Al mercato è il momento dei prodotti dell’orto… e tra le varie “vociate” per incitare all’acquisto possiamo sentire anche “Faaave Freeesche” , i Baccelli come a Prato vengono da tutti chiamati.
I “Baccelli” vengono di solito semplicemente mangiati con pane e pecorino, più o meno stagionato, più o meno saporito, secondo i gusti. I nostri nonni, ma c’è ancora chi lo preferisce, mangiavano le fave fresche intinte nel sale e accompagnate dal pane.
Si possono poi aggiungere alle insalate, farne condimenti per la pasta, purè…

Io invece voglio farvi conoscere una minestra che nella Tuscia viene chiamata “Scafata”, che viene da “scafi”, che non sono imbarcazioni, ma è come in zona vengono chiamati i baccelli. Si mette ad imbiondire nell’olio della cipolla tagliata ad anelli sottili, o se preferite tritata, e della Menta o Mentastro Verde (Mentha Spicata ), mi raccomando non la Piperita che sa di dentifricio.

Una volta appassiti gli odori si buttano le fave fresche, che precedentemente avremo tolto dai baccelli, ed alle fave più grosse avremo tolto anche la pellicina che le ricopre, perché troppo dura da cuocere, che poi così spellate cuocendo si scioglieranno dando cremosità alla minestra. Mentre le fave s’insaporiscono negli odori si sala, si pepa e si prepara dell’Insalata Romana tagliata a striscioline, in uguale quantità delle fave, e si aggiunge nella pentola lasciandola insaporire. Dopo qualche minuto si aggiunge dell’acqua calda o del brodo vegetale, in una quantità bastante per fare una minestra al cucchiaio, quando avrà preso bollore si butta del Riso per minestre, due cucchiai per commensale. Quando i chicchi saranno cotti la minestra è pronta, assaggiare per controllare la sapidità e servire in delle scodelle con un giro d’olio d’oliva. E’ buona anche fredda, naturalmente risulta più soda, e se avete questa intenzione fin dall’inizio dovrete cuocere il riso al dente, altrimenti freddando si scuoce, e in questi giorni afosi può essere un’idea gustosa.

Lorena.