“Un melodramma tragico, un melodramma tecno”: con queste parole Paolo Graziosi commenta “Quai ouest”, la nuova produzione del teatro Metastasio in collaborazione con il Festival dei 2 Mondi. Graziosi assieme a Alvia Reale si aggiungono alla compagnia stabile del Met con Valentina Banci, Francesco Borchi, Francesco Cortopassi, Fabio Mascagni, Elisa Cecilia Langone e Mauro Malinverno, per questa rappresentazione tratta da un testo di Bernard Marie Koltès, con la regia di Paolo Magelli.

Lo spettacolo sarà in scena al Fabbricone dall’11 novembre al 2 dicembre (feriali ore 21, festivi ore 16. 17 e 24 novembre riposo).

quai ouest

Si tratta di un testo giovanile di Koltès, un racconto ambientato nel regno dell’abbandono, in un quartiere deflorato, territorio dell’illegalità, dove i personaggi si muovono senza più etica, senza moralità, rinnegando la famiglia, la giustizia, la vita.

Quai Ouest è un testo graffiante, crudele – commenta il regista Paolo Magelli – che annuncia la fine della nostra cultura e della nostra civiltà. Un grido che ci ha lasciato Koltès, un grido meravigliosamente ottimista, perché attende una risposta: la risposta la devono dare gli spettatori. Come tutte le grandi opere di critica questo testo fa violenza ai valori morali e politici sui quali è basata la nostra società, mettendo in discussione non solo la sopravvivenza della nostra cultura, ma quella dei nostri popoli. E lo fa in modo tragicomico, analizzandoci con la curiosità che ha il bambino quando scopre per la prima volta il formicaio”.

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Koltés è poco frequentato in Italia, perché non è semplice farlo passare al pubblico. Quai Ouest, tra i suoi testi, è dei meno rappresentati in assoluto. Con queste premesse Magelli sceglie un allestimento di forte impatto – scenografia a cura di Lorenzo Banci – con fango a riempire tutto il palco, dove i protagonisti si muovono con non poche difficoltà e una pioggia battente che inonderà le lamiere presenti in scena. “Camminare per due ore nel fango ti offre una realtà che non permette la finzione. L’elemento scenico in questo spettacolo aiuta moltissimo a rendere l’idea della situazione in cui si trovano i protagonisti” commentano Borchi e Mascagni della compagnia stabile. “Questo è un testo che, seppur contemporaneo – afferma Valentina Banci – ha dei grandi riferimenti al teatro classico con lunghi monologhi al suo interno”.

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Il commento di Paolo Graziosi. “Dal mixing tra il testo di Koltès e la regia di Paolo Magelli poteva venire fuori qualcosa di veramente esplosivo. I due personaggi sono lontani, ma hanno in comune qualcosa di rivoluzionario e ferocemente inesorabile, che in qualche modo ha coinvolto un gruppo di attori e li ha portati ad un livello molto teso, molto forte, molto intenso come un testo così anomalo e un regista così anomalo richiedevano. Un melodramma tragico, un melodramma techno. Alla fine mi sono reso conto che il risultato era sorprendente: sono un attore che va coi piedi di piombo quando sceglie i lavori da fare. Mi sono lasciato andare alle suggestioni musicali, altro elemento importantissimo all’interno della piece. Tutti insieme siamo riusciti a restituire una versione che fa fare alla teatrologia di Koltés un passo avanti. Anche divertendoci, malgrado il contesto disarmante in cui ci troviamo a recitare”.