Non so se a voi capita di iniziare a fare una cosa pensando di sapere perfettamente cosa state facendo, per poi rendervi conto che invece no. Non lo sapevate: pensavate di fare una cosa e invece ne stavate facendo un’altra. A me è successo, più di una volta in vita mia ma per quanto ci interessa qui, mi è successo proprio con FollowFriday.

Cambio un momento discorso, voi restate costì e prestatemi ancora attenzione un minuto.

Durante ABDigital ho ascoltato con molta attenzione tutti i relatori e una di loro ha tirato fuori una slide molto interessante che parlava anche di me, mi diceva che ero un ragno. Una persona che ha iniziato ad abitare internet e parlare di internet e ad interessarmi delle implicazioni di questa “parte abitata della Rete” (cit. un altro molto bravo).
Ed è vero. Sono un ragno. O almeno lo sono stato.

FollowFriday, nelle mie intenzioni di partenza, era l’occasione di mostrare altre parti abitate della Rete, era un invito a prendere spunto, voleva essere uno sprone a fare altrettanto: prendetevi un pezzo ancora disabitato del cyberspazio, ce n’è sempre un po’ libero. Arredatelo, fateci quello che volete, raccontatelo. Io leggerò, lo racconterò ad altri, e così via.

Invece Internet è sparito, non è più argomento in sé, non lo è almeno più di quanto lo possano essere disquisizioni sul sistema idraulico di un palazzo e la viabilità di una città.

Siamo noi, interconnessi. Siamo sempre stati noi. Ascoltiamo, guardiamo, leggiamo gli uni degli altri.

FollowFriday racconta noi.

Bastava capirlo.