Io son di quella razza che il Festival non si discute. Si guarda e si ama, in tutte le sue sfaccettature e permettendogli tutti i livelli di lettura possibili. Amando il baraccone quando è veramente baraccone, cercando sia il trash sia l’avanguardia quando ce n’è, che anche se – per forza di cose – non è proprio così avanti, come guardia, è sempre qualcosa che arriva laddove l’avanguardia vera magari fa fatica ad arrivare.

Invidio quei giornalisti fortunati che hanno occasione di ascoltare le canzoni con largo anticipo. Il mio sogno nel cassetto, e tutti gli anni me lo ripeto e in quel cassetto lo ripongo, è quello di prendermi (con largo anticipo, s’intende) una stanzina verso Arma di Taggia nei giorni del festival e vivere quell’enorme fiera campionaria della canzone lì per le strade della città dei fiori, cosa che non accenna – almeno per me – a perdere un centimetro del suo fascino. Riposto anche quest’anno il sogno di cui sopra, il giochino immediatamente successivo è quello di vedere se ci sono persone che conosco, e in seconda battuta se ci sono pratesi tra i cantanti e gli autori del festival. Quest’anno ne ho contati tre (persone che conosco: una). Spero di non aver commesso sviste clamorose o omissioni, e vi prego casomai di segnalarmele. Intanto conto questi tre.

Francesco Guasti

Mai partecipazione ad un festival fu più sofferta. Nella sua breve ma fulminante carriera, Francesco Guasti ci ha insegnato che lui è di quelli che arriva in fondo, e che poi un attimo prima del risultato c’è sempre qualcosa che lo trattiene per la giacchetta. Così è stato per Voice Of Italy, così è stato per le selezioni di Sanremo Giovani dell’anno scorso. E’ quello che non ce la fa per un pelo, e di questo s’incazza, e non lo nasconde. L’anno scorso ha spaccato la porta di un albergo, per la rabbia. A noi sta simpatico anche per questo, perché non vuole rimanere impassibile a tutti i costi, e poi ha una faccia da schiaffi così convincente che non puoi non volergli bene. Di lui si sa che non si taglia la barba da anni e che la sua voce così roca e particolare è dovuta ad un difetto congenito delle sue corde vocali: di malattia virtù. I pezzi dei giovani sono già noti da mesi, e il pezzo del Guasti, “Universo” è scritto bene, rende giustizia al personaggio anche se forse un pochino più di coraggio ce lo aspettavamo. Però un po’ di paradiso, dopo tutto questo purgatorio mediatico, se lo merita. Gli scommettitori, la sua vittoria tra i giovani la danno a 11.

Riccardo Onori

Il miglior chitarrista italiano. Sono di parte, lo so (è quello che conosco) ma non sono il solo a pensarlo. Alla corte di re Jovanotti da più di dieci anni, co-autore con lui di fior di pezzi, è l’autore del pezzo di Samuel, già frontman dei Subsonica, momentaneamente in vacanza dal gruppo di appartenenza, dal titolo “Vedrai”. Dovrebbe essere andata così: Samuel è andato a bussare per alcune idee per il suo primo album solista (e anche per alcuni duetti che scopriremo nell’album) alla corte di Jovanotti, e lì ha trovato Riccardo Onori con la musica per il pezzo sanremese. Della musica scopriremo, noi comuni mortali, tutto stasera. Il testo parla dell’affrontare le paure con una maggiore consapevolezza (“troveremo il modo per dimenticare / la noia, l’abitudine, la delusione”). “Beh, non è facile dirti qualcosa sul brano – mi ha spiegato Onori – è un brano pop,ma con sonorità attuali. È nato semplicemente dal fatto che lui cercava brani per il disco. Io e Christian Rigano, l’altro autore, abbiamo fatto una base pensando che sarebbe potuta andare bene a Samuel per il suo nuovo disco, appena gliela abbiamo mandata lui ci ha scritto un testo e la melodia, gli è piaciuta subito. Poi ci siamo incontrati per definire i dettagli, abbiamo trovato insieme uno special. Alla fine sono rimasto sorpreso che lo abbia portato a Sanremo, sono felice! Il brano è stato pensato per lui, qualcosa che fosse un po’ Subsonica ma che lo rendesse libero e più pop”.
Lui, il cantante, è uno che il pop lo sa fare benino. Lui, il chitarrista/autore, è assoluta garanzia di qualità. Che non vince, lo sa anche lui (riferito a tutti e due): gli scommettitori lo danno a 50.

Amara

Lei a Sanremo, tra i giovani, c’è stata due anni fa, col pezzo “Credo”. Quest’anno ci torna come autrice del pezzo che tutti danno come papabile vincitore. Perché quando Fiorella Mannoia si scomoda per tornare al Festival, 29 anni dopo “Le notti di Maggio”, di sicuro non ci va con un pezzo di scarto. Amara fa arrivare la canzone alla Mannoia troppo tardi per essere inclusa in quel “Combattente” che stava per essere ultimato. Ma la canzone le rimane nel cuore, e aspettare tre o quattro anni per il nuovo disco rischia di essere troppo lunga. Ecco quindi Sanremo a fare pace con i tempi. Il pezzo è una preghiera laica alla vita dal titolo “E sia benedetta”. Per quello che abbiamo letto, sembra perfetto per la Mannoia. Lunga vita ad Amara e al suo co-autore (suo cugino, e pratese anche lui). La sua vittoria è pagata a 3,50. Per forza, ci scommettono tutti.