fiona may

Al Teatro Dante di Campi Bisenzio (piazza Dante 23) arriva il debutto de “La prova contraria”, thriller teatrale firmato dal drammaturgo svizzero Olivier Chiacchiari con protagonista la campionessa olimpica Fiona May. Prodotto da Fondazione Accademia dei Perseveranti per la regia di Andrea Bruno Savelli, “La prova contraria” andrà in scena giovedì 10 novembre alle 21, con replica venerdì 11 sempre alle 21.

Alla seconda prova sul palcoscenico dopo “Maratona di New York”, spettacolo coprodotto dal Teatrodante Carlo Monni e debuttato nel 2018 al Todi Festival in cui l’ex lunghista e triplista portava avanti una sfida non solo attoriale ma anche sportiva, correndo in scena per tutta la durata del testo, Fiona May torna in teatro questa volta come attrice pura, in un percorso iniziato con la fiction RAI “Butta la luna”. «C’è un rapporto solido e di stima reciproca tra Fiona e il Teatrodante – spiega Savelli, che ne è anche il direttore artistico – basato su un percorso che stiamo costruendo insieme».

«La prova contraria è uno di quei testi in cui ti imbatti poche volte, una sorta di puzzle esistenziale che mette a nudo le tematiche irrisolte della nostra società – spiega Savelli – E questo lo fa mantenendo una suspense degna di un giallo, senza che si metta tuttavia in moto nessuna azione violenta». Gli intrusi stanno per arrivare al villaggio: cosa vengono a fare? Da questa domanda si muove l’azione: l’organizzazione della resistenza ma anche dubbi, domande, accuse e illazioni che svelano i rapporti ambigui tra i personaggi. “L’idea registica è semplice e spero efficace – dice Savelli – ho scelto di lavorare sul concetto di trasparenza che finisce per rendere invisibili. Davanti al pubblico ci saranno tre case completamente in plexiglas: tutto ciò che contengono è pubblico, come le nostre vite sempre esposte sui social. Tutti osservano ma nessuno riflette su cosa stia effettivamente guardando, e il meccanismo genera rabbia e incomprensioni. L’obiettivo diventa trovare un colpevole per ciò che sta accadendo, e poco importa se non ci sono prove ma solo voci e dicerie».