Opere d’arte, antichi oggetti e strumenti di utilizzo in ambito sanitario, preziosi documenti d’archivio, perfino la ricostruzione della spezieria antica dell’ospedale, anzi dello “Spedale” come veniva detto anticamente, Misericordia e Dolce di Prato.

È la storia di sette ospedali toscani, raccontata attraverso una serie di testimonianze che, nel corso dei secoli, hanno scandito il vivere quotidiano dell’ammalato all’interno dei luoghi di cura e devozione: il Misericordia e Dolce di Prato, gli ospedali fiorentini di Santa Maria Nuova, San Giovanni di Dio e degli Innocenti, il Santa Maria della Scala di Siena, il Santa Chiara di Pisa e il Ceppo di Pistoia, sono i protagonisti della mostra dal titolo “Il corpo e l’anima. I luoghi e le opere della cura ospedaliera in Toscana dal XIV al XIX secolo”, curata da Esther Diana e Francesca Vannozzi e visitabile dal 29 maggio al 14 settembre negli spazi a piano terra del Museo pratese.

Si rinnova dunque la stagione delle esposizioni temporanee di Palazzo Pretorio, dopo la mostra dedicata ai disegni di Jacques Lipchitz conclusa il 3 maggio scorso. Suddivisa in sette sezioni, “Il corpo e l’anima” vuole riannodare i fili storici di sette istituzioni ospedaliere toscane e delle loro funzioni, che spaziavano dall’accoglienza del povero e del pellegrino fino all’assistenza del malato e dell’infanzia abbandonata. Gli ospedali dunque visti non solo come luoghi di cura, ma come preziosi scrigni che racchiudono patrimoni artistici di pregio accumulatisi nel corso dei secoli, selezionati dalla curatrice non in base a un ordine cronologico ma tenendo conto del loro significato. Tra i capolavori da non perdere (una cinquantina le opere esposte), la bella Madonna con Figlio tra i Santi Barnaba e Silvestro di Lodovico Buti, opera cinquecentesca di grande fascino, e il Buon Samaritano di Nicola Malinconico provenienti dalla collezione permanente del Pretorio, una trecentesca Madonna in trono con Bambino attribuita a Giotto di Maestro Stefano, detto Giottino (ospedale Santa Maria Nuova), un Crocifisso ligneo di Francesco da Sangallo risalente al ‘500 (ospedale Santa Maria Nuova).

Grazie alla collaborazione tra Comune di Prato e Comune di Siena, la mostra “Il corpo e l’anima”, allestita in prima battuta al complesso museale “Santa Maria della Scala” di Siena, si sposta a Prato arricchendosi di alcune novità. Nella sezione pratese, in particolare, tornerà visibile la raffinatissima antica Spezieria officinale, riallestita negli spazi dell’ex Monte dei Pegni del Museo e conservata dalla fine dell’800 presso il Museo Civico, con il suo prezioso corredo di ceramiche composto da una novantina di vasi di maiolica, eseguiti tra il 1760 e il 1810 dalla Manifattura Ginori di Doccia di Sesto Fiorentino. Rispetto alla mostra senese, il percorso espositivo pratese si allarga con l’inserimento di tre opere di maestri del ‘500-‘600 gravitanti intorno alla corte medicea, alcune provenienti dai depositi di Palazzo Pretorio (Madonna col Bambino di Zanobi Poggini, Sacra Famiglia con San Giovannino di Giovan Maria Butteri, Crocifissione con la Madonna, San Giovanni e Maddalena di Domenico Cresti detto Il Passignano). Altre tre opere, stavolta provenienti dal Palazzo degli Spedalinghi (ospedale Misericordia e Dolce) entrano nel percorso espositivo de “Il corpo e l’anima”: un dipinto attribuito a Santi di Tito, un Ritratto di Medico attribuito a Giovan Pietro Naldini e una Madonna della Misericordia d’inizio ‘600. La mostra “Il corpo e l’anima” non si esaurisce al piano terra, ma idealmente prosegue nel resto del Museo grazie a un collegamento con le opere della collezione permanente (una sessantina) la cui provenienza dall’ospedale Misericordia e Dolce viene segnalata in modo particolare.

La mostra è stata resa possibile dalla collaborazione tra Regione Toscana, Comune di Prato col contributo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Asl 4, Comune di Siena, Centro di documentazione per la storia dell’assistenza e sanità, Università degli Studi di Siena.