Venerdì 6 e sabato 7 al Teatro Metastasio va in scena Amuleto, un testo dello scrittore cileno Roberto Bolano con la regia di Riccardo Massai e la struggente interpretazione di Maria Paiato, prodotto dall’Associazione Archètipo in collaborazione con il Teatro Metastasio Stabile della Toscana.

La storia è quella di Auxilio Lacouture, unica scampata all’irruzione dei reparti antisommossa nell’Università di Lettere e Filosofia di Città del Messico nel 1968. Mentre professori, segretarie e studenti vengono fatti sgombrare con la forza lasciandosi dietro carte scompaginate dal vento e speranze di libertà, lei viene ignorata da tutti, inconsapevolmente nascosta nel bagno del quarto piano, rapita dalla sua lettura di versi. Parte da qui lo scrittore cileno Roberto Bolaño, da un personaggio che si autoproclama “madre della poesia messicana”, per raccontare nel suo Amuleto (1999) il difficile rapporto tra potere e cultura, tra la Storia e le storie. E parte di qui anche Riccardo Massai, che affida a Maria Paiato il compito di accompagnare gli spettatori in un monologo a più voci, in cui l’io narrante della donna uruguaiana dialoga con poeti, artisti ed intellettuali ma anche madri in attesa di un ritorno, donne in cerca dell’amore ancor prima che di un ideale. Sullo sfondo dell’America Latina in cui i giovani cercano la rivoluzione per tornare diversi, Auxilio offre la sua composta fisicità al dolore come all’ironia, sempre fedele al testo, fedele soprattutto alla sua filosofia. Da quel bagno e in quei 12 giorni, Auxilio incontra fantasmi e azzarda sofferte premonizioni, come una Cassandra condannata al Sapere. Realtà e fantasia si intrecciano nella migliore tradizione latino-americana, le notti nei caffè della capitale si susseguono alle giornate trascorse tra mille espedienti. Fino all’epilogo che va oltre tutto questo, una visione apocalittica eppur segnata dalla speranza. Pochi sapienti effetti luce aiutano a scandire le tappe di un viaggio che si avvia al termine della Storia, a tratti accompagnati da rapide evocazioni sonore.
Sabato 7 febbraio alle ore 17 al Metastasio è previsto un incontro con gli attori della compagnia, introdotto dal critico Valentina Grazzini.
Sabato 7 e domenica 8 febbraio al Teatro Fabbricone vanno invece in scene Le sorelle Macaluso, lo spettacolo scritto e diretto da Emma Dante recentemente vincitore di due premi UBU, quello per la regia e quello per il miglior spettacolo 2014. Il testo racconta una “storia matriarcale” prendendo le mosse da una cerimonia funebre cui prende parte una famiglia di sette sorelle formata da Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella, morta qualche anno prima. Dopo la cerimonia, le sorelle si fermano a ricordare, a evocare, a rinfacciare, a sognare, a piangere e a ridere della loro storia. I morti stanno in fondo, pronti ad apparire e a scomparire, pronti a portarsi via la defunta mentre una strisciata di scotch sul pavimento segna il confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano. “Immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio” – racconta la regista. Un ritratto familiare (e non solo…) in cui il paradosso dialoga con la miseria, il reale si mescola al sogno, i morti insieme ai vivi… immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura”. Il testo nasce da un racconto fatto alla Dante da un amico: sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri. (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi).

Sabato 7 febbraio, dopo lo spettacolo è previsto un incontro con gli attori della compagnia, introdotto dal critico Gabriele Rizza.