L’isola di Ometepe è un posto completamente diverso dal resto del Nicaragua. Per gli antichi Nica era un luogo sacro dove pregare invocando la pioggia e un buon raccolto, per i turisti è una meta dove spendere poco e godere tanto, per i locali è un posto dove spillare dollari ai turisti, per noi viaggiatori è stata un’esperienza di natura meravigliosa.
Per raggiungere l’isola ci sono vari “ferry”, che sembrano pescherecci arrugginiti, che prestano servizio: noi prendemmo il mitico ferry “Che Guevara” che partiva alle prime luci del mattino con il prezzo migliore.
Sul lago già spirava il vento e la barca avanzava lenta sballottata tra le onde verdi del lago. Speravamo l’acqua fosse trasparente permettendoci di intravedere gli squali di acqua dolce che popolano questo lago ma non è stato possibile, visto che le acque sono verdi e opache e gli unici pesci avvistati sono state le piccole prede nel becco degli uccelli della zona.

Sbarcati sull’isola abbiamo preso l’autobus che correva lungo una strada polverosa e senza fine, facendo il giro di tutti i villaggi della zona. Se vedevate la strada non avreste creduto che da lì potesse passare un autobus! Dicono che il governo avesse mandato i soldi per costruire la strada asfaltata ma i politici della regione se li sono mangiati con piacere e la gente continua a muoversi sulla strada sterrata mangiando polvere.
Apparte ciò la gente qui non vive male. La maggioranza lavora nelle coltivazioni di banano ma soprattutto nel turismo, ogni famiglia ha stanze (più o meno curate) dove ospitare giovani stranieri e picoli orti dove coltivare frutta e verdura, perciò le strade e le case sono più curate e tutto è circondato da alberi. I viali sono pieni di alberi da frutta e tutti raccolgono la frutta da terra, quella che resta se la mangiano le galline, i maiali e i cavalli delle fattorie (noi ci siamo fatti scorpacciate di mango e cocco for free).
Siamo stati ospiti da una famiglia composta da padre, la madre in attesa di un bebé e altri quattro figli. Il padre coltivava pomodori, caffé e banane e la madre gestiva con i figli l’accoglienza ai pochi turisti che bussavano alla loro porta. Dove vivono l’autobus passa una volta al giorno e la strada é ovviamente sterrata perciò non c’è molta gente che si ferma qui per la notte. In cambio peró ti svegli perché le scimmie mangiano le noci di cocco e hai il lago davanti a te che sembra un mare enorme e senza fine. Anche questa famiglia, aveva un approccio alla vita diverso da noi e ci sono atteggiamenti che, per quanto ci sforziamo, non potremo mai capire. La figlia più piccola della famiglia – di circa 3 anni – si era infilata un piccolo fagiolo nell’orecchio. La madre l’aveva portata al centro medico dell’isola per asportarlo ma i medici non ci erano riusciti e le avevano detto di andare all’ospedale di Rivas (sulla terraferma); la madre non l’aveva portata perché aveva paura di andare da sola. Noi le abbiamo consigliato di andare il prima possibile all’ospedale ma non sappiamo come sia andata a finire visto che siamo partiti. Cose che per noi sono prioritarie, qui diventano relative e non capisci piú fino a che punto sia giusto spingersi per un confronto rispettoso con l’altro.

Siamo saliti sulle pendici del vulcano Maderas e abbiamo visto un sacco di animali, le farfalle volavano intorno a noi insieme a libellule, insetti di ogni tipo dai colori cangianti, le scimmie urlavano tra di loro sulle fronde degli alberi (Damià cercava di comunicare con loro). Uno strano uccello, che noi chiamavamo “ciuffo” per la cresta sopra la testa che sembra un ciuffo alla Elvis, svolazzava sempre intorno a noi e cantava in mille modi diversi, poi c’erano pappagalli colorati, uccelli dal petto giallo acceso, predatori dalle ali enormi. Di solito non é cosí facile vedere tanti animali (che non siamo umani) nella stessa passeggiata, invece qui tutto era facile da vedere!
Tra i due vulcani dell’isola ci sono delle sorgenti di acqua che si chiamano “Ojo de agua” e anche intorno a queste piscine naturali c’era un sacco di fauna: mentre nuotavamo nell’acqua vedevamo scimmie e uccelli intorno a noi tra le fronde degli alberi…uno spettacolo!

Sulla via del ritorno abbiamo incontrato una coppia di viaggiatori come noi, lui spagnolo e lei californiana. Questi due ragazzi stanno scendendo l’America in bici e fanno le guide per immersioni quando devono guadagnare i soldi per andare avanti (questo è il loro sito www.cyclingelmundo.com). É stato bello condividere del tempo con loro ascoltando e raccontando avventure, esperienze e problematiche simili. Chissà se li rincontreremo sulla Panamericana uno di questi giorni!