Cedar Tree Art Studio
Chiara Stampone e Romanos Moukarzel

Romanos Moukarzel e Chiara Stampone hanno aperto il “Cedar Tree Art Studio” in via Luigi Muzzi da qualche mese. Da Londra, dove hanno abitato finora, si sono trasferiti a Prato perché avevano bisogno di nuovi stimoli. C’entra la pandemia, i lockdown, la brexit e molte altre cose.

Stiamo intervistando persone che hanno cambiato qualcosa della loro vita durante la pandemia e voi avete cambiato paese, quindi il cambiamento è stato importante. Hai vissuto a Londra per tutta la vita?
Romanos: «No, la mia famiglia si è trasferita a Londra dal Libano quando avevo 10 anni. È un bel po’ di tempo comunque, quasi tutta la mia vita».

Perchè avete deciso di trasferirvi in Italia?
R: «Non c’è una sola ragione: a Chiara mancava il sole e la schiacciata (ride ndr) e credo che io avessi bisogno di un cambiamento, mi sentivo un po’ bloccato».

Avete deciso di trasferirvi durante una pandemia.
Chiara: «Credo che l’idea fosse già lì: non avevamo deciso di tornare in Italia, ma volevamo spostarci da Londra, e quando la pandemia è iniziata questa idea è diventata sempre più vera e possibile, e abbiamo pensato che era arrivato il momento. È stata abbastanza dura come puoi immaginare, e come è stato per tutti. Abbiamo traslocato in estate, solo 5 o 6 mesi fa: abbiamo fatto il lockdown li, e Londra non era più Londra. Un lockdown in una grande città fa sempre un certo effetto. Non l’abbiamo presa come un segno, ma abbiamo pensato di prendere la parte positiva di questa situazione folle e partire. Aggiungici la Brexit e il fatto che sentivamo che cambiare ci avrebbe fatto bene: io ci ho vissuto per 15 anni, è un bel po’ di tempo. Credo di aver bisogno di una nuova sfida e un nuovo modo di vivere: Londra è meravigliosa ma anche stancante, e dopo una certa età le tue priorità cambiano, e cambiano i bisogni».

È la seconda volta che un artista mi dice che aveva bisogno di un cambio di prospettiva, e che ha visto la pandemia come un’opportunità di cambiare, mentre tutti gli altri che conosco mi hanno parlato di uno stop brutale, e che si sono sentiti bloccati.
R: «Sì, voglio dire, per me è stato il periodo meno produttivo in assoluto, e poi ho visto un articolo in cui c’era la classifica dei lavori più necessari, e l’artista era in fondo. Mi ha fatto pensare a quanto l’arte, in realtà, sia necessaria e a quanto puoi essere creativo nella vita di tutti i giorni, nel pratico. Ci rende la vita più facile».
C: «Fondamentalmente abbiamo pensato che, visto che a Londra facevamo già un’attività simile – nel suo studio di Londra avevamo un club d’arte per bambini e andava molto bene – Abbiamo pensato: abbiamo l’esperienza, io lavoro coi bambini, lui con l’arte: facciamo qualcosa di simile qui, un modo per portare avanti quell’attività. È un nuovo inizio, ma non del tutto nuovo quindi, e vogliamo davvero coinvolgere la comunità con questo studio. Credo che forse, se non ci fosse stato il Covid, saremmo restati un anno in più. È difficile dirlo, volevamo già partire, ma il lockdown ci ha sicuramente dato la spinta finale. Senti che il tempo scorre e che hai bisogno di fare qualcosa. Volevamo fare qualcosa di creativo ed eccitante. Non so se avremmo potuto farlo a Londra, sicuramente non così: qui non abbiamo aperto lo studio nella città, abbiamo aperto lo studio alla città, lo abbiamo aperto alla comunità».

Cosa farete qui? Quali attività?
C: «L’idea è di fare corsi di arte per adulti e bambini. Questo dev’essere un posto che aiuta le persone ad essere creative, che faccia capire che l’arte non è inutile. C’è un posto per tutti, nell’arte: durante il lockdown le persone erano chiuse in casa, incollate alle TV, e fare qualcosa con le mani aiuta. Anche perché aiuta davvero con la salute mentale».
R: «Sì, esatto. Non è affatto inutile!».
C: «Vogliamo concentrarci su questa idea, sulla possibilità di lasciar esprimere le persone, la loro creatività. Coi bambini è più facile, mentre gli adulti hanno così tante barriere».

La paura del foglio bianco.
R: «Sì, e del giudizio degli altri. Per essere creativo devi tenere aperta la mente, e se lo sei sarai anche più aperto verso le altre persone e culture».

Anche perché, un po’ come Londra, vi siete trasferiti in una città in cui ci sono un sacco di popoli diversi che vivono insieme: per i bambini non c’è problema, loro fanno amicizia con tutti. Per gli adulti un po’ meno.
C: «Abbiamo iniziato la prima classe per gli adulti, e con loro non è facile. E’ difficile anche trovarne per dire “Troviamoci un lunedì sera qui, insieme”. Quando ci siamo riusciti è stato molto bello, un’atmosfera perfetta, ed è successo qui, in un lunedì sera buio in cui tutto o quasi era chiuso. È successo e credo sia molto bello, per la città e per le persone. Ovviamente però dobbiamo continuare perché la mentalità e la
situazione in cui siamo ora hanno bisogno di tempo per cambiare. Le classi per i bambini sono iniziate da qualche settimana, ne abbiamo una per i piccoli con anche dello storytelling, e nel pomeriggio avremo bambini un po’ più grandi con workshop più creativi».
R: «Il lunedì sera siamo qui con gli adulti, dalle 20 alle 22: c’è chi impara a disegnare da zero e chi impara a dipingere. Propongo i colori ad olio perché sono quelli che conosco meglio».

Perchè avete scelto Prato?
C: «Io sono di Seano, e sono andata a scuola al Cicognini, conosco la città e ho ancora amici qui. Poi ho avuto un rigetto per Prato, e ho vissuto a Roma per anni. Da giovane non avrei mai pensato che sarei potuta tornare a vivere qui ma, mentre pensavamo a dove andare da Londra abbiamo cercato una transizione più semplice. Prato è familiare, abbiamo contatti e una rete di supporto: non volevamo andare a Firenze perché Romanos ci ha studiato e non gli è piaciuta».
R: «Troppi turisti. Non c’è cultura italiana, non ci sono nemmeno i fiorentini a Firenze».
C: «Quindi abbiamo deciso di spostarci qui, anche se è stato un po’ uno shock. Però amo il fatto che qui sia più facile conoscere persone e restare in contatto, e le persone sono molto gentili. A Londra è difficile mantenere i rapporti. Ci piaceva l’idea di creare qualcosa qui, perché Prato è in una fase interessante, c’è una bella sensazione e tante cose stanno succedendo, anche solo con le università straniere. Ho pensato anche che un posto come il Cedar Tree Art Studio era un unicum qui, un luogo dove combinare arte e lingua inglese con il tipo di arte che fa Romanos: è un po’ diversa, non è contemporanea, non è moderna, che è il tipo di arte che si vede di più qui, quindi volevamo far vedere anche quel tipo di arte».
R: «Le grandi città possono essere stancanti: se hai un bambino deve andare a scuola e a volte la scuola è lontana e muoversi non è semplice. C’è parecchio da fare, ma non hai tempo e a volte preferisci restare nel tuo quartiere. Qui è più umano, le città come Londra possono non avere pietà: le persone non si sopportano molto, le comunità più piccole sanno di dipendere le une dagli altri e il loro comportamento è diverso».
C: «Quello che succede, dopo un po’, è che vivi solo la tua zona perché la città è così grande che è impossibile viverla tutta. Londra è una città splendida quando hai 20 anni, e resta splendida, ma i bisogni cambiano. Vogliamo sempre tornarci in futuro, abbiamo amici e contatti a cui teniamo e che vogliamo mantenere. Non ce ne siamo andati per non tornare mai più, e abbiamo la fortuna che serva solo un volo
per tornarci. Speriamo che col tempo diventi più semplice».

Quanto ci avete messo a spostarvi a Londra da Prato?
C: «Non è andata così male, abbiamo avuto fortuna perché ci siamo spostati in estate, quando sembrava che le cose migliorassero. Siamo stati fortunati e abbiamo preso un aereo, uno dei voli non cancellati. È stato più difficile tornare a Londra per Natale, perché abbiamo li i parenti, con tutti i certificati e i documenti che servono».

Come funziona con la Brexit?
C: «Non è facile perché servono un sacco di documenti. Romanos però può tornare senza problemi».
R: «Intanto spero mi arrivi il permesso di soggiorno».

La tua arte è cambiata col trasferimento?
R: «No, ma solo qui solo da qualche mese. Quando sono arrivato ho iniziato a guardarmi intorno e a fare qualche schizzo di luoghi e persone, per sentire un po’ la città».

Come rispondi a chi ti dice “no, non so disegnare” quando vedono un figlio bianco?
R: «Credo sia un processo lungo, quello di riuscire a buttare qualcosa su un foglio. Magari è per qualcosa che è successo nel passato, magari è perché pensi che proprio non lo sai fare: ci si deve aprire e provare. Tutti i corsi del Cedar Tree Art Studio sono aperti a partecipanti di qualsiasi livello e sono in inglese».

Avete anche dei progetti futuri?
C: «Vorrei riuscire a portare qui degli artisti di Londra, è il sogno nel cassetto. Poi Romanos dipinge dal vivo, e non è una cosa che fanno in molti, qui. Fra l’altro pensavamo di fare sessioni di ritratto dal vivo, con i modelli, anche se trovare i modelli qui a Prato forse non sarà facile. A Londra non c’è problema: ci sono un sacco di modelli che sono artisti o performer, ci sono persone che disegnano nei pub, addii al
nubilato con sedute di disegno organizzato, succedono un sacco di cose e le persone sono molto aperte nei confronti dell’arte. Riusciremo a farlo però».

Per informazioni sui corsi per bambini e adulti www.romanosmoukarzel.com

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