Inizia Contemporanea Festival 2015. Quindici edizioni alle spalle, e la volontà di espandersi sempre di più sul territorio di Prato. Abbiamo intervistato il direttore della kermesse Edoardo Donatini.

Leggi il programma di Contemporanea Festival 2015. 

In un’intervista fatta su Pratosfera, ci ha raccontato la sua idea su Prato e il sistema culturale. A un anno di distanza sono cambiate un po’ di cose: nuovo presidente al Metastasio, il centro Pecci, un fermento artistico in città che non si vedeva da tempo. Come sta Prato oggi e come si inserisce Contemporanea Festival in questo contesto?

Rimane valido quello che ho detto l’anno scorso: Prato deve procedere verso un sistema culturale unico, oggi sempre più necessario. Devo dire che in senso generale la nuova amministrazione sta andando in questa direzione. E’ un percorso che si fa in un tempo lungo, non lo si ottiene con un decreto, chiaramente.
Il rapporto che c’è in questo momento tra Metastasio e Centro Pecci, dimostra una volontà pratica: Contemporanea 2015 ha una serata interamente strutturata all’interno del centro. Sarà svolta nelle sale non ufficialmente riaperte per le attività espositive, ma messe a disposizione per un’attività performativa che vede gran parte dei soggetti provenienti da un territorio toscano. Inserito in un fine settimana in cui il Pecci ha organizzato un forum sull’arte contemporanea in Italia, che ha come sede il Metastasio. Mi sembra un ottimo esempio di come si possa operare: questo non può accadere tutti i giorni, ma se questo sistema inizia a prendere un ritmo dimostriamo al nostro Paese che c’è in questa città una comunità che ragiona in maniera sistematica e ottimizza il progetto senza abbassare i livelli. In più, lo stesso fine settimana, al museo di Palazzo Pretorio si inaugura una mostra di Arte contemporanea: una grande festa sull’arte contemporanea a Prato, insomma.
Tutte queste coincidenze sono accadute perché fanno parte di un ragionamento che portiamo avanti da più di un anno tra Comune, Centro Pecci e Metastasio.

Contemporanea Festival 2015 inizia, una decina di giorni per un cartellone fitto di appuntamenti sparsi per tutta Prato. Con un occhio speciale a quello che sta succedendo artisticamente sul nostro territorio: cosa succederà?

La natura di Contemporanea è essere un festival inclusivo, da sempre. Un luogo di composizione progettuale: la vocazione che questa città da sempre dà l’input a Contemporanea per svilupparsi in questo senso. Lo sguardo alle produzioni territoriali non sono nuove: è vero che forse nell’ultimo periodo, il continuo parlare di “sistema culturale” ha creato dei pensieri negli altri ed è arrivato a produrre un’esperienza come quella di ZTT, 5 spazi culturali che si mettono in collegamento tra loro. Un festival come Contemporanea non poteva fare a meno di notare una realtà così e far nascere con loro un progetto specifico. Un altro aspetto è sicuramente quello di far vedere alla cittadinanza alcuni luoghi in maniera differente, con altri sguardi: piazze, musei, spazi.

Un’attenzione sempre maggiore alla figura dello spettatore

Lo spettatore secondo noi torna a essere il committente in rappresentanza della propria comunità di riferimento. Il ruolo di questo festival è costruire contesti complessi da cui far scaturire questioni, elementi reagenti che innescano continuamente nuove criticità, che creano quindi un pensiero, delle domande. Il progetto pone domande, questioni, fastidi, delle perdite d’equilibrio, delle incomprensioni. Proponiamo cose non sempre facilmente comprensibili, ma sicuramente percepibili. Non facciamo intrattenimento noi, questa è un’altra cosa. la comunità ha stabilito che noi dobbiamo fare un altro lavoro: dobbiamo creare pensiero. Creiamo visioni, nuove prospettive attraverso gli artisti, che parlano del presente proiettato nel futuro. E’ una grande responsabilità la nostra. In questo senso abbiamo anche realizzato dei laboratori per la preparazione del pubblico.

Contemporanea anche luogo di confronto sul sistema teatrale italiano .Un’attenzione particolare negli ultimi anni è stata data alle residenze creative, creando un percorso dal titolo “Nobiltà e miseria”.

C’è un’assunzione di responsabilità per quanto riguarda il sistema teatrale italiano. Un festival è anche un luogo di discussione, un luogo che mette in collegamento idee. Le residenze creative rappresentano l’avamposto del sistema teatrale italiano, noi in tre anni abbiamo studiato e analizzato con gruppi di lavoro a giro per l’Italia. Abbiamo pubblicato un volume in cui è racchiuso la sintesi di questi primi anni di incontri che ha preso in considerazione pure il ministero mentre redigeva la riforma teatrale dell’ultimo anno.

Un’altra novità per Contemporanea Festival è l’inserimento della musica all’interno del cartellone

Abbiamo chiesto aiuto a Enrico Romero per chiedere un contributo forte. Questo serve a completare l’interdisciplinarietà di questo festival. Per certi aspetti se tu vuoi, questo festival può essere la punta di tutto quello che il teatro fa: la rassegna jazz, la prosa, la parte dedicata ai ragazzi, la danza.

Cosa ne pensa di quello che sta facendo Fabio Cavallucci al Pecci?

C’è un peccato originale al Pecci: si è pensato di inaugurare troppo in anticipo il museo, quando dal punto di vista organizzativo il museo non era pronto e non lo sarebbe stato per un lasso di tempo più lungo. Quindi a tutte le idee di Cavallucci manca la parte fondamentale ancora: la parte espositiva. E’ come un calciatore: potrà essere il migliore del mondo, ma fino a che non gioca non lo sappiamo.

Il Metastasio sta cercando il suo nuovo direttore. Che profilo dovrà avere secondo lei?

Spero si trovi la figura funzionale per il teatro in questo momento. Tendenzialmente in Italia si è scelto figure che si avvicinano più all’ambito curatoriale/organizzativo dell’impianto, che sappiano gestire l’aspetto culturale, ma anche quello economico. Oltre che una trasversalità di linguaggi, che questo teatro ha già nel suo dna. Il direttore ha un compito complesso in questa fase. Deve riorganizzare tutto e tenere di conto della storia che il teatro si porta appresso. Vedrei più complicata la faccenda se si andasse verso una scelta di tipo più artistico. Gli artisti devono essere di riferimento per un teatro: produciamoli, sosteniamoli, dialoghiamoci, facciamoli contaminare tra di loro, semmai, ma devono fare il loro mestiere. Ronconi non è mai stato direttore del Metastasio, ma gli è stato dato da questo teatro l’opportunità di rivoluzionare il teatro italiano. Un’idea dove il teatro svolge questa funzione di grande antenna che percepisce quello che gli succede intorno a vari livelli e che permette di sviluppare dei percorsi progettuali creativi importanti e rigorosi. Con un sistema di ricaduta formativa sul proprio territorio e una capacità di far parte della propria comunità.