Sorridenti e sicure di sé, arrivano alla piscina di viale Galilei sommerse dai loro borsoni. Il caldo torrido non le ha scalfite: il passo resta energico e la voglia di allenarsi non vacilla. Elisa Kerkenbush (34 anni di Carmignano), Eleonora Calabrese (28) e Chiara Barontini (32) ormai quella routine ce l’hanno nel sangue. Tre volte a settimana nuotano e due volte prendono lezioni di ginnastica ritmica nella palestra del Datini, a San Giusto. Poco importa se in giornate come il lunedì i due allenamenti si susseguono: dalle 15 alle 16 vasche senza sosta e alle 17 tutte pronte in tuta e mezzepunte per capriole e piroette. Il loro segreto? Gli atleti sono atleti, non poniamoci troppe domande.

Una volta a bordo vasca, però, la constatazione che ad avere una marcia in più sono tutti i componenti dello Special Team arriva di colpo, a cominciare dalla coach, Olivia Lombardi. Alta e bella, ha un rapporto con i ragazzi fatto di amore e di rispetto reciproco. Sono 12 anni che li segue e con loro dice di aver imparato le regole di un mondo altro, fondato su spontaneità e autenticità, un universo senza filtri né pregiudizi, dove si vive senza condizioni.

“La squadra di nuoto dello Special Team Onlus è formata da una ventina di ragazzi con varie disabilità e tutti sono sportivi nati – ci spiega Olivia, 32 anni, di Prato -. Qualcuno di loro, come Marco Fiaschi, si allena anche quattro volte a settimana. E ormai la disciplina sportiva è regola di vita. Sono anni, infatti, che partecipiamo a molti dei campionati sparsi per la penisola e in estate vanno tutti in massa alle Special Olympics, dove riescono a piazzarsi sempre fra i migliore. Non solo. Qualcuno come Eleonora ha partecipato anche alle Olimpiadi. Le soddisfazioni che ci danno sono immense. E non parlo solo di medaglie. Certo, ne portano a casa tante, ma quel che più conta sono le esperienze di vita preziose che riescono a inanellare. Parlo di condivisione, divertimento, responsabilità e di tanta voglia di vivere. Partire tutti insieme senza genitori, stare lontani da casa, dover arrangiarsi nel quotidiano e in particolare saper controllare l’ansia e le emozioni che ogni singola gara ti dà sono lezioni di vita senza pari dalle quali tutti noi usciamo ogni volta sempre diversi… sempre migliori. Ogni viaggio ci insegna a essere persone più indipendenti e attente all’altro. E per me, vivere tutto questo grazie a loro è impagabile”. Ha la luce negli occhi e nella voce l’allenatrice mentre racconta le tante avventure con lo Special Team, una Onlus nata dall’iniziativa di un gruppo di genitori nel 1999 e che da allora organizza corsi di nuoto, ritmica e bowling. E’ con emozione che ci narra di come, prima di ogni gara, gli atleti ballettino a tempo di musica per scaricare la tensione, di quando scoppiano a ridere senza apparenti motivi, della loro complicità e dei battibecchi. E ci spiega le delicate dinamiche fra i singoli, fra i quali tutto però tende sempre all’armonia. Nel gruppo nascono anche tanti amori e tanti altri finiscono, ma di base sono sempre tutti molto amici. E quindi ci racconta anche di Sara Sforazzini, la più giovane, che sta imparando ora a gestire la fisicità di bella diciottenne con tutti gli attributi, e anche di come i suoi compagni di squadra siano sempre pronti a proteggerla dall’alto delle loro esperienze di vita. “Non potrò mai dimenticare quanto è successo agli Special Olympics di fine maggio a Venezia. Durante la serata di gala, mentre tutti ballavamo scatenati in pista, un baldo giovane si è avvicinato a Sara con fare malandrino, facendola indietreggiare preoccupata. La tensione è salita ed Elisa, energica e decisa nei suoi 34 anni per 1 metro e mezzo di puro amore, non ha perso tempo: si è catapultata in mezzo, cacciando il molestatore con aria seria e decisa, senza nemmeno il bisogno di pronunciare una parola. Ho ancora i brividi quando ci ripenso. In questo nostro mondo, tutto corre sui fili dell’emozione, del non verbale. È davvero un mondo speciale”.

E mentre i nuotatori si scatenano nell’acqua, affrontando vasche su vasche in ogni stile, il tempo passa ed è il momento per le tre star dello sport di correre negli spogliatoi: fra un’ora comincia la lezione di ritmica e non c’è tempo da perdere. Quindici minuti e sono pronte e pimpanti come appena sveglie. Il caldo è ancora torrido, ma che importa? La madre di Elisa, il padre di Chiara e il fratello di Eleonora sono lì pronti per accompagnarle dall’altra parte di Prato, affrontando una tangenziale intasata e rovente.

In palestra regna l’afa, ma ad accoglierle c’è tutta la voglia di fare di Giulia Spinelli, l’allenatrice 29enne che da sette anni segue le ragazze. Con le tre atlete, ci sono altre cinque veterane più tre novizie, molto impazienti di imparare. La complicità fra le ragazze è invidiabile: scherzano e si punzecchiano, rimbrottate da Giulia, dolcemente severa.

Ha un rapporto diretto e franco con queste atlete speciali e non si perita certo a sgridare chi come la bella Eleonora – 16 anni di scout e tanta voglia di vivere – si ribella a qualche regola azzardando passi e movenze da ballerina sexy. “Queste qua mi fanno dannare, ma quante soddisfazioni mi danno. Fanno passi da gigante, sono vere esplosioni di vitalità. Da cinque anni questa squadra partecipa agli Special Olympics di ritmica e gli ultimi due abbiamo gareggiato nei livelli intermedi. Caterina Paolieri è stata persino chiamata a partecipare alle Olimpiadi Speciali di Atene. E come si impegnano per salire su quel podio… Adesso ci stiamo preparando per l’appuntamento con le Special di La Spezia dal 20 al 22 giugno: non le tieni, hanno sempre una gran voglia di muoversi e divertirsi”. Mentre Giulia parla con noi, l’allenamento è iniziato grazie anche all’aiuto e alla passione di Diletta Pagnini. “Dobbiamo star loro addosso anche se ormai si autogesticono alla grande – precisa Giulia -. Sanno cosa fare, improvvisano quando si dimenticano un passo, sono in continua evoluzione. E poi si divertono, tanto”. E si impegnano. La loro serietà è tangibile e, nonostante il caldo le disturbi, la concentrazione non ne risente perché le prove da affrontare sono ancora molte e loro vogliono essere perfette.

Questa squadra speciale dunque ha il destino nel nome: è energia pura, stimolo a migliorarsi e piena consapevolezza di sé, dei propri limiti e delle proprie possibilità. Ma è il loro impegno forgiato da quei sorrisi spontanei la migliore delle lezioni di vita.
Viva lo Special Team Onlus, dunque, orgoglio di Prato (e di Carmignano).