C’erano veramente poche persone, ieri pomeriggio, all’incontro tra i sette sindaci dei Comuni pratesi organizzato alla festa dell’unità di Vernio. Ma i dubbi e le incertezze, soprattutto sulle sorti dei Comuni pratesi più piccoli, non avevano certo bisogno di una platea consistente per palesarsi. Presente anche il segretario provinciale Pd Gabriele Bosi, venuto a sentire i “suoi” sindaci, e alla spicciolata anche gli assessori Squittieri e Faltoni. Tutti in attesa dei decreti attuativi, la trasformazione delle Province e la prospettiva dell’area metropolitana fiorentina genera entusiasmo e preoccupazione al tempo stesso. Diciamo che genera incubi, oltre che preoccupazioni. Soprattutto per i Comuni meno popolosi.

Per Prato, in vacanza il sindaco Biffoni, c’era il vicesindaco Simone Faggi seduto al centro della scena. “La nascita dell’area metropolitana impegnerà il territorio di Prato nei rapporti con Firenze – ha cominciato Faggi – ma in questo momento sappiamo poco e il passaggio nella città metropolitana mi sembra alquanto nebbioso. Non sappiamo, per esempio, quello che accadrà sulle competenze. Sappiamo che sparisce il presidente e che le competenze una volta delle Province verranno redistribuite in qualche modo. Ci sono due cose che i Comuni pratesi devono fare: lavorare in sinergia per cercare di superare insieme tutte le difficoltà istituzionali cui andremo incontro. Sto pensando per esempio alla protezione civile: alla Provincia spettava la decisione in caso di emergenza. Chi deciderà adesso? La seconda cosa necessaria per superare al meglio la situazione di incertezza cui andiamo incontro – ha aggiunto –  è riflettere bene su cosa i Comuni vogliono fare con Firenze. La mia opinione è che con Firenze bisogna intavolare una discussione seria, fuori dagli schemi ideologici e che ci veda compatti sulle nostre posizioni, come il nostro no all’aeroporto. Ma la discussione con Firenze ci deve essere e deve essere proficua”.

Se il sindaco di Poggio a Caiano Martini è preoccupato per gli scenari futuri, Doriano Cirri, primo cittadino di Carmignano, lo è ancora di più e da una parte racconta il sentimento carmignanese e dall’altra invita a prepararsi alla guerra con Firenze. “Noi viviamo una situazione di strabismo. Da una parte ci sentiamo fiorentini e guardiamo a Firenze soprattutto da un punto di vista turistico. Dall’altro, a livello istituzionale e di servizi, guardiamo a Prato, cui siamo profondamente legati. Dobbiamo convincere Firenze a farci entrare nella città Metropolitana perché in Regione, nella città metropolitana, Prato e Pistoia non le vogliono. Quindi prepariamoci allo scontro e ad un dialogo serrato”.

Quelli che hanno più paura sono i sindaci della Valbisenzio, pronti a rispolverare l’Unione dei Comuni per riuscire a gestire le difficoltà che verranno e soprattutto il nodo cruciale della statale 325, l’unica vera arteria di comunicazione. L’incertezza complica la gestione di Primo Bosi, sindaco di Vaiano, che spera “in decisioni unitarie da parte dei Comuni della Valbisenzio”. “Ci siamo fatti avanti con la Regione, pronti a gestire insieme a Vaiano e Cantagallo le problematiche della 325 – racconta invece il sindaco di Vernio Giovanni Morganti – dalla Regione però ci hanno risposto che con la trasformazione delle Province la gestione delle strade torneranno in carico alle Regioni”. “C’è entusiamo e fiducia nella trasformazione delle province ma rischiamo di essere oberati ancora di più dalla burocrazia – ha spiegato poi il primo cittadino di Cantagallo Guglielmo Bongiorno – Tutti i giorni dobbiamo fare i conti con enti che si sovrappongono l’uno all’altro, non è facile. Speriamo questo sia un primo passo verso un vero riassetto dello Stato, ma io credo che il partito, che esprime di nuovo e con soddisfazione sette sindaci, dovrà riflettere molto bene se far parte della città metropolitana. Per farlo, è fondamentale che ci sia pari dignità, che le nostre risorse e le nostre opportunità siano le stesse dei fiorentini”.

Fino a Mauro Lorenzini, sindaco di Montemurlo, che fa un esempio molto pratico degli effetti dell’incertezza sul futuro delle Province e della città metropolitana. E si fa una domanda che forse in molti si sono fatti: mi conviene rimanere al fianco di Prato? “A Montemurlo abbiamo avuto un boom di richieste di iscrizioni al nostro liceo artistico ma io non so come fare ad aumentare le aule – comincia – mi servono 150mila euro ma adesso non so a chi chiederle e nemmeno le posso spendere di tasca mia perché la cosa non mi compete. Questa è una situazione assurda e complessa ma io credo che non si possa mandare avanti la politica e lasciare indietro l’analisi dei suoi effetti come si sta facendo con le Province. In questo modo si aumentano solo i costi e le difficoltà per i Comuni, perché poi gli studenti che non troveranno posto al “Brunelleschi” non andranno a lamentarsi con la Regione, verranno da me. E mi faccio anche un’altra domanda – ha aggiunto –  con il nuovo scenario mi conviene rimanere un Comune di 19mila abitanti oppure forse sarebbe meglio sommarsi a Montale e ad Agliana con la speranza, in futuro, di pesare di più? Io penso che il Partito Democratico sia di fronte ad una prova importante, quella di recuperare la capacità di analisi e di proposta che ha perso nel tempo”.