C’è stato un tempo in cui le rotonde a Prato si misero a spuntare come cartelloni pubblicitari ai lati delle strade. Erano qualcosa di mai visto, giusto una volta in Francia, da bambini. Presero a spuntare a Prato, ed erano tantissime, qualcuno le chiamava rotatorie, qualcuno rondò, qualcuno semplicemente col loro nome.

Si parlava delle rotonde come un rimedio a tanti mali: alla piaga dei semafori, delle auto ferme a motore acceso davanti semafori notturni in cui non passava nessuno. Si pensava a loro come a una soluzione alla solitudine.

Le rotonde ci facevano sentire un po’ meno soli e un po’ più esotici, come una sciarpa, come una promessa di poter tornare a casa senza fermarci mai, senza mai dover appoggiare i piedi a terra, un solo e semplice movimento fluido.

Poi le rotonde conquistarono il mondo, ma c’è chi ancora ricorda di quel tempo in cui Prato fu all’avanguardia nell’ambito della viabilità.