marialba russo
Foto Marialba Russo

Il rapporto tra arte e pornografia, il femminismo, la rappresentazione del corpo della donna. La nuova mostra del Centro Pecci (1 marzo – 15 aprile) si chiama “Cult Fiction” ed espone per la prima volta la serie fotografica che Marialba Russo ha dedicato ai manifesti dei film a luci rosse affissi nelle strade di Napoli e di Aversa tra il marzo 1978 e il dicembre 1980, ovvero il periodo in cui in Italia aprirono le prime sale a luci rosse.

“Un fenomeno nuovo per l’Italia di quegli anni – spiega la presentazione – soprattutto nel suo carattere manifestamente pubblico, non più nascosto, di cui Cult Fiction rappresentala testimonianza. Con ostinata curiosità e spirito collezionistico, perfezionando quasi un nuovo genere nella storia della fotografia, Marialba Russo documenta quella che Goffredo Fofi definisce “l’esplosione di una vitalità ormai perversa, ma pur sempre tale, nella storia della cultura popolare […] che ha avuto nel cinema la sua espressione più varia e scatenata”. La serie descrive un cinema tutto al maschile – se si eccettuano poche eccezioni come quella della regista Giuliana Gamba –che rappresenta nello spazio pubblico il corpo della donna attraverso manifesti spesso grotteschi, dai titoli quasi comici”.

“Presentando oltre 60 scatti tra i più significativi della serie, la mostra a cura di Cristiana Perrella riproduce nella sua installazione la materia effimera e il forte impatto della pubblicità stradale, con le immagini incollate direttamente al muro, restituendo in pieno la forza di un lavoro che ci parla, da una parte, della spinta alla liberazione sessuale di quegli anni, ma dall’altra anche di una raffigurazione del corpo della donna fortemente mercificato – spiega la presentazione – La rivoluzione culturale, politica, sociale degli anni Settanta, che Marialba Russo (Napoli, 1947) ha documentato con sguardo antropologico in molte sue manifestazioni, finisce infatti con il mettere la rappresentazione esplicita dei corpi e della sessualità al centro di un nuovo mercato, favorendo lo sviluppo di un “cinema di genere” che se svela ipocrisie e arcaismi della società italiana non scardina però i consueti rapporti di potere”.

In occasione della mostra il Centro Pecci propone “Radio Luna”, un palinsesto di conversazioni sulla nuova piattaforma social Clubhouse a partire dal 1 marzo. Radio Luna prende il nome dall’esperimento radiofonico lanciato nel 1975 con Ilona Staller – conduttrice della prima e unica “radio sexy” italiana che esplose proprio grazie all’apparizione dei film a luci rosse, diventando un fenomeno di costume – e ospiterà due appuntamenti settimanali, in seconda serata, dedicati all’approfondimento dei temi trattati dalla mostra, come il rapporto arte-pornografia, quello pornografia-femminismo e la rappresentazione del corpo della donna.