Debutta oggi al Fabbricone la “Butterfly” dei Kinkaleri. Dopo il lavoro sulla Turandot fatto nel 2010, la compagnia pratese torna a lavorare su un’opera lirica “a misura di bambino”. Lo spettacolo con Yanmei Yang e Marco Mazzoni è in scena in prima nazionale oggi e domani alle 17. “Cercavamo risposta alla domanda – racconta Massimo Conti dei Kinkaleri – come possono opere come quelle di Puccini continuare a parlare ai bambini delle età dell’elementari? Ci siamo accorti che lavorandoci in una certa maniera sono di una comunicazione diretta di sentimenti e intensità”.

In un continuo ribaltamento di figure e sagome, la scena si sviluppa in un gioco tra bidimensionalità e tridimensionalità, provocando nel pubblico un costante cambio di percezione in cui il performer agilmente interpreta i diversi personaggi della storia, mentre il canto appare nelle vesti dell’incantevole Butterfly che ripropone dal vivo le arie più celebri dell’opera. “Abbiamo due piani che vivono simultaneamente: quello orizzontale e verticale, il tutto collegato all’incontro del teatro per come lo vogliamo intendere noi, ossia ‘colui che gioca sul palco’: l’idea che volevamo dare era che questo gioco fosse trasmissibile, che potesse farlo anche un bambino nella sua cameretta con nulla”.

La musica fa da commento a lo spettacolo: “è un film musicale il nostro. Abbiamo seguito il filo dell’opera, ma, a parte le arie cantate dall’attrice cinese, le parti cantate e strumentali seguono gli attori in scena e li sostengono”.

Mentre la trama della Turandot si prestava ad un pubblico di bambini, quella della ‘Madame Butterfly’ rimane più complessa da proporre: “La Turandot è una favolona, con questa opera invece – continua Conti – ci siamo dovuti mettere a confronto col suicidio di una donna che si toglie la vita per amore. Abbiamo cercato un equilibrio tra pathos e gioco, non volevamo rinunciare al primo perché vuol dire educare al sentimento”. La morte è liberazione per i Kinkaleri: “per noi la morte diventa una trasformazione, la persona muore e diventa una farfalla come fosse una liberazione, il superare la morte con qualcosaltro”.