Chissà se l’hanno sentito il vescovo, il sindaco e tutti i pratesi che ieri sera in piazza Duomo aspettavano l’Ostensione della Sacra Cintola, quel boato che poco prima della mezzanotte s’è alzato da piazza Mercatale sillabando “vaffanculo”. Un “vaffanculo” che non c’entra niente con l’omonima canzone di Masini (a scanso d’equivoci) ma c’entra, parecchio, col clima che è andato addensandosi intorno ai quindici giorni di festa in piazza Mercatale chiamati “Settembre Pratese”.
Dalle polemiche sulla Pallagrossa a quelle sulla qualità degli eventi organizzati in piazza Mercatale, anche quest’anno a Prato c’è di che discutere. Così come accade in qualsiasi altra città che abbia in programmazione di eventi di una certa portata, e sia fornita di un meticolosa rete per l’accesso a internet. Ci sarà sempre qualcuno cui non andrà bene qualcosa.
Ieri sera, comunque, mentre il Corteggio Storico si snodava per le strade del centro con i suoi tamburi e le sue performance, piazza Mercatale ospitava “Neverland”, evento di musica tecno che ha richiamato come lo scorso anno quasi duemila persone. E una decina di minuti prima della mezzanotte, termine previsto per la serata, il dj ha chiesto a gran voce al pubblico d’intonare un “vaffanculo per tutti quelli che ci vogliono male”.
Sarebbe una goliardata da relegare nel dimenticatoio se non si potesse anche leggere come l’espressione finale di un sentimento di rivalsa maturato nel clima di proteste, critiche e generale disprezzo che una fetta di città, chi più lecitamente (residenti che protestano per 15 giorni di chiasso e disagi vari) e chi meno (chi protesta per la qualità dell’offerta eventistica, perché c’è e ci dev’essere spazio per i gusti di tutti), ha alimentato negli ultimi giorni.
“E’ questa la movida di Prato, è questa la Prato che conta: tutto il resto è noia” gridava nel microfono il dj, fomentando il suo pubblico. Poi la musica tecno è scomparsa di colpo qualche secondo prima la mezzanotte, termine imposto per gli eventi in piazza Mercatale come da copione. Perché la gente deve andare a lavorare.
Chissà poi cosa avranno pensato quelli cui a mezzanotte è stato stoppato il divertimento, quando si sono resi conto che a trecento metri di distanza, in una piazza Duomo strapiena, l’Ostensione dell’8 settembre è finita per essere celebrata il 9 e che di fatto, il Corteggio Storico coi suoi figuranti e i concerti, le pizziche e le tarante, non sono terminati se non oltre le una di notte.
Giustamente oggi, alle già note tipologie di lamentele s’è aggiunta pure quella per il Corteggio troppo lungo, che ha costretto qualcuno a tornare a casa prima della fine. Perché la gente deve comunque andare a lavorare. Che sia andato a ballare la tecno o ad assistere alla parata di una città in festa.