Gavigno e la sua Pro Loco: una comunità nel cuore dell’Appennino: il libro su Gavigno e i suoi volontari della fondazione CDSE è stato voluto dal Comune ma, soprattutto, dalla gente del paese e sarà pubblicato domenica 21 Luglio alle 15,30 con una festa alla baita del borgo per celebrare anche il 50° anniversario della Pro Loco.

A Gavigno sono abituati a rimboccarsi le maniche e cavarsela da soli: alla fine degli anni ’60 la Pro Loro ha realizzato la strada per arrivare al paese e poi si è messa a lavorare per l’illuminazione del borgo, usando i vecchi pali della Sip con i volontari che lavoravano sabato e domenica. Tutte queste vicende e molte altre sono raccolte nel libro Gavigno e la sua Pro Loco: una comunità nel cuore dell’Appennino a cura di CDSE e Luisa Ciardi.

La pubblicazione nasce dalla collaborazione fra Comune, Pro Loco e CDSE e per la prima volta porta alla luce la storia di questa comunità appenninica. Domenica 21 Luglio, dopo i saluti del vicesindaco di Cantagallo, Maila Grazzini, e della presidente della Pro Loco, Mariella Bolognesi, interverranno Alessia Cecconi, direttrice del CDSE, e Luisa Ciardi, autrice della ricerca: l’iniziativa sarà preceduta dal Pranzo sociale di Mezza Estate, a prenotazione obbligatoria chiamando i numeri 3668671012 o 3358067999.

Il libro parte dai Longobardi e dai Cadolingi, i Bardi, le emigrazioni stagionali del 1800 in Maremma, Corsica e Calabria e arriva al passaggio del fronte dell’agosto del 1944, lo spopolamento e la trasformazione del borgo in luogo di ritiro estivo ma, soprattutto, è l’azione della Pro Loco dal 1969 in poi che catalizza l’attenzione: strade, illuminazione pubblica, campo da calcio e giochi per bambini.

Gavigno e la sua Pro Loco: una comunità nel cuore dell’Appennino racconta la vita quotidiana del paese con le parole dei testimoni ancora in vita: la bottega di Florindo Pieraccini, la chiesa di Sant’Agostino finalmente inaugurata nel 1932, costruita su un terreno donato da Domenico Pieraccini con la pietra serena di Montepiano e la rena per il cemento raccolta in Carigiola, la Villa di Rotì, passata ai Guicciardini nel 1800 e la centralina idroelettrica del mulino di Genesio. I ricordi più drammatici, raccontati da chi all’epoca era bambino, sono quelli di Agosto e Settembre 1944, quando i militari tedeschi stabilirono una postazione a Gavigno e costrinsero la popolazione allo sfollamento e alla marcia forzata verso Montepiano e Castiglione dei Pepoli.