Foto Augusto Biagini

Il prossimo 30 settembre il governo deciderà se aumentare o no la capienza di cinema e teatri (75-80%) e forse darà qualche indicazione anche sulla riapertura delle sale da ballo.

Nel frattempo, molti live club (locali dove si suona musica dal vivo) sono chiusi ormai da un anno e mezzo e altri che invece hanno riavviato una programmazione nei mesi passati hanno deciso di chiudere in attesa del ritorno alla piena capienza. Il mondo della musica dal vivo è al collasso e lo è da diciotto mesi. Ecco perchè avvicinandosi al 30 settembre, con 41 milioni di persone che hanno concluso il ciclo vaccinale, la tensione sta salendo alle stelle con clamorosi annunci di chiusure e proteste di ogni tipo, alcune delle quali condite anche da una buona dose di testosterone.

L’appello

In questo contesto arriva l’appello “Salviamo la musica live“, promosso da Assomusica e dagli organizzatori di concerti più importanti d’Italia, con il sostegno di decine e decine di artisti.

Si rivolge direttamente al premier Draghi e dice: “Riteniamo doverosa e giusta la posizione rigorosa finora assunta dall’Italia ma oggi, per quanto riguarda i concerti e gli spettacoli dal vivo – si legge nell’appello – altri Paesi come Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Inghilterra, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria hanno già completamente aperto e altri come Irlanda, Portogallo e Svezia hanno già fissato la data di riapertura, tornando alla situazione di normalità pre-covid”.

Propone un protocollo condiviso sulle norme di sicurezza che prevede ingressi ai concerti solo con Green Pass e mascherine obbligatorie e controllo della temperatura per gli spettacoli al chiuso.

E chiede il ritorno al 100% della capienza con l’abolizione del distanziamento e che sia fissata una data certa per la ripartenza attraverso un piano condiviso da formalizzarsi entro il 31 ottobre.

Senza rimandare alle manifestazioni politiche che hanno innescato le polemiche più recenti, a Prato basta riandare indietro di qualche settimana, ai giorni del Settembre Prato è Spettacolo, per rendersi conto di una delle tante situazioni surreali che ruotano intorno agli eventi dal vivo e in particolar modo ai concerti.

In quei giorni piazza Duomo era una piazza fortificata e contingentata, oltre che dalla capienza oltremodo ridotta, e chi vi entrava veniva incanalato al proprio posto a sedere dal quale poteva alzarsi solo per andare in bagno o a prendere da bere. Mentre nel resto del centro storico migliaia di altre persone si godevano più o meno come volevano la fine dell’estate.

A ben guardare, il settore dello spettacolo dal vivo era in ginocchio già alla fine del 2020, con decine di locali che non avevano nemmeno accennato a riaprire. Avevamo raccontato la portata economica e sociale di questa situazione in Toscana in un approfondimento su Quaderno Pratese lo scorso mese di aprile: i posti di lavoro persi, le decine di migliaia di eventi annullati, i milioni di euro perduti.

L’inverno sta arrivando anche a Prato

Con queste premesse, se il governo non deciderà di allentare in qualche modo le restrizioni, ci dovremo abituare ad un altro inverno quasi del tutto privo di musica dal vivo. Ci saranno un po’ di jazz del Met e del Politeama, la classica della Camerata e di sicuro, anche se per pochi intimi, una programmazione ad Officina Giovani. Ma non così semplice sarà per tutti gli altri luoghi della musica dal vivo a Prato, la maggior parte dei quali senza una piena capienza avrà difficoltà nel programmare la propria offerta musicale se non addirittura a riaprire. È il caso del Capanno Blackout, che attende il pronunciamento del 30 settembre per decidere se continuare a rimanere chiuso oppure riprendere l’attività.

Certamente, se non cambierà qualcosa, l’inverno porterà agitazione anche in altre categorie economiche. Una su tutte quella dei ristoratori, che dopo aver usufruito di piazze e strade per tutta l’estate dovranno fare i conti con il freddo e tornare a preoccuparsi della capienza ridotta e del distanziamento.