Come ogni anno siamo stati alla Tattoo Convention di Firenze: più di 300 artisti si riuniscono per tre giorni di tatuaggio, body painting, modificazioni corporee, musica e arte. Ecco un po’ di cose che si imparano a parlare con loro.

Non tutti i simboli si possono tatuare a cuor leggero: noi occidentali, o la maggior parte di noi, siamo abituati a pensare al tatuaggio come a una mera decorazione o a un modo per ricordare o celebrare qualcosa, ma non è sempre così. Ci sono simboli che si possono tatuare solo in certe parti del corpo, e solo se si sa davvero cosa significhino. I tatuatori del nord europa ve lo spiegheranno: simboli come il Valknut, il “nodo di Odino”, erano sacri ai Berserker e quindi sono rischiosi da portarsi addosso. Il Valknut, il nodo formato da tre triangoli, era il simbolo che i Berserker si tatuavano per invocare la furia animalesca che li contraddistingueva in battaglia, e auspicavano a una morte violenta per poter raggiungere il Valhalla. A meno che non vogliate una morte del genere, quindi, occhio. Questo vale per tutte le culture: prima di tatuarsi simboli, sigilli, rune, ideogrammi e simili documentarsi è d’obbligo. Certo, se poi non ci credete è affar vostro, ma mi chiedo cosa vi tatuate a fare se non ci credete per niente.

La situazione dei tatuatori in Giappone: l’Irezumi, che sarebbe l’arte del tatuaggio giapponese, è vecchia di migliaia di anni. I tatuaggi nel sol levante avevano e hanno tuttora scopo di protezione e decorazione, e in molti ancora tatuano usando la tecnica Tebori: lunghi aghi d’acciaio di grandi dimensioni che vengono fissati a una bacchetta di bambù o altri materiali (si, fa più male e ci vuole di più, ma si ottengono colori e tonalità difficilmente raggiungibili con la macchinetta). Quello che forse non sapete è che il governo giapponese ha da tempo intrapreso una vera e propria guerra contro tatuaggi e tatuatori, accusati di essere simboli della yakuza, anche se in realtà il tatuaggio è amato e praticato da una variegata fascia della popolazione. Non è raro trovare cartelli che vietano l’accesso alle persone tatuate a luoghi come bagni termali o piscine pubbliche: se il vostro tatuaggio è piccolo potrete coprirlo con cerotti e bende, ma se è troppo grande dovrete affittare un bagno privato. Si è addirittura arrivati al punto di cercare di togliere la licenza ai tatuatori, adducendo come scusa il fatto che solo dei dottori possono lavorare col corpo delle persone, e senza una laurea in medicina non si è dottori. Inoltre i tatuaggi, nell’epoca Edo, venivano usati per marchiare i criminali e questo pregiudizio è ancora duro a morire. I tatuatori giapponesi in convention a Firenze portano con sé, oltre alla loro esperienza e alla loro arte, anche materiale informativo sulla situazione in Giappone: “fa strano – ha spiegato uno di loro – vedere il nostro stile usato in tutto il mondo quando nel nostro paese è sempre più difficile poter esercitare”.

Il tatuaggio russo: chi ha letto qualcosa di Nicolai Lilin lo sa: i tatuaggi russi, soprattutto quelli siberiani legati alla tradizione della malavita, portano con sé simbologie e storie ben precise. Non ci si tatua a caso, e non ci si tatua in luoghi che non decide il tatuatore: ogni simbolo ha la sua collocazione. Nella malavita russa è costume fissare gli incontri nelle saune, per potersi “leggere il corpo a vicenda”. Le stelle sulle ginocchia e le spalle, per esempio, appartengono solo ai cosiddetti capitani della mafia russa: chiunque venisse trovato in possesso di stelle senza essersele guadagnate, in certi ambienti, potrebbe vedersele letteralmente strappare via dalla pelle. Non è divertente. Non fate le cose a caso, quindi.

Il tatuaggio in occidente: dalle nostre parti il tatuaggio nasce prima come simbologia soprattutto marinaresca, molto diffusa fra i marinai, e poi si espande al resto della popolazione. All’inizio i tatuati lavoravano nei freak show, e poi i primi studi di tatuatori di successo aprirono a Coney Island, negli Stati Uniti, e mettevano a disposizione della clientela solo un limitato numero di disegni fra cui scegliere, cui si poteva a malapena decidere il colore. Adesso il tatuaggio è decisamente diffuso, tanto che in molti se lo fanno per moda (cosa che ai tatuatori con cui abbiamo parlato non va molto giù, da un punto di vista artistico). Lo stile che ultimamente pare essere tornado davvero in voga, però, è il cosiddetto Old School: tatuaggi della tradizione marinaresca rivisti e ricorretti, ipersaturati e con tratti spessi e marcati. Rose, pin up, grossi felini, aquile e le famose rondini, che i marinai si tatuavano sulle scapole come augurio di poter tornare a casa. Anche da noi, però spesso il tatuaggio è malvisto: in molti ambienti di lavoro si richiede espressamente di non avere tatuaggi o di coprirli, per non si sa quale preciso motivo. E in alcune chiese addirittura si vieta l’ingresso ai tatuati, adducendo come motivazione il fatto che il primo tatuaggio sarebbe stato quello di Caino, marchiato da Dio. Il che è strano, vista la stragrande quantità di tatuaggi religiosi che ci sono in giro.

I tatuaggi chicani: il tatuaggio chicano è tipico del Messico, comprende scritte eseguite con certi stili e caratteri precisi, divinità sudamericane, simboli religiosi e moltissimi temi legati alla famiglia. In parecchi pensano che i primi tatuaggi davvero sofisticati siano stati eseguiti dai tatuatori messicani e, a vedere alcuni dei loro lavori, non si stenta davvero a crederlo. Attenzione ai punti in cui ci si tatua, però: alcune gang tatuano i propri simboli all’interno delle labbra, ed è quindi diventato un problema avere un tatuaggio in un posto del genere in paesi come gli Stati Uniti. In alcuni casi vi rispediranno addirittura indietro alla frontiera. Un’altra cosa da sapere: la Santa Muerte è decisamente un simbolo chicano.

Le svastiche: certo, pensiamo subito a Hitler, ma in molti portano la svastica come simbolo tibetano di conoscenza e illuminazione. Come si distingue? La svastica nazista è “dritta”, parallela al piano di disegno, mentre quella tibetana è inclinata. Hitler ha copiato da parecchia gente, in effetti. Fateci caso, è importante.

Ultimo consiglio: non seguite la moda, e cercate un artista che fa davvero al caso vostro. Qualche consiglio? Guardate che gente incredibile c’è a Firenze quest’anno, e fate due conti. La pelle è vostra, il corpo è vostro, e avete il diritto di decorarlo come volete ma scegliete un tatuatore professionista: non fatevi tatuare in casa da un amico. Se poi vi trovate un troiaio addosso non sarà che colpa vostra. In ogni caso, in sintesi, avere un tatuaggio non fa di voi una brutta persona. E non averne non fa di voi una brava persona.

Ultimissimo consiglio: se decidete di farvi un tatuaggio appartenente a un’altra cultura ricordatevi di rispettarne regole e tradizioni: le carpe koi, per esempio, sono simboli tipicamente maschili. I nativi d’america non lasciavano che le donne portassero copricapi di piume, perché erano riservati ai grandi guerrieri e capi. Non esistono le tartarughe maori. E così via. Fondamentalmente, think before you ink.

Immagine di copertina tratta dalla pagina Facebook della FTC. Le altre immagini sono tratte da Wikipedia e Youtube.