Giovanni Truppi
Foto Valentina Ceccatelli

Quello di Giovanni Truppi al Garibaldi non è stato un concerto normale – per quanto la normalità possa mai toccare un artista come Giovanni Truppi. Il suo disco nuovo che uscirà il 28 aprile si chiamerà “Infinite possibilità per esseri finiti”, ed ha pensato bene di portarlo in tour prima ancora che sia uscito. Una cosa del genere, a memoria d’uomo (mia) la fecero solo i Radiohead con Kid A nel 2000, che suonarono quasi per intero spiazzando tutti gli astanti che si aspettavano i pezzi più famosi. Per esplicita dichiarazione, l’intera scaletta del concerto al Garibaldi è composta dalla scaletta integrale del disco a venire.

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Insieme a Giovanni Truppi che si alterna alla chitarra e al pianoforte, un solo altro musicista che vale quanto una band: Marco Buccelli a basso, chitarra, batteria ed elettronica. Completano la scena le Unterwasser, gruppo di teatro visuale che cuce addosso alle nuove canzoni un immaginario visivo fatto di ombre, lucidi e piccoli oggetti. Un concerto in assoluto silenzio, quindi, per assaporarsi il gusto irripetibile del primo ascolto. Il pubblico è praticamente rapito dalle canzoni e dalle luci e ombre della performance visuale (in questo senso, il Garibaldi è un luogo perfetto per uno spettacolo di questo tipo che integra la musica con le immagini). Un assoluto silenzio, a cui ha fatto seguito un boato di assenso al termine di ognuno dei 17 pezzi in scaletta.

Il mondo di Giovanni Truppi è un mondo in continua evoluzione, sia per quanto riguarda le tematiche che gli arrangiamenti. Stavolta alla chitarra e al pianoforte si è aggiunta l’elettronica, la sperimentazione, e nei testi si denota una rinnovata attenzione alla spiritualità e alla socialità. C’è una canzone – che dovrebbe essere Infinite possibilità, ma i titoli non sono stati annunciati nel corso del concerto – che con il suo auspicare il confronto sociale come unica possibile uscita dall’isolamento digitale, al limite anche in una chiesa o in una sezione del PD, è un capolavoro di ironia e di profondità. Anche i pezzi che sono già usciti come singolo (Alcune considerazioni, La felicità, Moondrone) dal vivo hanno qualcosa di più. Non siamo più nella canzone tradizionale, siamo in qualcos’altro. Qualcosa di spiazzante e di rassicurante allo stesso tempo. Anche i tre bis, unica concessione al repertorio di Truppi (Come una cacca secca, Conoscersi in una situazione di difficoltà e Tuo padre, mia madre, Lucia) sono state eseguite in una forma quasi destrutturata, con una batteria che più che un ritmo disegnava dei colori. In perfetta sintonia con quanto è stato eseguito prima. E Giovanni Truppi (coadiuvato nella produzione da Niccolò Contessa dei Cani, e si sente, sia nei testi che nelle musiche) in questo nuovo mondo di infinite possibilità, sia pure per esseri finiti, ci si muove bene.

Senza mezzi termini, la cosa più bella vista finora quest’anno.