Tra Messi e Robben, Van Persie e Higuain, alla fine la spunta Romero, il portiere con il nome da regista horror che para due penalty (Vraal e Snejider) regalando all’Argentina la quinta finale mondiale della sua storia, al termine di una gara brutta, decisa ai calci di rigore, dopo 120 minuti di noia atroce, sancendo l’uscita di scena dell’Olanda, favorita della vigilia.

Un risultato a sorpresa? Non per chi vi scrive che ha passato l’intera giornata di ieri a smorzare l’entusiasmo di amici e conoscenti che prevedevano entusiasti una vittoria schiacciante dell’Olanda sulla più europea delle Nazionali sudamericane.

Una vittoria che a molti era parsa scontata, per la simpatia che ogni volta accompagna il nome Olanda (Van Gaal a parte), che associ subito al bel calcio, le belle donne, gli zoccoli e i tulipani, la marijuana e la prostituzione legalizzata. Perché l’Olanda aveva giocato bene, esordendo al mondiale disintegrando la Spagna campione in carica, a differenza dell’Albiceleste che non aveva impressionato. Questa percezione non teneva conto del fatto che l’Olanda aveva vinto con estrema fatica (e furbizia) le gare ad eliminazione diretta e che i due suoi campioni (Van Persie e Robben) erano a secco di reti dalla terza giornata del girone.

E soprattutto del fatto che l’Argentina fino a che non è morta è sempre viva. Può sembrar tautologico, ma è così, e lo ha dimostrato una volta in più anche ieri sera andando a vincere una gara decisamente brutta.

Non lo dico per vantarmi, non davo per favorita l’Argentina per esser bastian contrario, ma solo perché sono nato nel 1978, anno del mondiale della vergogna che l’Argentina vinse in finale con l’Olanda (che prese un palo sull’1 a 1 al 90) e soprattutto avevo dodici anni quando, l’uscita a vuota di Zenga su Caniggia, e i rigori falliti da Donadoni e Serena, spalancarono a una brutta Argentina la strada della finale, per l’appunto contro la Germania (formalmente ancora Ovest), ad Italia 90. Ricordo solo altre due occasioni nella vita in cui piansi più di quella sera, non soltanto per la delusione sportiva, ma perché capii come nel calcio e quindi nella vita, tra i buoni e i cattivi, vincono spesso i secondi.

Allora come oggi esce di scena la squadra che aveva fatto vedere il calcio migliore, allora come oggi l’Argentina appariva come una squadra stanca, stretta attorno al suo fuoriclasse Maradona/Messi. Allora come oggi sugli scudi un portiere mediocre che di nome fa Sergio. Goycoechea nel 1990, Romero oggi. Comunque assai meglio il primo (che fu decisivo dai rigori in due partite) del secondo di cui la Sampdoria non sa più che farsene, visto che anche il Monaco lo ha rispedito al mittente a termine del prestito.

Dunque la finale sarà Germania Argentina che si affronteranno al Maracanà, per la terza volta in meno di trent’anni per la conquista del titolo finale.

La prima fu nel 1986, in Messico. L’Argentina avanti per due a zero si fece rimontare sul 2 a 2 a dieci minuti dal termine, ma poi ebbe la forza di trovare la zampata vincente con un’azione di contropiede magistrale, Maradona fa l’unica magia di giornata, ma  che vale il titolo, lanciando Burruchaga in porta, per il 3 a 2 finale.

Nel 1990 la rivincita della Germania, data per favorita alla vigilia, ma che vinse solo grazie a un rigore inesistente messo a segno da Brehme. Si disse che fosse stata la vendetta per aver eliminato gli azzurri, in una partita segnata dalle polemiche di Maradona che aveva invitato i napoletani a tifare in semifinale Argentina invece che Italia, e dai fischi del pubblico romano all’esecuzione dell’inno dei sudamericani, con il labiale del Pibe de Oro, “hijos de puta” che farà il giro del mondo.

Domenica sarà la bella, se la Germania vince raggiunge l’Italia a quota 4 titoli iridati, se lo vince l’Argentina raggiungerà la Germania stessa a quota 3. Per la Germania è la finale numero otto, per l’Argentina la finale numero 5. A dimostrazione che, al di là delle sorprese, in finale poi vanno sempre i soliti noti.

Domenica la Germania appare favorita, motivo in più per aver paura dell’Argentina.

Nell’attesa un Brasile Olanda valido per il terzo posto che promette goal a grappoli e divertimento tanto garantito quanto inutile.