Fuori piove. Dentro casa tua c’è abbastanza caldo.

In cucina odore di tè ai frutti rossi, fuori dalla tua finestra la ferrovia e sotto la strada con la gente che cammina veloce. Faccio la smorfia di tutte le volte in cui mi trovo in una grande città e penso che è bella, sì ma non ci vivrei.

Nella stanza all’ingresso ci sono degi scaffali. C’è una vecchia foto di una ragazzina coi capelli corti e una notevolissima bmx rossa. Cammino sul pavimento vecchio, beige a rombi rosso scuri.

Gocciolo un po’ dalla barba lunga inzuppata di pioggia, scusa.

Sfioro con un dito le costole dei tuoi libri. Aggrotto le sopracciglia, mi sento sempre di un’ignoranza abissale in questi frangenti.

In camera tua non entro. Non voglio annusare l’odore dei tuoi amori, il ricordo delle lacrime o sentire l’odore delle ore passate a fissare il soffitto.

Mi gratto la testa, mi guardo in giro ancora un po’.

Poi sento il portone sbattere, ti sorrido anche se non puoi vedermi e me ne vado come sono entrato, chiudendo gli occhi dopo averti letto un po’.

Se volete, provate anche voi, lei è Luciana Manco e questo è il suo blog:

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