Ho atteso per più di un anno questo film, quindi al primo giorno di programmazione mi sono catapultato al cinema per assistere al biopic sugli N.W.A., storica crew paladina del gangsta rap. Sono forse un malato di cultura hip hop? Ho comprato il biglietto per ripercorrere la colonna sonora della mia adolescenza comodamente seduto in poltrona? Niente di tutto questo, semplicemente chi vive di musica non può che attendere quest’opera con curiosità.

Eppure la sala era praticamente deserta. Tutto normale in un contesto che vive un grande fraintendimento riguardo alla cultura musicale, per cui i cantanti dell’industria pop ed i ragazzi dei talent sono artisti, mentre un disco underground non ha la stessa dignità di un libro, ma è mero intrattenimento per ragazzini.

Il trailer

Certo, ho avuto paura di assistere ad una sorta di episodio di Willy Il Principe Di Bel Air che fa il tosto a Scampia, ma il taglio documentaristico e la somiglianza incredibile degli attori con i reali protagonisti della storia (Ice Cube è interpretato dal suo stesso figlio) hanno sventato i timori, confermati solo in merito al doppiaggio. Può una gruppo che si fa chiamare Niggaz With Attitude avere le voci di un bolognese o di un milanese ed essere tradotto come Negri Belli Tosti? No di certo, ma sarà una buona scusa per rivedermi il film in lingua originale e poter recuperare certe fondamentali sfumature.

Sirene e pale rotanti di elicotteri durante i titoli di testa calano immediatamente in medias res, nel ghetto di Compton, sobborgo di LA. Al centro della narrazione ci sono Eazy-E, Dr. Dre e Ice Cube, con le loro vicende personali, drammatiche e tragiche, che rimandano a temi universali: storie di riscatto, successo, eccessi, fratellanza, cadute, odio, rinascita e morte. Com’è possibile che al cinema le vite dei personaggi abbiano un andamento così incredibile, mentre le nostre ci appaiono così dannatamente lineari? In questo caso è più realtà o finzione? I tre hanno avuto in modo diverso un ruolo nella produzione del film diretto da Gary Gray, ed in effetti i loro personaggi ne escono fin troppo puliti, quasi vittime di villain designati: l’ebreo di turno, il manager Jerry Heller interpretato da un grande Paul Giamatti, e lo stereotipato Suge Knight, violento leader di quella Death Row Records che negli anni ’90 fu al centro di sanguinose faide.

Per motivi di tempo alcuni personaggi sono stati frettolosamente accennati, come 2Pac e Snoop Dogg, e il taglio da blockbuster non è esattamente in sintonia con l’approccio antagonista degli N.W.A., ma le critiche finiscono qui, perché oltre alle scene di orge, party selvaggi e violenza c’è molto di più. Chi pensa che questo sia un film tutto muscoli e catenoni d’oro, adatto agli odierni fan della nuova ondata hip hop si sbaglia di grosso, prima di tutto a causa della propria ignoranza in materia: questi rapper di fine anni ’80 non avevano il culto fine a se stesso della propria persona, anzi, promuovevano la forza della collettività e parlavano di attualità come nessuno faceva, in un’America in cui i neri erano oppressi in contesti urbani disagiati come Compton. Vi assicuro che il fan medio di Guè Pequeno si troverebbe spiazzato. In queste due ore e mezzo è concentrata la storia particolare ed universale della potenza delle parole, di come davvero un gruppo di ragazzi, ultime ruote del carro di una società con un sacco di privilegi da proteggere, non hanno solo imposto una nuova estetica, ma anche dato una spinta a certe dinamiche sociali. ‘Straight Outta Compton‘ è infatti anche un film politico, che arrivando al termine della presidenza Obama, spinge a riflettere su questo ultimo quarto di secolo a proposito della discriminazione razziale, che nel frattempo è diventata un tema di stretta attualità in molte parti del mondo globalizzato.

È la storia di un cambiamento tanto voluto quanto fallito, il film mostra infatti immagini di repertorio riguardanti il pestaggio della polizia ai danni dello studente di colore Rodney King e della rivolta che ne seguì a Los Angeles nel 1992, che inevitabilmente rimanda a quella odierna di Ferguson. In ‘Straight Outta Compton’ si vede la polizia violenta e fascista, che nella patria della libertà a stelle e strisce intima ad una band di giovani neri di non cantare ‘Fuck Tha Police’ durante un concerto a Detroit, pena l’arresto.

Sì,un gruppo di ragazzi fece paura ad un intero sistema con le sole parole, loro che non erano neppure cantanti, ma la voce di un popolo. Il film omaggia sicuramente l’epopea di quel fenomeno musicale, ma restituisce una storia intensa e vera, fruibile da tutti, interessante sotto diversi punti di vista e utile per farsi una cultura in merito, grazie anche ad una sontuosa colonna sonora. ‘Straight Outta Compton‘ non è un capolavoro come l’omonima hit della band, ma è ben fatto ed è di certo un film più importante di come è stato presentato, adatto anche a chi non va in giro col ghettoblaster e le auto con le sospensioni idrauliche, perché rappresenta un pezzo di storia ed è un dramma dalle multiple dimensioni. Insomma, volete sapere se gli N.W.A. cantarono ‘Fuck Tha Police’ quella notte a Detroit? Guardatevi il film.