Prima cosa da dire: i Negrita sono trasversali. Mi spiego: ho le prove che ci siano persone che ascoltano Rush e Negrita. Io ascolto Eluveitie, Napalm Death e Negrita. Magari da qualche parte c’è anche chi ascolta solo Hans Zimmer e Negrita. Mozart e Negrita. Il nome più sconosciuto dell’hip hop nostrano e Negrita. Korpiklaani e Negrita, che ne so.

Non si capisce come, ma probabilmente a un concerto della band aretina si mischiano davvero gli esseri umani più diversi, cosa estremamente positiva. E poi, nasci ad Arezzo e finisci a suonare in America (e quando dico America non intendo solo gli Stati Uniti…tutta l’America, da nord a sud): a quanti è capitato? Album registrati in Andalusia, in Irlanda…i Negrita sono una band da viaggio, sia che siate voi a spostarvi da casa con le cuffie ficcate nelle orecchie (ho un ricordo quasi traumatico di un viaggio in Spagna con Rotolando verso sud sparata a un volume disumano. Non era traumatico per il volume, ma perché ci siamo praticamente persi in un bosco), sia che siano loro a vagare per il mondo raccogliendo influenze, sonorità ed esperienze. Il blues rabbioso di Radio Zombie, il sound latino di Helldorado sono solo due degli esempi che mi vengono in mente.

Dopo il successo di “Dannato Vivere” (Disco di platino) e del progetto acustico “Déjà Vu”, i Negrita sono pronti per tornare sulla scena con un nuovo progetto discografico. Prodotto da Fabrizio Barbacci, il nuovo album di inediti si intitola “9” uscito il 24 marzo per Universal Music Italia. Venerdì 4 settembre saranno in concerto in piazza Duomo a Prato per “Settembre – Prato è spettacolo”.

Abbiamo parlato con Drigo, chitarrista storico della formazione aretina, del loro tour, del nuovo album e di quello che succederà qui a Prato venerdì sera.

Avete suonato in giro per il continente americano, da nord a sud: cosa rimane addosso da un’esperienza del genere?

Partire è stato molto importante, fare viaggi in cui strada facendo ascolti musica, compri dischi, cerchi e scopri le realtà locali: raccogliamo esperienze diverse e tutto finisce nel disco.

“Dannato vivere” è disco di platino, “9” ha esordito al primo posto ed è disco d’oro: come resistete alla tentazione di sentirvi arrivati, di rilassarvi?

Siamo una band formata da personalità molto diverse, con la voglia di cercare e scoprire nuove strade, questo mantiene viva la linfa.

Siete sempre stati una band che presta grande attenzione a quello che succede nel mondo: cos’è che vi ha più influenzato scrivendo 9?

Ogni album rispecchia fatti importanti e, per 9, il viaggio che abbiamo intrapreso è stato fondamentale: è stato un anno musicalmente molto difficile, ma ci ha dato la possibilità di lavorare duro. Mattina sera e pomeriggio erano dedicati alla musica: di giorno eravamo in studio, e la sera la passavamo in scena col musical (i Negrita hanno partecipato alla riedizione del musical Jesus Christ Superstar al Teatro Sistina)

Il 28 agosto è uscito il video di “L’eutanasia del fine settimana”, da dove è nata l’idea?

Eravamo in tour, e girare un video classico era impossibile: abbiamo lasciato a un team di animatori il compito di dare vita alla canzone: parla con ironia del bisogno di prepararsi al fine settimana (nel video si vede un ragazzo che, ignaro di stare per infilarsi in un ginepraio, si ripicchietta tutto e va a rifinire in un…no, non ve lo dico. Guardate il video. Fatelo. Ora. Anzi, ora finite di leggere, poi andate a vedere il video).

Il 9 settembre, a Moncalieri, regalerete un concerto ai fan: avete un rapporto con loro che è raro trovare in una band del vostro livello

Si, è la festa di chiusura del tour, e sarà una chiusura col botto: ogni data è stata molto seguita dai fan e, proponendo un concerto gratis, c’è da aspettarsi una partecipazione ancora maggiore. Il nostro rapporto con i fan è quello che c’è fra le persone normali, siamo molto vicini a chi ci ascolta. La cosa brutta è quando smettono di seguirti.

Passando all’album, riascoltando “Poser” viene da chiedersi in che stato è la musica oggi, cosa sta succedendo?

La musica sta soffrendo oggi, in un certo senso: si deve passare per forza da certi canali, i luoghi in cui una band può crescere e fare palestra davvero sono sempre meno, se non direttamente in via d’estinzione. Raramente questi canali gratificano anche la canzone d’autore, non si salva nemmeno quella: spesso vengono preferiti gli interpreti a chi si scrive una canzone da solo.

In conclusione: cosa ci dobbiamo aspettare dal concerto di venerdì?

La scaletta sarà ampia, diversa ogni sera, e la performance cambia di continuo: abbiamo ragazzi che ci vengono a vedere anche per più date di fila, e vogliamo dargli sempre qualcosa di diverso. (E, con questo, i Negrita fregano anche quelli che dopo ogni show mettono la scaletta su internet convinti che sarà uguale a quella della sera dopo.)

 

Piccolo appunto finale: chi ha visto i Negrita dal vivo sa che hanno particolarmente a cuore la causa di Oxfam: sappiamo che sarete lì per divertirvi ma, se mentre vi spiegano un po’ di cose quello accanto a voi si mette a urlare “Sonaaaaaa!”, voi dategli uno scappellotto.