Oggi mi permetto di fare un appello a tutti gli abitanti di Prato (e non solo).

Quando dico a tutti intendo veramente a tutti. Parlo ai ragazzi che stanno cercando disperatamente di fare impresa, parlo ai pensionati che possono raccontare la loro esperienza passata di grandi lavoratori, parlo a tutti i pratesi che hanno origini di altri paesi di Italia e del mondo che mai come oggi rappresentano un’opportunità e una risorsa vera per il nostro territorio.

E’ esistito un tempo in cui il contadino pratese si inventò di comprarsi un telaio e di montarlo nel suo garage per poter fare pezze e arrotondare così il suo stipendio mensile. Era il tempo in cui nasceva la filiera del tessile, quella filiera che molti dall’estero venivano ad osservare da vicino perchè non si spiegavano come effettivamente potesse funzionare nel suo straordinario modo di essere disorganica e al tempo stesso completa di tutte le funzioni necessarie a produrre ed esportare.

Io sono fortemente convinto che quel settore tessile nel modo in cui lo abbiamo conosciuto e lo abbiamo visto crescere e anche decrescere in un momento di forte crisi, debba essere contaminato di innovazione con gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione.

E la provocazione che oggi voglio lanciare a chi lavora nel settore tessile di Prato è questa: come mai io (che sono fuori da questo settore) ho possibilità di vedere come siano fatti i luoghi del tessile pratese solo con qualche foto durante le campagne elettorali perché qualche politico viene in visita nelle aziende? Avete mai davvero pensato di aprire le vostre fabbriche, piccole o grandi e permetterne la “contaminazione”?

Quando parlo di aprirle intendo farle vedere in città e al mondo (tramite il web), parlo di pensare a metodi per narrare ciò che si produce e tutte le difficoltà che questo settore oggi incontra, per condividerle non solo tra pratesi ma anche fuori dal nostro territorio.

Questo è un modo per iniziare ai contaminare i vostri/nostri luoghi del tessile con chi può dare un contributo. Raccontare online quello che accade in aziende come le vostre oggi può fare la differenza. Usciamo dalla logica industriale di un tempo per cui “ciò che è mio è solo mio e lo custodisco gelosamente perché è segreto”. Il valore oggi non lo fa la il segreto industriale, lo fa la condivisione. Usciamo dal “distretto locale”, per favore. Non funziona più così.

Esistono gruppi Facebook in cui chiunque di voi può scattare una foto e condividerla e discutere in modo rapidissimo del vostro mondo ad altri pratesi che come voi hanno le stesse esigenze.

Esistono gruppi Facebook dove a livello mondiale si discute e si mostrano esempi di arte tessile (cercate “textile arts”).

Esistono modi digitali di contaminare i prodotti tessili che saranno il futuro dei nostri vestiti: si chiamano wearable technologies (tecnologie indossabili) ovvero possibilità di inserire sensoristica negli indumenti per farli parlare o per farvi comunicare informazioni. L’abbattimento dei costi dell’elettronica consente l’utilizzo di queste tecnologie a chiunque oggi, così che diventa economicamente accessibile per tutti l’opportunità di investire. A titolo di esempio cito l’accordo fatto tra Google e Levis per produrre “vestiti intelligenti”.

Infine esistono macchine digitali che consentono di connettere la vostra produzione di tessuti al mondo di internet e dei dati per cui grazie ad un computer, un po’ di elettronica a basso costo e un po’ di meccanica riuscirete ad inventare macchinari molto più potenti (non tanto in termini di quantità di produzione ma di possibilità di connessione con le informazioni che provengono dal web). A titolo di esempio guardate cosa ha costruito questo ragazzo spagnolo. Mi piacerebbe un giorno vedere una cosa del genere in un giardino di Prato.

Certo di un vostro riscontro, vi faccio i miei in bocca al lupo
A presto