“E ti vengo a cercare perché sto bene con te, perché ho bisogno della tua presenza”. Io non ho mai scritto niente su Franco Battiato quando due mesi fa, proprio oggi, ha lasciato la Terra per intraprendere il suo nuovo viaggio.
Non ho mai trovato le parole giuste, ho sempre fatto parlare i versi delle sue canzoni, sempre pronti in ogni occasione a dare spunti di riflessione sul nostro cammino in questo mondo.

La scorsa settimana sono andato a vedere “Per Lucio” il documentario di Pietro Marcello dedicato a Lucio Dalla. I due amici del cantautore bolognese chiamati a raccontare aneddoti della carriera, ne parlano continuamente al presente. Come se Lucio fosse ancora qui, come fosse partito per un viaggio ma la sua presenza fosse ancora in mezzo a noi. Mi è tornato in mente durante tutta la serata di ieri.

Il tour “Alice canta Battiato” gira l’Italia da più di un anno e, come è facile immaginare, ha acquisito negli ultimi mesi un valore simbolico importante. In tanti rendono omaggio a Franco Battiato, in pochi ne hanno lo spessore e la potenza per poterlo fare. Alice è una di queste, per voce e curriculum.

Le principali cantanti per cui ha scritto Battiato sono tre: Milva, Giuni Russo e Alice. Senza voler fare paragone – dato che ognuna è unica a modo suo – con quest’ultima la collaborazione è sicuramente quella più importante. Da febbraio ad aprile 2016 con lei ha realizzato un tour di successo: trentadue date italiane quasi tutte sold out, con l’accompagnamento della Ensemble Symphony Orchestra. L’ultimo vero tour di Battiato prima di una serie di date saltate a causa dei primi problemi di salute.

A sessanta giorni dalla morte di Franco Battiato, ieri sera, nel chiostro di San Domenico di Prato, si è celebrata la vita. Un luogo raccolto, gremito di persone – più di 300 – con un’acustica sublime; una serata introdotta da padre Guidalberto Bormolini della comunità dei Ricostruttori di Villa del Palco, amico spirituale del cantautore di Milo; la voce perfetta di Alice accompagnata al pianoforte dal maestro Carlo Guaitoli; le più belle canzoni di Battiato (Lode all’inviolato, L’animale, Summer on a solitary Beach, E ti vengo a Cercare, La Cura, La stagione dell’amore, Per Elisa, Povera Patria…).

Tutti ingredienti che hanno reso questo appuntamento a tratti trascendentale, mistico, sospeso nel tempo e sacro. A distanza di mesi, seppur pochi, chi ha partecipato a questo “rito” ha capito una nuova volta, in una nuova veste, quanto le parole e le melodie di Battiato siano necessarie e presenti: gli insegnamenti, la continua ricerca ad elevarsi come esseri umani, le lezioni di vita. E di quanto sia presente, sia nel senso di “attuale” che di presenza in mezzo a noi.

Grazie Alice: dai suoi mondi lontanissimi, anche Franco ieri sera batteva le mani e sballettava come suo solito sulle note de “L’era del Cinghiale bianco”.

Foto: Marco Saielli
Foto: Marco Saielli