Avevamo già parlato di Manuel Neuer nella misura in cui la spedizione tedesca era in apprensione per le sue condizioni fisiche a seguito dell’infortunio idiota rimediato alla spalla. Le prestazioni del numero 1 tedesco spiegano il perché. E’ lui ad oggi il miglior portiere del torneo, non tanto per sensazionali parate tra i pali, ma per il contributo dato alla Germania, da difensore aggiunto, dando spettacolo come secondo libero, con le sue uscite coi piedi al di là dell’area di rigore nella sfida contro l’Algeria. E’ lui ad oggi il portiere più forte del mondo, il premio come miglior portiere del 2013 non è stato un caso.

Abbiamo già parlato del rigenerato Julio Cesar detto il piagnone, decisivo ai calci di rigore contro il Cile, che ha evitato al Brasile una clamorosa eliminazione. Così come di Memo Ochoa, che da solo ha arginato l’attacco di fuoco brasiliano, costringendo la Seleçao al pareggio, e ha tenuto in piedi la baracca contro l’Olanda illudendo i messicani fino a pochi minuti dallo scadere. O di Sirigu che nella partita contro l’Inghilterra ha preso il posto di Buffon senza farlo rimpiangere. Le ottime prestazioni con il Paris Saint Germain, garantivano comunque per lui alla vigilia.

Nell’attesa di vedere il belga Courtois severamente impegnato (sino ad oggi ha comunque dimostrato sicurezza e personalità), cosa che è probabile avverrà nei quarti contro l’Argentina di Messi, Aguero e Di Maria, questi ottavi di finali ci hanno regalato prove esaltanti da portieri considerati di seconda linea.
Buoni portieri, in alcuni casi dotati di riflessi eccezionali ma certo non dei fuoriclasse, in grado di prendersi le luci della ribalta contro avversari più quotati. A dimostrazione di come in un Mondiale le motivazioni siano fondamentali, specie per un portiere.

Bravo del Cile, Navas del Costa Rica, Enyeama della Nigeria. E che dire dell’algerino M’Bholi che, con le sue parate, prima ha rispedito a casa con la coda tra le gambe la deludente Russia di Fabio Capello, poi è stato eletto Man of the match nella sfida persa contro la Germania. Sul portiere di madre algerina, padre congolese e passaporto francese (giocava nelle nazionali giovanili dei galletti, prima di scegliere l’Algeria) aveva messo gli occhi anche Sir Alex Fergusson, che lo chiamò per un provino nello United nel 2010, ma non se ne fece nulla e M’Bholi finì in Bulgaria.

Ma soprattutto è il caso dell’eroe a stelle e strisce del momento: Tim Howard il numero uno della Nazionale USA eletto dal popolo dei social network come nuovo idolo sportivo, dopo le sue sedici parate nella sfida contro il Belgio, dove è capitolato solo ai supplementari.

Dicono gli esperti di Stati Uniti, che gli americani non amino il calcio per una questione culturale, ovvero perché non possono concepire uno sport dove salta il collegamento tra la mente e le mani (football americano, baseball, basket, hockey), dove in sostanza non si debba lanciare o afferrare una sfera. Tesi dimostrata dal fenomeno mediatico di queste ore intorno a Tim Howard, e corroborata dal fatto che, proprio tra i pali, dove più di altri ruoli contano le capacità atletiche muscolari cari agli americani (potenza e riflessi) e utilizzo degli arti superiori nell’afferrare una sfera, gli Stati Uniti abbiano sfornato negli anni alcuni tra i loro migliori calciatori.

Esemplare in questo ragionamento il caso dell’italo americano Tony Meola, portiere e capitano degli Usa durante Italia ’90 e ai mondiali in casa del ’94 (quando esibiva una coda da far invidia al più famoso Divin Codino). A fine torneo passò al football americano come calciatore di calci piazzati (venendo epurato per via di questo tradimento dalla Nazionale del ct globetrotter Bora Mulitunovic) per poi tornare al soccer. Un ottimo mondiale lo disputò anche l’inossidabile Brad Friedel, nel 2002 in Giappone e Corea. A 43 anni suonati il portierone americano è ancora in forza al Tottenham, dopo una prestigiosa carriera nella Premier League in squadre come Liverpool, Blackburn e Aston Villa.

Ma torniamo ad Tim Howard, con le sue 103 presenze (3 in più di Meola), è il portiere veterano della nazionale Yankee. Era una promessa del calcio americano fin dal 2003, quando venne clamorosamente scelto da Sir Alex Fergusson, nel travagliatissimo dopo Schmeichel (leggetevi a riguardo il capitolo su Massimo Taibi in Portieri eroi di sventura) come portiere del Manchester United. In tre stagioni l’americano, che ha esibito in Brasile un coraggioso look da talebano, gioca coi Reds 45 partite, fino all’arrivo di Edwin Van Der Sar che prenderà saldamente sulle sue spalle la maglia da titolare.

Chiuso dal gigante olandese, Howard passerà all’Everton nell’estate del 2006, dove si rende protagonista di un episodio clamoroso. E’ il 4 gennaio 2012, quando durante la sfida di campionato contro il Bolton, Howard beffa il collega avversario con un “gollonzo” incredibile, direttamente da calcio di rinvio. E’ il goal dell’1 a 0 di una partita che finirà 2 a 1 per l’Everton.

Chiudiamo con le sorprese negative: oltre a Casillas, di cui si è già scritto tutto, spicca “saponetta” Akinfeev che, complice una Russia assai modesta, nonostante la cura Capello, rischia di passare alla storia per una delle papere più imbarazzanti di tutta la storia dell’intero Mondiale, quella contro la Corea. Nonostante sia considerato uno dei portieri più forti del mondo, sarà quello il suo ricordo di questo torneo. E se essere sceso nuovamente in campo dopo una figura del genere, previa scuse pubbliche ai tifosi russi, dimostra comunque il carattere di un portiere, l’errore in uscita che ha determinato il goal dell’Algeria e l’eliminazione della squadra, testimoniano lo stato confusionale. Dimenticare e alla svelta il Brasile è il suo imperativo categorico.

E Buffon? Per il Capitano azzurro un Mondiale con luci e ombre. Dall’incertezza in uscita sul goal della Costa Rica, alla parata strepitosa sul cannibale Suarez, bella quanto inutile, visto il risultato finale. Il suo mondiale rischia di essere ricordato più per il suo sfogo televisivo nel dopo Uruguay, che ha scoperchiato il vaso di Pandora dello spogliatoio azzurro, piuttosto che delle imprese sul campo. Peccato.

Foto Anteprima: www.bleedphilly.com