Quando tra gli anni ’60 e i ’90 si sono applicate tecnologie, esperimenti e realizzate intuizioni di portata assoluta è come se avessero costruito per tutti noi un ottovolante senza nemmeno prendersi la briga di invitarci o di avvertirci che ci stavano imbarcando tutti, senza nessuna esclusione, senza una reale possibilità di scendere.

L’ottovolante era ed è internet e ancora oggi siamo presi in mezzo a lente ed estenuanti salite per raggiungere nuove vette ed esposti a discese terrificanti e cabute violente.
La rete ha esteso il mondo fisico degli atomi, lanciandoci tipo fionda nell’estensione digitale delle nostre vite.
Non spenderò una parola per dire quanto ciò che avviene digitalmente influenza gli atomi e viceversa, ormai nel 2015 do la cosa per scontata; quello che non appare affatto scontato è in che direzione stiamo sfrecciando, perché che si sia in viaggio tutti insieme, la stragrande maggioranza di noi è ancora inconsapevole del viaggio o delle istruzioni d’uso (“in caso di attacco violento di rancore, rabbia o frustrazione si prega di vomitare nell’apposito sacchetto e non su Facebook, dlin-dlon”), è evidente a tutti.

Il mondo dell’informazione del ventesimo secolo sull’ottovolante non si è trovato affatto bene: è sotto gli occhi di tutti come in questi ultimi 25 anni la qualità del giornalismo, soprattutto italiano, sia precipitata e di come dal profondo del cyberspazio si siano fatti largo siti e persone in grado di raccontare un’altra versione dei fatti, insieme ad una quantità di spazzatura mai vista prima nella storia dell’Uomo.

Io mi sono abbassato stretto la sbarra di protezione della mia carrozza, mia figlia di sei anni adora qualsiasi tipo di ottovolante ed il brivido che le regala, il nuovo mondo è suo e delle nuove generazioni, come sempre del resto.
Se però qualcuno di voi è anche solo lontanamente interessato a questi argomenti, oggi e anche domani a Prato si tiene dig.it 2015