatura in un cassonetto è impossibile se uno non può utilizzare le gambe”.
Da poco è stata inaugurata la nuova rampa in piazza dell’università a Prato: “bene, ottimo lavoro. E’ una vera e propria autostrada per i portatori di handicap: ma poi arrivo a voler salire sui binari della stazione del Serraglio e l’ascensore è guasto da mesi. E io come arrivo ai binari?”. Ma anche se miracolosamente Vincenzo riuscisse ad arrivare ai binari la situazione non diventa poi così semplice: “Per andare a fare una girata un pomeriggio a Firenze, o comunque prendere un treno, devo avvertire le Ferrovie dello Stato dalle 12 alle 24 ore prima. E anche questo non mi dà la certezza che il treno che vorrei prendere sarà accessibile a me, dato che molti treni non hanno le porte adatte per una carrozzina”. Stesso discorso molto spesso succede con gli autobus: “le rampe per far salire i disabili sono guaste, o almeno così viene detto, ed io mi trovo costretto a restare a terra”.
Vincenzo, quindi, vive un paradosso: “le regole ci sono, ma non vengono rispettate o fatte rispettare. Potrebbero esserci anche dei compromessi, penso ancora ai negozi: politiche che agevolino un commerciante a mettere una rampa all’ingresso del suo esercizio anche se, ripeto, dovrebbero esserci per legge. Chi devo ringraziare per la situazione che mi ritrovo a vivere tutti i giorni? Provate a fare il gioco che vi dicevo all’inizio, provate a notare dove non è possibile entrare o passare: ne rimarrete impressionati. Pensate che io e tanti altri ci ritroviamo quotidianamente in queste situazioni. Ho iniziato a far circolare dei volantini per sensibilizzare le persone su quelli che sono i miei problemi. Mi piacerebbe che la gente iniziasse a pensare che una città a misura di disabile è una città a misura di tutti, bambini, anziani: abbattere le ‘barriere architettoniche’ molto spesso vuol dire modificare uno scalino di dieci centimetri”.