Stamattina Prato ha avuto una veloce visita, tanto attesa e discussa, di Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento nel Governo Renzi. Il ministro è venuto in città per sostenere la candidatura a sindaco di Matteo Biffoni. Ecco alcune nostre considerazioni sulla visita di Boschi a Prato, dove lo stile ed il gusto ha prevalso sul contenuto.

L’arrivo alla “Casablanca”

Piove stamattina a Prato, è una giornata grigia. Con il suo trench beige e cravattino alla Bogart, Matteo Biffoni accoglie il ministro Boschi, l’abbraccia e la ospita sotto al suo ombrello, pronto per mostrargli la sua città e poterle dire, a fine mattina “Ci rimarranno i giorni di Prato”.

Le ballerine della Boschi


Facciamone un caso politico, suvvia. Piove in tutta Italia da giorni, ok il look casual con giubbottino di pelle e pantalone rosso: ma davvero c’era bisogno della ballerina e della conseguente naturale camminata a papera? Perché il ministro Boschi ha fatto questa scelta stilistica? Non certo per un fatto di comodità, se ne accorgerà a fine giornata, sicuramente. La ballerina, inoltre, non è popolare: lo stivale, il tacco lo possono essere, ma la ballerina no. Questa specie di scarpa divide in due l’elettorato: chi l’apprezza e chi la detesta. L’elettore democratico si ritroverà in cabina elettorale e non potrà cancellare dalla testa questa immagine: la Boschi con la ballerina.

La camicia di Ferré…ma anche la cravatta di Andrea Cavicchi

La visita del ministro inizia dal museo del Tessuto, dove ad accoglierla c’è Andrea Cavicchi, che per alcune donne della città rappresenta “la cosa più bella che c’è oggi a Prato”. Una passeggiata fugace tra le camice di Ferré, ma l’occhio non può che cadere sulla splendida cravatta che il presidente dell’Unione Industriale pratese indossa. Sapeva che l’attenzione sarebbe stata totalmente sul ministro, ma Cavicchi, per qualche minuto ce l’ha fatta: tutti gli occhi erano puntati su di lui, o meglio sulla sua cravatta: un arcobaleno di colori, il risultato di un raggio di luce che passa attraverso ad un prisma. E a noi romanticoni piace pensare che la luce fosse la Boschi.

I Bruttiboni (metafora tutta pratese?)  

Dopo essersi innamorata per qualche istante di Cavicchi, Biffoni, evidentemente geloso, conduce il ministro al biscottificio Mattei, tappa fondamentale quando vuoi far colpo su una tipa che viene da fuori Prato. E’ risaputo. 
Ed ecco che arriva la metafora del bruttobuono, specialità tutta pratese. Come se il candidato sindaco di Prato avesse voluto dire al Ministro: “Vedi, anche le liste che rappresento sono un’insieme di cose che apparentemente sfornano un prodotto all’occhio poco piacevole, ma magari si riesce a fare qualcosa di buono”.

Le “eccellenze”

“Matteo, che cosa è questo palazzo?” potrebbe aver chiesto il Ministro passando da piazza de Comune. Ma niente: non c’è tempo per visitare il Pretorio. Il Comitato c’aspetta. Lì, finalmente, si parla un po’ di politica. “Prato deve ripartire dalle ECCELLENZE: ecco perché il museo del Tessuto e il Mattei” afferma Biffoni. Noi di Pratosfera questa parola l’avevamo inserita, a fine 2013, tra le parole da non dire nell’anno nuovo. Per non far perdere di significato, abusandone, ad una parola che porta in sé un valore importante. Indubbiamente durante la campagna elettorale non poteva mancare questo argomento. Il ministro Boschi comunque promette che “Prato potrà essere al centro della ripresa economica italiana. Il governo si impegnerà per questa città con Matteo Biffoni, mio caro amico, che ha proposto cose concrete a differenza del centro destra”. Poi spara una frecciatina sulla bagarre di Piero Pelù al Primo Maggio, e viene invitata dal Partito Democratico pratese ad assaggiare le pesche di Prato, se ancora non fosse sazia.

E tutto il centro sinistra pratese (ma non solo) stamattina ha visto, forse, un raggio di sole sulla città.