Kinbaku è lʼarte giapponese di legare con le corde anche conosciuta come Shibari o Bondage giapponese. Negli anni, questʼarte è stata applicata in diversi contesti, assumendo sfaccettature molteplici: ogni artista la re-interpreta personalmente.

L’approccio di Barbara Stimoli – che domenica scorsa ha tenuto un laboratorio/performance a Il vivaio del Malcantone a Firenze – si alimenta della formazione come danzatrice/performer e dell’interesse per tutto ciò che è legato al corpo e al movimento.

Lo shibari/kinbaku è innanzitutto relazione, un patto di fiducia tra chi lega e chi è legato e viceversa. La tensione delle corde è il legame che li unisce. Tra le due parti si instaura un gioco di ruoli, in cui chi lega si prende la responsabilità e la cura dellʼaltro, mentre chi è legato fa un atto di accettazione e abbandono, unʼazione nella non-azione. Chi è legato espone la sua fragilità, le sue possibili contraddizioni.

Nellʼimmobilità e nella costrizione scopre una nuova forma e libertà, si esperiscono i limiti del corpo e di sé, una totale assenza/presenza fisica e la trascendenza da sé.

Un atto carico di valore simbolico che, come molte pratiche orientali, ha la capacità di legare insieme i differenti livelli dell’esperienza estetica. Nell’arte del legamento si rende evidente una tensione vitale e relazionale che si trasforma così in gioco e rappresentazione per essere agita e trasformata. Concedersi all’altro nell’eterna e opaca dinamica della dominazione, abbandonare il corpo, permettere il controllo, fidarsi, esporsi alla dialettica tra forza e arrendevolezza.