rockin' 1000

Il chitarrista pratese Edwin Lucchesi è stato protagonista (assieme a altri 999 musicisti) di un’impresa epica che si è svolta domenica a Cesena. Forse la più numerosa cover band italiana si è riunita per un solo intento: suonare un brano per chiedere ai Foo Fighters di venire a suonare nella città romagnola. Tutto è nato da l’idea di un gruppo di amici, ha raccolto il consenso di migliaia di persone, fino a realizzarsi nei giorni scorsi. Le atmosfere, come si è svolta la giornata e come è andata ce lo racconta il chitarrista.

 

Siamo partiti all’alba da Prato, io e Matteo Bellesi – bassista del nostro progetto NUUR, per arrivare in tempo alla convocazione per i musicisti al Parco Dell’Ippodromo di Cesena prevista per le 10.00.
Alle 10, appena arrivati, volontari e staff dell’evento ci hanno indirizzato alle nostre postazioni nel parco. La zona dove poi si è svolto l’evento era suddivisa in 4 gruppi: chitarristi (300), batteristi (250), bassisti (150), e i rimanenti cantanti, per un totale di 1000 musicisti.

La giornata è proseguita con l’arrivo del direttore di orchestra Marco Sabiu che dall’alto di una torre di 6 metri, posta al centro del parco, ci dirigeva, con l’aiuto di cuffie audio wireless e di alcune luci verdi e rosse installate sulla torre, che tenevano il tempo.

Appena iniziate le prove dei batteristi, la paura iniziale di non andare a tempo è svanita nel nulla. Veder muovere quei 250 batteristi all’unisono, anche nei fills, metteva i brividi. Pian piano che le prove continuavano e i gruppi di musicisti iniziavano a provare separatamente la sensazione era quella di vivere a Woodstock.

Alle fine delle prove separate Marco Sabiu ci ha fatto finalmente lavorare insieme, dicendoci a noi chitarristi di alzare i volumi a manetta. Un po’ tutti urlavamo d’esaltazione generale di fronte all’atmosfera che si stava delineando, senza intoppi rilevanti, sempre più rock n roll!

Tutta questo è durato un po’, in quanto erano svariate prove finalizzate alla registrazione vera e propria programmata per le 18.00.

Il direttore ci ha fatto fare gridare insieme un giuramento molto simpatico prima di iniziare il tutto:
Giuro solennemente di
1. Non suonare durante le pause
2. Non suonare più colpi di quelli strettamente necessari alla canzone
3. Andare a tempo e non a cazzo di cane.

Alle ore 18.00 circa iniziamo le riprese audio, nel seguente ordine: prima solo i cantanti, poi tutti assieme. Due take per ciascuna ripresa. E lì ho capito quanto fosse incredibile quello che stava accadendo…Tutte quelle persone lì assieme, per uno scopo comune che, più del semplice fare un tributo ad un gruppo così famoso, era il suonare e vivere tutti insieme all’unisono quella situazione.

Mentre guardavo attorno a me vedevo persone di ogni tipo, ragazze/i di ogni stile, famiglie intere che suonavano assieme uno strumento per raggiungere uno scopo comune.

Alle 19 si attivano i cameraman con le loro Go Pro, carrelli che sembravano presi da un set di un film hollywoodiano e un drone che ci riprendeva da sopra.

Alla fine delle riprese esaltati più che mai i batteristi iniziano ad attaccare con un Tum-Tum-Cià Tum-Tum-Cià epico nell’ambito rock richiamando quell’iconico pezzo dei queen, con noi chitarristi e bassisti che in coro rinforzavamo a suon di riff esplodendo con noi che a ritmo di marcia ci staccavamo dalle nostre postazioni per fare il giro del campo tenendo le chitarre in alto in segno di vittoria e soddisfazione per quello che si era creato, avvicinandoci sempre più verso la zona cantanti e del palchetto dove Fabio Zaffagnini, colui che l’aveva ideato stava aspettando di fare il suo appello ai Foo Fighters.

Proprio quest’ultimo, visibilmente commosso, ha preso in mano il microfono, chiedendo alle persone presenti (musicisti e pubblico) di radunarsi intorno a lui per l’appello finale, quello che assieme al video della giornata verrà inviato alla band Americana come invito ufficiale.

Poche parole in inglese, ma significative, il cesenate spiega come: “Tutti noi speriamo che il video di questa grande impresa arrivi a tantissima gente in tutto mondo, ma quello che vogliamo veramente è che arrivi in particolare a cinque persone: quindi Nate, Chris, Pat, Taylor e Dave, guardate quello che abbiamo creato per voi!” spiegando che seppure l’Italia sia un paese dove i sogni difficilmente si realizzano, è un posto pieno di persone appassionate e creative pronte a realizzare i propri sogni, chiedendoci infine di urlare tutti assieme la nostra presenza, e noi dietro, tutti quanti in delirio, per dimostrare un’ultima volta quanto abbiamo creduto in quest’impresa impossibile.

Lo so forse sono stato a tratti didascalico a tratti lungo nel raccontarti la cosa ma.. Che dire? E’ stata un’esperienza pazzesca, sopratutto vedere tutti questi volontari non solo di Cesena ma anche di altre regioni d’Italia venire lì in quella calda domenica e realizzare nell’arco di una giornata un progetto che ha avuto la gestazione di un anno intero, con tutte quelle persone sorridenti e fogate in un atmosfera così woodstockiana e sentirci insieme uniti per un progetto comune mi ha fatto capire quanto la musica possa realmente legare le persone i generi gli ideali e tutto il resto per imprese così incredibili.