I festeggiamenti per il Capodanno cinese sono alle porte, è d’uopo celebrare questo ennesimo Anno della Nutria in terra pratese, quindi dove recarsi in tale sabato sera di giubilo per accodarsi ad un Trenino Conga, fra champagnini, trombette e biscotti della fortuna? La risposta è scontata: ad un concerto underground a tinte metal.

Fra gli eventi in programma nei dintorni è più che giusto supportare quelli che vedono protagoniste le band di zona, per di più di nicchia, pronte a scontrarsi stasera con quella terrorista di Cristina D’Avena, presente in città per raccogliere pubblico a palate e infanzie mai concluse a suon di sigle di cartoni animati. Una scelta eroica, come quella del No Cage di dare spazio alla resistenza rispetto al pensiero unico in musica.

In realtà il No Cage ha nel sangue la vocazione per le battaglie coraggiose, portando avanti da sempre politiche antispeciste, proponendo menù vegetariani in terra di trippa & lampredotto, rappresentando un’avamposto culturale che mio nonno macellaio sta probabilmente commentando dalla tomba con un “Bitch, please”, come soleva dire. Indossate le benauguranti mutande rosse mi precipito in via Borgo Valsugana, con la speranza di non finire la serata perquisito in questura o spogliato al pronto soccorso, essendo tutte situazioni in cui la biancheria conta parecchio. Giunto al No Cage sento un fortissimo odore neutro di aria, poi mi spiegano che è dovuto allo spadellamento di tofu e seitan andato avanti per tutta la sera. I tavoli e le sedie occupano ancora il locale, che in genere viene sgombrato per essere trasformato da ristorante in sala concerti. Sono arrivato giusto in tempo, penso, invece scopro che i Lurking Fear hanno già suonato e che evidentemente il No Cage è anche l’unico club che finalmente si impegna a somministrare musica live a partire dalle dieci spaccate.

Sul palco appare un bouzouki (ciò che un italiano chiamerebbe mandolino) e subito dopo inizia il concerto degli 81db, band fiorentina di cui ho sentito parlare, anzi, tessere le lodi, da tempo. I quattro sfoderano una tecnica in effetti notevole, ma mi deludono in quanto a stile, che è la cosa più importante. Il loro taglio formale mi suona datato e un po’ troppo stratificato, che pesca nel nu metal dei System Of A Down e nell’eclettismo dei Tool, con quella vena prog che non fa impazzire me, ma neanche il pubblico, che approfitta delle sedie rimaste a disposizione e di ottimi liquori artigianali. Guardo l’orologio, dice che siamo nell’Anno della Nutria 2015, e che quindi gli 81db sono un po’ fuori tempo massimo. Quando annunciano l’ultimo pezzo gli applausi si fanno più forti, ma sono quei battimani che vanno ad alimentare l’Applausometro del Male, come anche loro stessi sapranno. Ebbene sì, anche le platee alternative sanno essere passive aggressive, pur non contando tra le prorie fila una sufficiente presenza femminile. Già, stasera in sala non c’è neppure quella metallara di Maria Elena Boschi, ma le mando subito un messaggio su Whatsapp per sapere che fine ha fatto la legge sulle quote rosa per i concerti underground, nei quali si avverte troppo spesso in maniera drammatica l’assenza del profumo di balsamo alla pesca nettarina.

È il momento dei milanesi Satori Junk, band molto interessante sulla scia di Electric Wizard e Ufomammut. Il loro doom ha un tocco personale dato dagli inserti di tastiera e dagli sguardi allucinati del cantante, che contribuiscono a rimandare un effetto ipnotico tipico del genere. Seppur con qualche lacuna tecnica questa giovane band solleva le sorti della serata in quanto a stile, proprio come mi aspettavo.

In men che non si dica, mentre negli altri club sta appena iniziando ad affluire gente, siamo già all’ultimo cambio palco; resto in attesa che parta il trenino conga giusto per sbocciare all’anno nuovo, invece ecco gli Egeria on stage, band che sono molto curioso di sentire, essendo un gruppo relativamente nuovo, ma composto da vecchie conoscenze della scena hardcore fiorentina. Con loro finalmente stile e tecnica vibrano all’unisono creando energia sludge positiva nella sua unione col carattere death & roll ed il cantato hc. Gli Egeria hanno l’attitudine giusta e tutte le carte in regola per dire la propria, risultando un gruppo già maturo sia negli intenti che nella loro realizzazione. Le varie canzoni filano potenti e coinvolgono i presenti a dovere, anche se lo scarso pubblico non può restituire pienamente l’energia che viene dal palco.

Alcuni concerti underground sono come la nazionale italiana di rugby, eroica ma spesso sconfitta, vincente a proprio modo, e riconosciuta universalmente per i terzi tempi molto alcolici. Così me ne torno verso casa, quando mi sembra di vedere lungo il Bisenzio qualcuno che sta poco bene, mi pare Cristina D’Avena in crisi di benzodiazepine e vinsanto, invece poi mi accorgo che è una nutria. Decido di unirmi a lei sulla riva buia del fiume, le offro una Peroni calda e insieme facciamo il countdown, brindando e accogliendo così il nuovo anno, poi la saluto dicendole: “Auguri”.

Foto: inaugurazione del No Cage.